eolico: chi semina vento?



da lanuovaecologia.it 10 maggio 2003

Sabato 10 Maggio 2003

EOLICO|Il ricorso agli aerogeneratori per ridurre la dipendenza dal petrolio

Chi semina vento

AerogeneratoriTra pastoie burocratiche e concorsi di progettazione, tra
operatori che s'impegnano e polemiche sull'impatto. Con l'Europa sempre più
a gonfie vele e l'Italia che arranca.
Guida ragionata per saperne di più sul pianeta dell'eolico



RINNOVABILI|Nel nostro paese il trend era positivo ma...

Italia a rischio bonaccia


Pale eoliche in azioneLentezze amministrative, problemi legati alla
connessione alla rete, impatto paesaggistico hanno costituito delle barriere
all'ulteriore diffusione degli impianti eolici


di Luca Benedetti

Il 25% del fabbisogno elettrico soddisfatto con fonti rinnovabili. È questo
l'obiettivo che la Direttiva europea 2001/77/Ce ha assegnato all'Italia per
il 2010. Un traguardo superiore a quello, già ambizioso, del 20% individuato
nel Libro Bianco italiano sulle fonti rinnovabili del 1999.
Per soddisfare le richieste

Un aerogeneratore
della Direttiva europea sarà dunque necessario un grande sforzo. Le
soluzioni che dovrebbero contribuire maggiormente sono l'eolico e le
biomasse. E la tecnologia eolica sembra quella su cui possono concentrarsi
le maggiori speranze di incremento a breve termine.

In Italia negli ultimi anni si è assistito a un trend molto positivo: il
tasso di crescita nel 2001 è stato del 63%, passando dai 418 MW del 2000 ai
682 MW del 2001 (il contributo dell'eolico al fabbisogno elettrico nazionale
è stato comunque solo dello 0,4%).
I 2.500 MW previsti dal Libro bianco italiano per il 2010 sembrerebbero,
dunque, del tutto realistici per il raggiungimento degli scopi della
Direttiva europea e anzi sembra possibile ipotizzare un obiettivo più
ambizioso: 4.000 MW al 2010.

Tuttavia il 2002 è stato un anno tutt'altro che roseo. La lentezza delle
procedure amministrative, i problemi legati alla connessione alla rete,
l'impatto paesaggistico, l'accettabilità locale e la scarsa informazione a
livello nazionale hanno costituito delle barriere all'ulteriore diffusione
degli impianti eolici nel nostro paese. Il risultato è stato che nel 2002,
da gennaio a fine settembre, sono stati installati solo 73 MW, portando così
la potenza istallata eolica complessiva a 755 MW.

La diffusione delle centrali eoliche ha innescato aspre polemiche nel
Belpaese. Chi si oppone a un ulteriore sviluppo di questi impianti nel
territorio italiano parte da giuste preoccupazioni, ma giunge, a volte, a
posizioni estreme, estranee a una cultura veramente ambientalista.
È troppo comodo dichiararsi impegnati contro l'effetto serra, dirsi
favorevoli all'uso delle energie rinnovabili, ma escludere a priori gli
impianti eolici da tutte le aree protette, da tutte le zone sottoposte a
vincolo, da tutti i siti Sic (Siti di importanza comunitaria) e Zps (Zone di
protezione speciale) e addirittura da tutte le zone adiacenti: non rimane
molto del territorio italiano!

L'impatto ambientale di un impianto eolico presenta dei problemi che vanno
affrontati al momento della scelta del sito e della definizione del
progetto. L'impatto visivo e paesaggistico dipende strettamente dalla zona
di istallazione e dalla vicinanza a siti di larga fruizione. Probabilmente è
impossibile redigere delle linee guida in cui fornire indicazioni su
distanze, forme e colori da considerare. E va sottolineato che i margini di
azione sul progetto per ridurre l'impatto visivo non sono molti: nasconderlo
è impossibile.

L'impostazione alternativa è quella di cercare di coinvolgere e stimolare il
mondo dei paesaggisti, dell'architettura e del design italiano, per
realizzare impianti che sappiano interagire con il territorio e la sua
storia, leggerne attentamente i segni e aggiungerne altri valorizzandolo,
innovandolo ma rispettandolo.


EOLICO|Un settore in crescita continua negli ultimi vent'anni

Il Vecchio continente si rinnova

AerogeneratoreCirca 21.000 Megawatt istallati in Europa. In Danimarca
l'obiettivo è quello di coprire il 40-50% dei consumi elettrici entro il
2030


Negli ultimi venti anni la potenza degli impianti eolici collegati alla rete
elettrica da virtualmente nulla è cresciuta fino a quasi 30.000 MW a fine
2002, dei quali circa 21.000 istallati in Europa. Alcuni osservatori
ritengono che, entro il 2010, la potenza istallata nel mondo possa crescere
fino a circa 100.000 MW.

