per l'idrogeno minimo 20 anni



dal nuovo.it 18 marzo 2003
 
  
 
Per l'idrogeno ci vogliono minimo 20 anni
 

 Gennaro Di Michele
 
Per l'economia a idrogeno ci vogliono 40 anni
20 anni se si introduce solo per l'autotrazione
I problemi tecnologici sono ancora molti
A breve più efficaci i motori ibridi
“Noi facciamo molta ricerca sulle fonti rinnovabili. Sull’idrogeno abbiamo una stazione sperimentale nei pressi di Livorno e molti progetti di studio a livello italiano ed europeo per trovare dei sistemi di produzione ed impiego dell'idrogeno efficienti ed economici. Il vero problema con l’idrogeno è che – come tutte le tecnologie superiori – per imporsi deve trasformare l’intera rete di sostegno e a quel livello ci sono ancora molti problemi”. Secondo Gennaro Di Michele, responsabile della ricerca Enel, ci vuole ancora parecchio tempo prima di passare a un’economia all’idrogeno: “E’ sbagliato illudere le persone che questa sia una tecnologia già a portata di mano, c’è ancora molta strada da fare”.
 
Quanto tempo ingegnere?
Dipende dagli obiettivi. Se l’idea è quella di disinquinare le città, e dunque introdurre l’idrogeno innanzitutto per l’autotrazione producendolo attraverso fonti fossili come il carbone, petrolio e metano, i tempi sono relativamente brevi. Una ventina d’anni al massimo, direi, anche per risolvere i problemi tecnologici connessi allo stoccaggio e alla distribuzione. Se invece si pensa di risolvere in modo drastico la questione delle emissioni di Co2 producendo questo combustibile con fonti rinnovabili, come l’energia solare ad esempio, allora i tempi si allungano: parliamo di una quarantina di anni. E i costi si alzano molto. Questo perché la produzione attraverso fonti rinnovabili è ancora in fase sperimentale e troppo costosa. Non è solo questione di soldi, beninteso. Ci sono problemi tecnologici legati alla produzione in sé, problemi che vanno superati e su cui noi, come molti altri, stiamo lavorando.
 
Eppure, molti sospettano che dietro a tempi così lunghi  per lo sviluppo di queste tecnologie si nascondano gli interessi delle multinazionali, delle compagnie petrolifere, che non vogliono perdere il loro potere e che con il petrolio continuano a fare enormi profitti...
Le compagnie petrolifere sono molto avanti sul piano tecnologico ed è da molto tempo che lavorano sull’idrogeno. In effetti, già oggi l’idrogeno viene prodotto in grandi quantità per l’impiego soprattutto nell’industria chimica. Produrre idrogeno con le fonti tradizionali, quelle fossili, è ormai relativamente semplice. Il fatto è che questo idrogeno viene utilizzato pressoché in sito, cioè direttamente dove viene prodotto. Per poterlo utilizzare diffusamente, invece, va stoccato, trasportato e distribuito in sicurezza e su questo, come detto, ci sono ancora molti problemi anche di natura tecnologica. L’ideale, al fine di abbattere le emissioni inquinanti, sarebbe la decentralizzazione produttiva, vale a dire che ognuno si produce in casa l’idrogeno attraverso fonti rinnovabili e lo impiega per illuminare e riscaldare la casa oltre che per fare andare la propria autovettura. Non che questo non si possa realizzare un domani, ma appunto non è una soluzione per l’immediato. Ci vuole ancora tempo.
 
Dunque, per risolvere la questione dell’inquinamento, almeno a livello urbano, ha più senso come dice il Mit di Boston, sviluppare i motori ibridi che funzionano con i carburanti tradizionali?
Sotto certi aspetti sì. L’industria automobilistica ha investito miliardi di dollari per sviluppare motori a basso impatto ambientale e questi nel breve periodo possono rappresentare una soluzione. A medio-lungo termine, invece, occorre pensare a fonti energetiche alternative, come l’idrogeno e le altre possibili alternative.
 
Dando uno sguardo cinico alla realtà di questi giorni vediamo che con la guerra ormai alle porte il prezzo del petrolio è sceso a 26 dollari al barile. Secondo lei questo comporterà ulteriori rallentamenti nella ricerca di energie alternative, visti i bassi costi del petrolio?
Non credo proprio. Ha idea di cosa ci costa bloccare ad esempio il traffico di una città come Milano per tre giorni? Ha idea dei costi dell'inquinamento in termini di salute, di qualità della vita? No, io credo che se anche dovessero esserci delle resistenze, la ricerca andrà avanti spedita preparandoci a un salto tecnologico importante e migliorativo. E’ solo questione di tempo.