un paese senza tasse e senza legge



da ilcorriere.it
domenica 12 ottobre 2003


VIAGGIO IN CALABRIA
C'è un paese senza legge e senza tasse

di GIAN ANTONIO STELLA


ISOLA CAPO RIZZUTO (Crotone) - Anche le tombe sono abusive, quaggiù a Isola
Capo Rizzuto. E chissenefrega delle leggi sanitarie e dei regolamenti di
polizia mortuaria e di tutte le maledette carte. Ce l'hai una famiglia? Ci
tieni al rispetto del paese? Ce l'hai due muratori in gamba? Ti tiri su la
tua cappella. Fine. E vediamo chi ha il coraggio di buttarla giù, in mezzo a
tutte quelle decine di cappelle mortuarie costruite su terreno demaniale
fuori dalla cinta del vecchio cimitero. I vigili? Ciao: gli ultimi tre
assunti, con la fame di lavoro che c'è in Calabria, hanno dato le dimissioni
dopo aver visto l'auto di uno di loro in cenere. I carabinieri? Barricati
nella caserma, che l'altra notte è servita per il tiro al bersaglio di
qualche buontempone mentre i cantieri abusivi lavoravano alacremente.
Nascono in una notte, quaggiù, le ville abusive.
E se il Presidente Operaio si prendesse la briga di venir giù a vedere come
va, in queste notti d'attesa del condono, lungo la strada che da Crotone
porta a Isola, potrebbe vederne tanti di operai al lavoro che gettano in
poche ore le fondamenta o tirano su un tetto o imbastiscono un solaio
erigendo palizzate fitte fitte di tubi Innocenti.
E potrebbe vederne altri «rifinire» le schifezze abusive edificate in questi
anni un po' lungo tutta la costa, devastata da una speculazione sgangherata
e trucida. Come a Le Castella, dove d'estate vivono sette o ottomila persone
ma esistono solo quattro vie negli elenchi della toponomastica. Oppure a Le
Cannella, dove ognuno si è ricavato i propri spazi su misura della propria
prepotenza e c'è chi ha occupato un pezzo di strada per farci la balconata a
mare e chi ha chiuso un viottolo per metterci il gazebo e di vie o di piazze
o di vicoli che abbiano un nome non ce n'è manco uno. Col risultato che
tutte le ingiunzioni o le bollette o gli atti giudiziari tornano indietro
perché «mancando l'indirizzo, dottore, a chi li consegniamo, ah?».
Direte: regolare niente? Ma certo che qualcosa è stato costruito
regolarmente. Ad esempio i casermoni dell'Iacp che stanno quasi nel centro
di Isola. Peccato che, dopo averli costruiti e completati in tutte le
rifiniture, si sono dimenticati di far le graduatorie e di assegnare gli
appartamenti. Risultato: i soliti furbi sono andati a smontarsi le porte e
le finestre e i lavandini e tutto il resto per installarseli nei villini
abusivi. Perché mai uno dovrebbe andare a comprare le cose se sono lì, a
disposizione di tutti? Eppure, vi sembrerà impossibile, la tracotanza
dell'abusivismo è solo uno dei problemi di queste scassatissime rovine di
Magna Grecia che videro brillare gli astri di Pitagora e del medico Alcmeone
e del filosofo Filolao che anticipò di due millenni Copernico intuendo che
la terra non era il centro dell'universo perché ruotava intorno a un fuoco
centrale. Avevano una gran voglia di riscatto, queste povere contrade,
qualche decina di anni fa. Ai tempi delle rivolte contadine, del pianto per
i morti di Melissa, dell'occupazione delle terre del Marchesato di Crotone.
Ma decenni d'amministrazione catastrofica, di sciatteria e protervie della
'ndrangheta hanno spento quel fuoco lasciando solo le macerie di un'egemonia
comunista che ha divorato se stessa nel nulla.
L'ultima giunta rossa è stata spazzata via con marchio d'infamia:
inquinamento mafioso. Nero su bianco nella Gazzetta Ufficiale: «A parte i
rapporti di parentela e di affinità da parte di cinque componenti la giunta
municipale con soggetti vicini alla criminalità organizzata, emerge come
alcuni dipendenti risultino affiliati alla principale cosca locale, mentre
altri, tra cui figura anche il responsabile di un settore strategico del
Comune, abbiano rapporti di parentela e affinità con esponenti mafiosi o
appartenenti a famiglie malavitose».