La Danimarca, per esempio, persegue l'ambizioso obiettivo di coprire con
l'eolico il 40-50% dei consumi elettrici entro il 2030, facendo decisamente
uscire le rinnovabili dalla loro cosiddetta «nicchia» e dimostrando che è
possibile, in opportune condizioni e con idonee soluzioni
tecnico-gestionali, realizzare un'alta penetrazione di elettricità da fonti
aleatorie.

Per una tabella sulla potenza eolica installata in Europa, visitare la
pagina www.anemon.it/sviluppoeuropa.htm. Per saperne di più:
enelgreenpower.enel.it/it/energia/eolico.html

di Luca Benedetti

IMPATTO|Stop della Regione alle fattorie eoliche

La Marche bocciano quattro impianti

Eolico 4Non passano l'esame della valutazione d'impatto ambientale le
centrali che dovevano essere istallate nei territori di nove comuni
marchigiani. Alcune aree interessate sono fondamentali per la conservazione
di specie animali d'interesse comunitario

Il giorno 28 aprile, durante una riunione per la Valutazione di impatto
ambientale (Via), la Regione Marche ha bocciato l'istallazione di quattro
impinati eolici che sarebbero ricaduti nel territorio montano dei comuni di
Serravalle del Chienti, Montecavallo, Visso, Pievetorina, Fiordimonte,
Pievebovigliana, Camerino, Serrapetrona e Caldarola.
La motivazione è che: «I progetti sono in evidente contrasto con il Piano
paesistico ambientale regionale e perciò non possono avere un parere
positivo». Così facendo la Regione Marche ha affermato, ancora una volta, il
valore centrale che ha il paesaggio nella pianificazione del suo territorio.

In questa decisione la Regione è stata appoggiata dalla Provincia di
Macerata, dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio, da
alcuni comuni e dal Parco nazionale dei Monti Sibillini.
«Le sommità di numerosi rilievi montuosi tra i più incontaminati e delicati
dell'alto maceratese, alcuni dei quali al confine con il Parco nazionale dei
Monti Sibillini - ha dichiarato Carlo Albero Graziani, presidente del
Parco - sono per ora salve, ma occorre sottolineare che se si vuole
un'effettiva valutazione d'impatto ambientale di progetti così critici come
quelli delle centrali eoliche è necessario che la Regione provveda a dotarsi
di un'apposita pianificazione, oggi inesistente, e soprattutto a chiarire
chi e come deve intervenire nella valutazione. Si deve tener presente -
continua - che alcuni territori interessati sono fondamentali per la
conservazione di specie animali d'interesse comunitario, come l'aquila
reale, che nidificano all'interno del Parco».

Resta certamente il problema delle aspettative di alcuni Comuni che
speravano di ottenere dei soldi dalla realizzazione degli impianti.
Aggiunge, in proposito, il presidente del Parco: «Tutti ci rendiamo conto
dei problemi finanziari che assillano i Comuni, e non solo loro. Ma quello
che oggi serve al territorio è realizzare un modello di sviluppo legato al
turismo sostenibile: questa è la strada che abbiamo imboccato con le
Comunità montane e i Comuni nell'ambito del nuovo Sistema turistico locale
che ha sposato questa filosofia».

di Margherita Scaramella

INTERVISTA|A colloquio con Oreste Vigorito, rappresentante della Ivpc

«Regole certe e meno burocrazia»

AerogeneratoriLa Italian vento power corporation in pochi anni ha realizzato
impianti che sfruttano l'energia eolica. Nel 2002 l'azienda ha installato
224 turbine per 145,5 MW

di Emanuele Scoppola

La Ivpc, Italian Vento Power Corporation, nata nel 1993, è l'azienda leader
del settore. In pochi anni ha realizzato fattorie eoliche per 170 MW. E
sulla base dell'esperienza acquisita gli stessi operatori, nel 1996, hanno
danno vita alla Ivpc 4. I primi cantieri per la realizzazione di impianti di
aerogenerazione Ivpc 4 sono partiti a marzo 2000, in provincia di Avellino,
per proseguire a un ritmo eccellente. Alla fine dello stesso 2000, l'impresa
aveva installato 127 turbine per una produzione complessiva di 84,24 MW.
L'anno successivo è andata ancora meglio. Ma nel 2002 la crociata contro i
mulini a vento condotta dal Comitato nazionale per il paesaggio ha portato
al blocco dello sviluppo di molti altri impianti, arrestando lo slancio
dell'azienda.

