nanotecnologie salute e ambiente



Da punto informatico

La nanotecnologia deve essere discussa
I vantaggi di nanotubi e compagni non tarderanno a farsi sentire. Ma ci
sono scienziati che temono che a farsi sentire saranno anche altre cosucce

12/11/03 - News - Roma - L'accademia delle scienze britannica Royal
Society, probabilmente la più autorevole congrega scientifica
d'oltremanica, ha rilasciato un rapporto per avvertire che gli effetti
della nanotecnologia non sono solo e necessariamente positivi. E per
chiedere che si indaghi al più presto e in modo estensivo sulle possibili
conseguenze dello sviluppo di questa ambiziosa e gettonatissima branca
della scienza.
"Gli scienziati e gli ingegneri - scrivono i ricercatori dell'istituto
accademico - ritengono che la nanotecnologia possa portare grandi benefici
ora e in futuro grazie ad applicazioni come migliori filtri per la
potabilizzazione dell'acqua, modi migliori per la somministrazione dei
farmaci e nuove metodologie per curare e riparare organi lesi".
Ma gli stessi esperti che hanno partecipato al workshop con cui si è dato
vita al Rapporto hanno spiegato che "si devono compiere ulteriori
accertamenti per indagare sui rischi potenziali alla salute posti dai
nanotubi e altre nanoparticelle, conseguenze che possono essere
potenzialmente dannose in modi imprevedibili. Ulteriori studi dovrebbero
essere compiuti sul comportamento delle nanoparticelle nell'ambiente".
Le preoccupazioni relative alla nanotecnologia non sono cosa nuova e ne ha
parlato più volte con autorevolezza il cofondatore di Sun Microsystems,
Bill Joy, secondo cui la nanotecnologia, proprio come la genetica e la
robotica, sono potenzialmente un rischio, perché la ricerca può avere
conseguenze eclatanti, positive o devastanti, e viene portata avanti senza
un effettivo controllo.
Tutte preoccupazioni che fin qui non hanno peraltro rallentato la corsa al
nano, tanto che quest'anno il Congresso americano ha stanziato 2,36
miliardi di dollari per sostenere la ricerca nel settore. È d'altra parte
comprensibile l'interesse per lo sviluppo di applicazioni che potrebbero
avere forti implicazioni commerciali e non solo sanitarie, come la
costruzione di celle di combustibile di nuova concezione, o nano-operatori
capaci di spazzare via le sostanze inquinanti o i residui dei processi
industriali per arrivare alla creazione di muscoli artificiali composti da
nanomateriali reattivi alla luce o al suono e via dicendo.
Su questi problemi Ann Dowling, accademica che ha presieduto il workshop,
e gli autori del Rapporto hanno spiegato che occorre stare in guardia
contro le suggestioni di certi scrittori o di certa stampa perché, invece,
è necessario ragionare "sulle implicazioni, sia positive sia negative,
della nanotecnologia".
A loro dire un problema è il fatto, per esempio, che le leggi non prendano
in considerazione la dimensione minima delle particelle, materiali di un
milionesimo di millimetro che potrebbero essere liberati nell'ambiente con
conseguenze tutte da verificare.
Un altro problema, per alcuni "il" problema, sono le grandi corporation
"che stanno diventando sempre meno disponibili a interagire con il
pubblico e persino con gli scienziati per discutere i loro programmi di
ricerca nanotecnologica". È forse questo il rischio più grande,
evidentemente, visti gli interessi enormi che possono celarsi dietro la
realizzazione di nuove applicazioni nella bionanotecnologia,
l'optoelettronica o nella nanoingegneria.
Lo studio (in inglese) è disponibile a questo indirizzo:
http://www.nanotec.org.uk/