i fondi pensioni italiani - tfr - vanno male?




Quel fondo pensione comincia a perdere
Patta (Cgil) lancia l'allarme sulla previdenza complementare e il Tfr.
Giovedì l'incontro con Maroni
PAOLO ANDRUCCIOLI
Giovedì il governo incontrerà i sindacati confederali per discutere di
pensioni. La riunione non si preannuncia facile visto il tema e viste
soprattutto alcune dichiarazioni del sottosegretario al welfare Maurizio
Sacconi, che ha ribadito il carattere non decisionale della riunione stessa.
Andremo a sentire le ragioni dei sindacati - ha dichiarato Sacconi - ma la
legge delega non sarà cambiata dalla concertazione. Solo il parlamento, caso
mai, può farlo. A che servirà dunque l'incontro? Lo abbiamo chiesto a Gian
Paolo Patta, segretario confederale della Cgil e leader della minoranza.
«Sacconi conferma - dice Patta - l'impostazione di una politica che questo
governo ha già abbondantemente praticato. Anche per altre questioni (come
per l'orario di lavoro per esempio), il governo o ha ignorato le nostre
richieste di incontro, oppure ci ha convocati per poi rimandare le decisioni
ad altre sedi parlamentari». C'è dunque uno svilimento evidente della
concertazione, nonostante le dichiarazioni dello stesso governo Berlusconi.

«Ma sulle pensioni - dice ancora Patta - il governo rischia di commettere un
errore clamoroso. Le pensioni non sono infatti un tema come un altro.
Interessano sia i lavoratori attivi, che gli attuali pensionati. Il tema
interessa dunque almeno 35 milioni di italiani e le loro famiglie. La delega
previdenziale in discussione al senato interviene su problemi che
interessano dunque la maggioranza del paese. Non si possono trattare perciò
come temi sindacali, o come temi esclusivamente sindacali». In più il
sindacalista della Cgil ci tiene a ricordare le prossime elezioni e dunque
il peso politico di eventuali scelte sociali del governo in particolare a
proposito del trasferimento del Tfr.

«Il governo deve fare molta attenzione perché questi sono temi molto
sentiti - dice Patta - lo scambio tra il Tfr trasferito ai fondi pensione in
modo obbligatorio con la decontribuzione rischia di favorire solo le
imprese. Se non c'è una garanzia per i lavoratori, questi perché dovrebbero
spostare i propri soldi nei fondi pensione? In più il taglio dei contributi
si tradurrà in futuro nel taglio delle pensioni, con un doppio danno che si
manifesta ora e si manifesterà nel futuro. Serve dunque una trattativa vera
con il governo».

Il giudizio negativo sulla delega previdenziale del ministro Maroni ha
riavvicinato Cgil, Cisl, Uil. Il problema quindi, ammettendo che si possa
riaprire una trattativa vera come chiede Patta, sarà il «punto di caduta».
Le riforme degli anni novanta hanno infatti ridotto il grado di copertura
delle pensioni. La via della pensione integrativa è quindi obbligata? «Io
non ne faccio un discorso ideologico - spiega ancora Patta - ne faccio un
discorso concreto. I dati ufficiali parlano infatti molto chiaramente. Dal
31 dicembre 1998 al 31 dicembre 2002 il Tfr si è rivalutato del 14%. La
rivalutazione dei fondi pensione contrattuali è stata invece pari a zero.
Questo vuol dire che se non ci sarà una inversione di tendenza da quest'anno
il capitale accumulato dai lavoratori comincerà ad essere eroso. Non solo i
fondi non rendono, ma i lavoratori cominceranno a vedere svalutare il loro
capitale. Per questo ci vogliono garanzie molto serie, soprattutto se la
legge rende obbligatorio il trasferimento di tutto il Tfr ai fondi
pensione».

Il sindacalista della Cgil ribadisce perciò di non essere ideologicamente
contrario ai fondi, ma chiede garanzie precise. Ci sono? Ci saranno? Nel
frattempo ci sono almeno 600 mila lavoratori che hanno aderito ai fondi
pensione dopo il `98 che hanno perso in media tra lo 0,5% e il 3,9% del loro
capitale. Non parliamo dei fondi pensione aperti, ovvero quelli a cui tutti
possono aderire a prescindere dalla categoria di appartenenza. Sono andati
anche peggio dei fondi contrattuali dei sindacati.