All'avvocato Oreste Vigorito, amministratore delegato, abbiamo chiesto quali
sono gli accorgimenti adottati dall'azienda per minimizzare l'impatto degli
impianti eolici sul paesaggio. «La nostra azienda segue tutti i criteri di
minimizzazione possibili in fase di progettazione e realizzazione delle
opere come: l'interramento dei cavi, l'utilizzo di materiali locali per le
stradine di accesso, la colorazione delle pale e dei tralicci fra il bianco
e il grigio, la mimetizzazione delle cabine. Inoltre la Ivpc, quale socia di
Anev (l'Associazione nazionale energia dal vento, che proprio con
Legambiente ha sottoscritto un protocollo di intesa) segue i criteri
concordati e ritenuti più opportuni per l'inserimento degli impianti eolici
nel paesaggio italiano»

Alcuni architetti pensano che le torri tubolari rappresentino una soluzione
migliore, dal punto di vista estetico. Ivpc continuerà a utilizzare
esclusivamente tralicci per i propri impianti?
Fino a oggi abbiamo utilizzato il traliccio perché riteniamo che abbia un
impatto visivo minore, in quanto non nasconde il paesaggio retrostante.
Comunque non escludiamo l'uso di torri tubolari, qualora fossero
esplicitamente richieste o si dimostrassero più adatte a particolari
condizioni ambientali del luogo.

Quali sono le misure adottate per coinvolgere le comunità che vivono nelle
aree degli impianti di aerogenerazione?
Le amministrazioni locali ricevono l'1,5% del fatturato complessivo degli
impianti che si creano sui loro territori, mentre i proprietari dei terreni
interessati, sia dagli aerogeneratori che dal passaggio dei cavi, ricevono
un canone annuo rivalutabile. A questi profitti, tutt'altro che irrilevanti,
bisogna aggiungere iniziative di vario genere che vanno dal restauro di
opere del patrimonio architettonico e artistico locale alla realizzazione di
strutture utili per la comunità.
Infine, per tutti i lavori relativi alla realizzazione degli impianti
vengono coinvolte le imprese locali, mentre i tecnici che presiedono alla
manutenzione e assistenza degli impianti sono residenti nei comuni
interessati.

Quale può essere la soluzione dello "stallo" che ha colpito il settore
dell'eolico?
Credo che il settore dell'eolico possa riprendere il suo straordinario
sviluppo, che in molti altri paesi d'Europa e del mondo non ha subìto alcuna
frenata, soltanto attraverso regole chiare, con uno snellimento burocratico
e, al tempo stesso, con principi certi e uniformi, per quanto riguarda la
Valutazione di impatto ambientale. Queste regole si potranno avere solo con
una decisa volontà politica, che potrebbe esprimersi in una legge che regoli
tutti i problemi legati al settore.

Per saperne di più, il sito della Italian vento power corporation si trova
alla pagina www.ivpc.com

BELPAESE|Un eolico compatibile con l'estetica e la sicurezza del territorio

Paesaggi del vento

AerogeneratoreNel luglio del 2001 è stato bandito un concorso con
l'obiettivo di realizzare progetti per due impianti a basso impatto
paesaggistico. Uno a Cinisi, in provincia di Palermo, e l'altro a
Pescopagano, in provincia di Potenza

Nel luglio 2001 Legambiente, Enel Green Power - la società dell'Enel per le
energie rinnovabili - e il ministero dell'Ambiente hanno bandito il concorso
internazionale di idee "Paesaggi del vento".
L'obiettivo era quello di coinvolgere il mondo dell'architettura per
affrontare una delle sfide più difficili e affascinanti data la qualità del
paesaggio italiano: realizzare progetti per due impianti eolici a basso
impatto paesaggistico, uno a Cinisi in provincia di Palermo e l'altro a
Pescopagano in provincia di Potenza. Il successo è stato straordinario. I
progetti che sono stati inviati e hanno partecipato al concorso sono
risultati interessanti, dimostrando come si può ribaltare il classico punto
di vista secondo cui le fattorie del vento deturpano il paesaggio, facendo
di un impianto eolico un elemento di pregio di un territorio.

A una visione apocalittica come quella prospettata dal Comitato nazionale
del paesaggio se ne può dunque contrapporre un'altra, che capovolge
completamente l'ottica senza voler essere blasfema: «Gli aerogeneratori
saranno visibili da lontano nelle diverse luci della giornata, come le
colonne di un tempio greco in rovina, come un filare di cipressi che
ritagliano il cielo con il loro profilo scuro» spiega, ad esempio, il
progetto vincitore per l'area di Cinisi.