Quando è arrivato qualche mese fa nel ruolo di commissario Antonio Ruggiero,
un funzionario di lungo corso che ha visto di tutto, dalle bombe in Alto
Adige allo sbarco di clandestini a Brindisi dove faceva il questore, ha
trovato l'inimmaginabile: un tasso di omicidi (7 in 18 mesi) 31 volte più
alto di quello italiano, un territorio dominato dalla cosca degli Arena, una
popolazione intimorita e rassegnata, una classe politica dai rapporti
ambigui piena di fratelli e padri e cognati e cugini e compari inquisiti o
condannati o morti ammazzati e insomma una pubblica amministrazione dedita a
tutto meno che ad amministrare correttamente il bene pubblico.
Poche cifre dicono tutto: dichiarato il dissesto nel 1990 con 15 miliardi
(di allora) di debiti, il Comune è oggi in bancarotta: venti miliardi di
vecchie lire di buco. Un crac da spavento senza che mai i revisori si siano
accorti che tutti i bilanci erano virtuali e basati, testuale, su «cifre da
sogno». Le case abusive tirate su negli ultimi trent'anni sono l'80% del
totale e alla faccia dell'area marina protetta (e del comandante dei vigili
urbani, per pura coincidenza fratello del responsabile dell'urbanistica) non
ne è stata abbattuta una neppure tra le 800 colpite da ordinanza di
demolizione. L'Ici è pagata per meno del 60%. Il 30% dei dipendenti comunali
risulta avere precedenti penali o come minimo è stato coinvolto in qualche
inchiesta.
Quanto alle altre entrate, il 93% della popolazione non paga la tassa sui
rifiuti, il 97% non paga l'acqua, il 100% non ha mai pagato le imposte sulle
insegne o sull'occupazione di suolo pubblico perché il municipio non aveva
mai trovato il tempo di fissare i regolamenti. Non bastasse, appena il
Comune ha cercato di far pagare per l'acqua un minimo forfait, molti sono
andati dal giudice di pace che ha dato ragione a loro e torto al Comune:
colpa sua se non ha mai messo i contatori.
In questo contesto, così scellerato da portare allo spreco di quella che
potrebbe essere la grande ricchezza del paese, cioè il turismo, il governo
dell'Ulivo ha fatto piovere cinque anni fa un acquazzone di denaro
assistenziale grazie alla sperimentazione del reddito minimo di inserimento.
Una legge forse bella e ingenua e generosa, ma che a Isola Capo Rizzuto si è
rivelata devastante e criminogena. Basti dire che, su 4500 famiglie, gli
«assegni di povertà» da 400 a 600 euro assegnati sono stati 1800: quasi uno
ogni due nuclei familiari. Un'enormità.
Tanto è vero che, appena la commissione inviata dal governo ci ha messo il
naso, sono saltati fuori fratelli e sorelle e cugini di assessori e
consiglieri e impiegati comunali, mogli di proprietari di campeggi,
artigiani senza partita Iva ma dai laboratori bene avviati... I furboni
finiti sotto inchiesta per truffa sono ottocento: 800 su 1.800.
E insieme con loro sono finiti nel mirino gli amministratori e i funzionari
comunali: a parte la distribuzione indecente delle prebende a parenti e
amici, sono infatti spariti nel nulla 4.398.169 euro. Oltre otto miliardi
delle vecchie lire. Forse se li è fregati qualcuno, forse sono stati spesi
per tappare questa o quella voragine nei conti. Certo è che per mettere
ordine Antonio Ruggiero ha annullato tutti gli «assegni di povertà» dato che
non c'era più un euro, ha spostato tutti i capi-ufficio compresi quelli
«raccomandati» da chi comanda in paese, ha ridotto l'organico da 109 a 54
impiegati. Un lavoro duro. Rischioso. Condotto in solitudine. Con la sola
certezza di avere dalla sua parte migliaia di persone perbene che a Isola
aspettavano da anni una svolta e che ora cominciano a sperare nel ripristino
della presenza dello Stato. Per un rilancio finanziario, turistico, morale.
Che la faccia finita con l'«omertà da sopravvivenza». Sapete quanto ha
ricavato il Comune dagli 850 ettari di terreno seminativo occupato da 611
inquilini abusivi e morosi? La miseria di 4.500 euro: cinque euro e 29
centesimi per ettaro. Mentre i vigili non avevano neanche i soldi per il
bollo delle macchine...

Gian Antonio Stella