c'e' una stoppani anche al sud



 da liberazione.it 
di domenica 9 giugno 2003
 
 
Storia di Orazio Galasso, Rsu Cgil alla Stoppani Sud di Caserta, reintegrato dal giudice
«Quei materiali sono pericolosi». E l'azienda lo licenzia
Caserta nostro servizio
Licenziato senza giusta causa e reintegrato nel posto di lavoro grazie all'articolo 18. La storia di Orazio Galasso, 56 anni, rappresentante della Rsu Cgil, è ormai il simbolo della lotta casertana per il si al referendum del 15 e 16 giugno prossimi. La sua vicenda racconta nel modo più chiaro ed efficace possibile a cosa serve la tutela dell'articolo 18. Non a caso Galasso è divenuto quasi automaticamente il portavoce del comitato provinciale per il "si" al referendum.

Una storia, quella di Orazio, che comincia nell'ottobre dello scorso anno, nei locali dell'impianto Stoppani Sud, nella Marcianise industriale del sud casertano. Galasso informa il capo dello stabilimento che nel piazzale antistante l'impianto esistono tremila pedane e piccole quantità di Salcromo M33 e lo invita a rimuoverle e a posizionarle al coperto per la sicurezza degli operai e della comunità cittadina. Dopo una settimana, il 22 ottobre, gli uomini dell'arma dei Carabinieri effettuano un blitz che porta al sequestro proprio di quel materiale. Galasso è chiamato dai carabinieri per fornire spiegazioni. Il 5 febbraio scorso gli viene improvvisamente notificata la lettera di licenziamento nella quale l'azienda annuncia di valutare in seguito eventuali azioni per i danni economici subiti.

Una decisione che ovviamente fa rumore e mobilita ben presto le coscienze dei partiti politici e delle istituzioni. Il consiglio comunale di Marcianise approva a maggioranza un documento di solidarietà al lavoratore licenziato per aver esercitato il suo diritto alla parola mentre il comitato per il "si" fa subito di Orazio il suo vessillo. Il 3 marzo il lavoratore deposita ricorso ex articolo 700 cpc: chiede il reintegro nel posto di lavoro deducendo, tra l'altro, la mancanza di immediatezza della contestazione degli addebiti, e rivendica il carattere non diffamatorio delle dichiarazioni rilasciate all'Arma. Sul fronte opposto la ditta gli contesta, invece, il venir meno del rapporto di fiducia «tra lavoratore ed organizzazione aziendale» e denuncia il «grave danno all'immagine subito». Le frasi contestate ad Orazio? «La ditta Stoppani si occupa di riciclare materiale di rifiuto salcromo e possono esserci problemi di salute per la rottura dei sacchetti contenenti tale materiale di rifiuto del processo produttivo». Il giudice ha dato però ragione a Galasso. «Non sembra ravvisarsi un criterio di proporzionalità - recita la sentenza - tra affermazioni non oggettivamente diffamatorie (in quanto non rese ad organi di stampa ma a carabinieri in corso di indagini) e di contenuto non ben chiarito, e l'asserito danno all'immagine e l'irrogazione di una sanzione così grave». Orazio Galasso, ha stabilito il giudice del lavoro, deve essere reintegrato nel suo posto di lavoro.

«La prima battaglia è vinta e, grazie alla tutela garantita dall'art. 18, ci sono buoni motivi per credere che anche in sede definitiva venga confermata l'illegittimità del licenziamento», ha commentato Enrico Milani nella duplice veste di avvocato che lo ha difeso e di segretario provinciale di Rifondazione Comunista. «Il lavoratore Orazio Galasso - ha aggiunto - è stato vittima di un licenziamento assurdo e fuori da ogni logica; unica sua colpa quella "aver osato" esprimere la propria preoccupazione ai Carabinieri della stazione di Marcianise, che in quel giorno si trovavano all'interno della Stoppani Sud, per accertamenti sulla presenza di materiali potenzialmente inquinanti se lasciati, come in quel caso, all'aperto. Crediamo fermamente che questa battaglia per l'estensione dell'art. 18, oggi più che mai, debba continuamente ricordare a tutti che la democrazia non può fermarsi fuori dalle fabbriche, perché i diritti non possono prescindere da nessun numero arbitrariamente individuato». Anche il responsabile provinciale lavoro di Rifondazione, Renato Delle Femmine ha salutato con soddisfazione il reintegro di Orazio: «Grazie a questo risultato oggi l'articolo 18 diventa una scelta di civiltà e di forte indicazione nel mondo del lavoro verso chi pensa che la precarizzazione rappresenti un segno di giustizia e di civiltà. Il risultato è oltremodo contro corrente rispetto all'imbarbarimento di questo Governo».

Antonella Palermo