la revisone della politica agraria ue



da liberazione.it domenica 9 marzo 2003
 
 
L'impatto devastante della revisione della Politica Agricola Comunitaria  
Così il liberismo uccide l'agricoltura  
Ivan Nardone, 
responsabile agricoltura Prc 
 
Negli ultimi quarant'anni sono stati sette milioni gli ettari di superficie
sottratti all'attività agricola, oltre un terzo della superficie
complessiva attuale. In particolare negli ultimi trent'anni, in montagna
sono stati 1,3 milioni gli ettari di terreni abbandonati, il 42% della
superficie attualmente coltivata in queste zone. Un trend che ha avuto una
accelerazione negli ultimi dieci anni, nel corso dei quali in montagna sono
stati abbandonati 540 mila ettari di superficie e oltre 160 mila sono le
aziende agricole che hanno lasciato l'attività. 
E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti, resa nota in occasione
della recente ondata di maltempo che dopo la pioggia sta provocando frane e
smottamenti nelle Regioni più colpite. Il risultato di decenni di politiche
liberiste hanno favorito l'abbandono delle campagne disconoscendo
economicamente e socialmente quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione
e gestione del territorio che solo i lavoratori agricoli possono svolgere.
Senza le imprese agricole ed il lavoro quotidiano non c'è presidio del
territorio e si lascia campo aperto alla stagione della cementificazione e
dei disastri ambientali. 

Nell'ultima finanziaria il governo Berlusconi si è dimostrato ovviamente
totalmente insensibile e incapace di valorizzare le grandi risorse di
professionalità che l'agricoltura può mettere a disposizione del paese,
nessun orientamento delle politiche governative verso la valorizzazione
della multifunzionalità e il riconoscimento dei compiti ambientali e
sociali dell'impresa agricola. 

La nuova Revisione Intermedia della Politica Agricola Comunitaria (Pac),
presentata dal commissario Fischler, favorisce un ulteriore processo di
"razionalizzazione" delle campagne, cioè di espulsione ulteriore di
produttori e di abbandono dell'agricoltura cosiddetta marginale, quella di
montagna e collinare che rappresenta l'85% del nostro territorio. 

Nonostante la maggiore attenzione prestata ai temi dello sviluppo rurale,
non si vede come si possa dare ancora fiducia alla mano salvifica del
mercato, dopo tante amare esperienze e soprattutto in questa fase. Rendere
le aziende agricole sempre più competitive con i mercati internazionali
significa affidarsi a canali di finanziamenti e commercializzazione che
passano attraverso le mani delle multinazionali, i cui interessi sono
puntati a salvaguardare un profitto messo in discussione dalla recessione
mondiale. 

Le imprese agricole europee continueranno ad essere bruciate sull'altare
della salvezza del libero mercato, entro il 2005 saranno 600 al giorno le
aziende tra i 5 ed i 20 ettari che dovranno chiudere i battenti a vantaggio
delle aziende sopra i 50 ettari che già oggi in Italia rappresentano il
l'1% delle aziende ma posseggono il 35% delle terre. 

Ulteriori tagli all'agricoltura e l'impianto liberista della revisione
della Pac avranno un impatto devastante sulle nostre economie rurali,
l'ulteriore abbandono delle aree marginali verso le zone interne e verso
prodotti a basso valore aggiunto di valore e di lavoro, con eccessi di
chimica ed acqua, per prodotti di scarsa qualità, tutt'altro che sicuri,
magari modificati geneticamente, che andranno a ingrossare le catene di
discount che affollano le nostre periferie popolari e le vicinanze delle
facoltà universitarie per un'alimentazione sempre più classista. 

Sono tutt'ora in discussione le proposte di regolamento per poter
comprendere l'articolazione della riforma stessa, per cui sarà necessario
un ulteriore approfondimento quando assieme alle proposte saranno più
esplicite le posizioni dei governi oltre a quelle delle forze sociali. Per
quanto ci riguarda stiamo costruendo un percorso di mobilitazione contro i
tagli della Revisione della Politica Agricola Comunitaria che a chiacchiere
intende offrire più sostegno agli agricoltori, ma nei fatti ne riduce i
finanziamenti complessivi. In questi giorni abbiamo presentato alla Camera
ed al Senato una mozione parlamentare che insieme a mozioni regionali
riprendano le parole d'ordine dell'area della Sovranità Alimentare del
Forum Sociale Europeo di Firenze: il cibo non è una merce, fuori
l'agricoltura dall'Organizzazione Mondiale del Commercio, pace preventiva.