acque minerali diffidate



dal restodelcarlino.it

martedi17 giugno 2003



Acque minerali fuorilegge: scattano le diffide


TORINO - Un bel bicchiere corretto con cloroformio o benzina. C'è chi sta
combattendo il caldo così e non lo sa. C'è chi non sa di rinfrescarsi a
sorsate di pesticidi, bifenil policlorurati, agenti tensioattivi. Dicono
bevi, almeno un litro e mezzo al giorno. E noi beviamo, ce le beviamo tutte.
Quella che toglie dieci anni, quella che ti fa diventare miss, quella che ti
porta sulle montagne. Obbedienti teniamo la bottiglietta di plastica nel
cruscotto o dentro la borsa come le modelle. E vorremmo che il ministro
della salute ci dicesse bravi, così si fa, altro che condizionatore.
Il ministro Sirchia invece cosa si inventa? Manda una diffida alle aziende
proprietarie di 86 marche di acque minerali (nei negozi italiani se ne
trovano 400) perché entro 60 giorni garantiscano la trasparenza del loro
prodotto. Qualità evidentemente non così ovvia se dai controlli eseguiti
dall'Istituto superiore di sanità risulta che solo 12 su 98 sono in regola
con i parametri previsti per le «sostanze indesiderabili» da un decreto del
maggio 2001.
Di queste, 27 hanno ricevuto il riconoscimento dal ministero dopo il 2001
(anno dell'entrata in vigore di un decreto che stabilisce i nuovi parametri
di valutazione per i test chimici) nonostante i valori non fossero conformi.
Dunque le aziende hanno sessanta giorni per fare pervenire certificazioni
con analisi aderenti alla normativa. Se non lo fanno, o se le analisi non
saranno convincenti, è prevista la sospensione del riconoscimento di acqua
minerale e, di conseguenza, l'autorizzazione della messa in commercio. La
pulce nell'orecchio al ministro l'ha messa nei mesi scorsi il procuratore
aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, non nuovo alla crociate per la
salute pubblica. Lo aveva sorpreso la segnalazione della presenza di
cloroformio in una marca notissima da anni sulla cresta dell'onda. Il dato
parziale delle indagini sulle aziende di tutta Italia è andato al di là
delle previsioni più fosche e si è tirato dietro una serie di lettere in cui
il pm illustrava i rischi e pretendeva di sapere quali misure Sirchia avesse
intenzione di adottare per scongiurarli. La risposta non si è fatta
attendere e sorprende con la bottiglia a mezz'aria un popolo stremato dalla
calura. Sostanze indesiderabili. Il campionario emerso dalle marche passate
al setaccio più che da una fonte di montagna sembra uscire da un'azienda
chimica. Ma la 'glasnost' scarseggia anche nelle metodologie seguite per le
analisi, dall'Alto Adige alla Puglia, dal Piemonte al Molise.
Selenio e mercurio
L'Istituto superiore di sanità ha accertato che in alcuni casi non è stato
utilizzato lo 'standard method' previsto dalla normativa del 2001, in altri
che non sono stati cercati tutti i parametri, ad esempio la presenza di
elementi come selenio e mercurio. L'aspetto più grave riguarda ovviamente le
sostanze indesiderabili e su questo punto i dubbi si sprecano. Perché quelle
acque sono state ugualmente messe in commercio? E se all'origine della
contaminazione ci fosse l'inquinamento delle falde acquifere, come
confermerebbe la vicinanza dei pozzi ad autorimesse o campi coltivati
cosparsi di pesticidi? Due mesi. Dopo i primi sconcertanti risultati la
parola d'ordine adesso è cercare di fare chiarezza in un mercato in piena
crescita.
La diffida del ministero non soddisfa l'Intesa dei consumatori. Codacons,
Adusbef, Federconsumatori e Adoc «chiedono un provvedimento più severo
attraverso il quale disporre il sequestro dagli scaffali delle 86 acque
minerali diffidate. Non solo. Per l'Intesa è necessario rendere pubblici i
nomi di queste marche perchè il consumatore, al momento dell'acquisto,
sappia quali rispettano le disposizioni di legge e quali invece sono state
diffidate dal Ministero della Salute».

di Viviana Ponchia