Per citare, infine, una voce autorevole, è opportuno ricordare la
dichiarazione fatta in Senato da Giulio Carlo Argan nel corso del dibattito
sulla legge 431/85 sui piani paesistici e le aree di rispetto: «La
cosiddetta bellezza della natura è in realtà il prodotto dell'intelligenza,
del pensiero e del lavoro umano».

PAESAGGIO|Le opinioni dei movimenti ecologisti italiani

Pale pulite

Un aerogeneratore C'è chi sostiene che l'impatto estetico sia troppo
pesante. Ma Wwf, Greenpeace e Legambiente concordano: «Questa fonte va
sostenuta rispettando il paesaggio»

di Emanuele Scoppola

«Fra le rinnovabili l'eolico è una fonte particolarmente promettente. Ma
autorevoli voci dell'ambientalismo si oppongono allo sviluppo di questa
soluzione sostenendo che l'impatto sul paesaggio sia troppo pesante». Sono
parole del ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, pronunciate lo scorso
ottobre in occasione della
presentazione del Piano d'azione nazionale per la riduzione dei gas serra.
In effetti il Comitato nazionale del paesaggio, costituito a Roma sul finire
del 2001, con l'appoggio di molte sezioni di Italia Nostra, ha aperto su
tutto il territorio nazionale una vertenza contro le centrali eoliche
esistenti, in allestimento o soltanto annunciate.
Eppure non sono soltanto gli ambientalisti a criticare gli aerogeneratori:
lo stesso ministro Matteoli li ha pubblicamente definiti «un obbrobrio»,
mentre il ministro Urbani ne ha criticato l'efficacia arrivando a mettere in
dubbio l'obbligo di produrre almeno il 2% dell'elettricità da fonti
rinnovabili.
Nonostante questo, alcune delle più importanti associazioni ambientaliste si
sono dichiarate tutt'altro che contrarie allo sviluppo dell'eolico.

LA POSIZIONE DEL WWF...
«Per riportare su un binario compatibile con l'emergenza climatica un
mercato in cui il processo di liberalizzazione rischia di favorire un
utilizzo massiccio del carbone e un ritorno al nucleare - spiega il
responsabile dell'unità Energia-clima-rifiuti del Wwf Italia, Andrea
Masullo - è necessario sviluppare oggi
gli impianti eolici, l'unica fonte rinnovabile attualmente in grado di
competere in questo discutibile processo di liberalizzazione che esclude dai
suoi calcoli i problemi ambientali».

... E QUELLA DI GREENPEACE
Una posizione condivisa da Fabrizio Fabbri, direttore scientifico di
Greenpeace Italia, che dichiara: «Evidentemente per gli impianti di
aerogenerazione, come per molte opere di altro genere, esistono casi di
interventi progettati male o utilizzati poco e poi abbandonati. Questo non
toglie che lo sviluppo dell'eolico è cruciale per la conversione verso un
modello energetico sostenibile».
Per quanto riguarda la necessità di posizionare le fattorie del vento in
luoghi spesso sensibili come i crinali montuosi Fabbri aggiunge: «Quando si
ha a che fare con la complessità degli ecosistemi la legge "occhio non vede
cuore non duole" è particolarmente assurda. Per non vedere le pale che
girano sopra gli alberi di un bosco si condanna quel bosco, e tutto il
territorio, alle piogge acide, agli eventi climatici estremi, all'invasione
di parassiti esotici e alle altre disastrose conseguenze ecologiche
dell'utilizzo dei combustibili
fossili».

COSA NE PENSA LEGAMBIENTE
Legambiente si è impegnata con varie iniziative a favore dell'eolico ben
ponderato, come nel caso del concorso Paesaggi del vento o con il Protocollo
per la promozione dell'eolico in Italia, sottoscritto lo scorso dicembre con
l'Associazione nazionale energia dal vento (Anev).
«Legambiente stà cercando di evitare che l'Italia resti drammaticamente
indietro anche nel settore dell'eolico - spiega il responsabile nazionale
energie, Massimo Serafini - a parità di potenza una centrale termoelettrica
costa circa la metà di una eolica, ma la spesa annuale per il carburante
equivale ai costi di costruzione. La gestione di una fattoria del vento
riguarda invece solo la manodopera per la manutenzione - conclude Serafini -
creando occupazione invece che danno ambientale».

Per saperne di più sulla posizione del Wwf andare alla pagina
www.wwf.it/ambiente/earthpolicy/eolica.asp, mentre le ragioni del Comitato
nazionale per il paesaggio sono alla pagina www.cnp-online.it/homecnp.htm