condannata enichem a priolo - E DUE !! -



da lasicilia.it
ottobre 2003




Ambiente, un risarcimento per Gela

ROMA - «Hanno diritto ad un risarcimento i cittadini di Gela che hanno
subito le conseguenze dell' inquinamento provocato dall'Enichem della
cittadina a causa della violazione delle norme sullo smaltimento dei rifiuti
pericolosi». E' quanto afferma Giuseppe Giliberti, presidente
dell'associazione ambientalista Italia Nostra Sicilia che al processo contro
l'azienda petrolchimica si era costituita parte civile.

«ll Tribunale, infatti oltre a condannare due direttori dell' Enichem a tre
mesi di arresto ed alla multa di 25.000 euro ciascuno per la violazione
delle norme sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi, ha anche disposto il
risarcimento delle parti civili, fra le quali appunto Italia Nostra. Ciò , a
parere del presidente di Italia Nostra Sicilia, apre la strada alla
possibile richiesta di risarcimenti individuali da parte di singoli
cittadini che possano provare il nesso di causalità fra la violazione già
accertata e i danni subiti».

Giliberti, che ha espresso soddisfazione per la sentenza del tribunale,
sottolinea che «resta tuttavia la preoccupazione determinata dalla condotta
seguita da Enichem che, smaltendo reflui gassosi e liquidi in modo illegale,
lascia intravedere un cinico disinteresse nei confronti dell' incolumità dei
cittadini». Dal presidente di Italia Nostra viene ricordato anche «il caso
di Enichem Priolo, dove all' inizio dell'anno sono stati tratti in arresto
sette fra direttori e tecnici dello stabilimento per una vicenda legata allo
smaltimento dei residui di mercurio dell'impianto Cloro-soda. La sentenza di
ieri (fatta salva una attenta lettura del dispositivo non appena
disponibile) è comunque di notevole rilievo in quanto ha ritenuto provata la
circostanza denunciata che, cioé, si procedeva alla distruzione di sostanze
nocive a mezzo combustione in contrasto con la normativa sullo smaltimento
dei rifiuti».

Per Legambiente «i cittadini di quell'area hanno comunque perso perchè hanno
pagato negli anni i mancati controlli e la mancata vigilanza da parte degli
organi preposti». «In questi giorni - affermano gli ambientalisti - il caso
Partinico sta tornando alla ribalta della cronaca. Non vorremo che tra dieci
anni per sapere la verità dobbiamo attendere una sentenza. Anche qui è grave
il rischio per la salute pubblica e l'incolumità dei cittadini, stando ai
rilievi effettuati dalla Provincia di Palermo».

Legambiente ricorda che «è obbligo dell'assessorato regionale al Territorio
vigilare e spetta all' Arpa operare i controlli. Aree significatamene
sensibili quali Porto Empedocle e la provincia di Siracusa e in ogni sito
dove ci sono emissioni derivanti da attività industriali necessitano di un
sistema di controllo e monitoraggi continui». Legambiente chiede che si
avviino le procedure atte a salvaguardare l' incolumità delle comunità a
rischio.