ex municipalizzate , utillities : la meta dell'efficenza



dal corriere.it

13 maggio 2003

Il momento di svolta delle «public utilities»

LA META DELL'EFFICIENZA

di ALDO BONOMI

C'erano una volta la Centrale del Latte, il Mercato comunale con i prezzi
calmierati, il ricovero comunale per anziani, le farmacie comunali e gli
asili e le scuole comunali. Erano le municipalizzate come lo erano quelle
dei trasporti dell'acqua e dell'energia elettrica che, più che sul terreno
sociale, agivano di concerto con le imprese insediate nei poli industriali
delle città e delle metropoli e che davano il «la» all'uso delle risorse
strategiche e ai flussi degli spostamenti. Adesso si chiamano anche loro all
'inglese public utilities e si occupano di produrre reti di servizi. Le
municipalizzate avevano come riferimento i cittadini, le public utilities si
rivolgono con i loro servizi agli utenti-clienti. Se prima, direi sino a
venti anni fa, era centrale la loro utilità sociale, oggi è fondamentale la
loro capacità di muoversi nel mercato dei servizi, il cosiddetto global
service , trattando e vendendo beni scarsi che non sono più solo latte,
generi alimentari, cura degli anziani e dei bambini, ma il tempo di
spostamento nella dimensione urbana, l'acqua, che già molti chiamano il
petrolio bianco, l'energia e la merce che tutti vorremmo più scarsa, e non
nel nostro giardino: i rifiuti. Alcune di queste aziende di pubblica
utilità, avendo come patrimonio tanti utenti-clienti, si sono avventurate
anche nel mercato della new economy basato sull'informazione chiudendo così
il cerchio dei fabbisogni essenziali dell'uomo moderno: il movimento veloce,
il vivere in un ambiente «mantenuto» e il comunicare. Si potrebbe dire che
le municipalizzate di un tempo evolvendosi nella forma moderna di aziende
che producono beni di pubblica utilità, sono diventate imprese strategiche
che danno il «la» alla qualità della vita dei nostri comuni piccoli e medi e
delle nostre metropoli.
Anche perché in tempi di globalizzazione, ove si compete tra sistemi
territoriali, la qualità e l'efficienza di queste imprese determina la
capacità di competere di un territorio. Il traffico, lo smaltimento dei
rifiuti, l'acqua e l'energia disponibile e il suo costo, sono tutti
indicatori delle tabelle che segnano la feroce competizione tra città e aree
metropolitane, importanti ormai per attrarre investimenti quanto le Fiere,
la Borsa e la finanza, le famose reti lunghe della globalizzazione. Lo sanno
bene i sindaci dei comuni che per affrontare la sfida hanno fatto nascere
consorzi intercomunali di aziende dei servizi, o quelli delle città medie
italiane che stanno fondendo le loro municipalizzate per raggiungere la
massa critica che permetta di vendere servizi di pubblica utilità sul
mercato internazionale o i sindaci delle grandi città, la cui rielezione
spesso dipende dall'efficienza di queste imprese nel produrre servizi
metropolitani. Assistiamo a una modernizzazione accelerata di queste
strutture ormai dirette da manager e spesso quotate in Borsa, tanto forti
ormai da celebrare le loro Fiere, come segmento rilevante dell'apparato
produttivo del sistema-Paese.
La modernizzazione di sistema non è certo un fatto compiuto. Quelle appena
descritte sono tendenze dentro un quadro-Paese in cui eccellenza e
mediocrità delle aziende di pubblica utilità sono leggibili come a macchie
di leopardo con forti squilibri territoriali tra Nord, Centro e Sud. Basti
pensare al problema acqua nel Mezzogiorno e alle continue emergenze rifiuti
che ogni tanto producono conflitti territoriali di resistenza. Queste
aziende nella loro strategia espansiva incontrano alcune grande questioni
sociali che spesso, diventando scontro aspro attorno al tema della
privatizzazione dei servizi di pubblica utilità, hanno prodotto referendum
locali. I cittadini molto spesso non amano essere considerati
utenti-clienti. Come utenti vogliono il massimo di efficienza e come clienti
il massimo di gratuità e le municipalizzate diventate aziende devono
convincere l'utente e fare utili fornendo il servizio. Per molti, infatti,
il pagare la mobilità, l'acqua, l'ambiente, il comunicare è un po' come
sottostare ad una moderna tassa sul macinato.