(Fwd) Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di Bush?



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From:           	Paola Lucchesi <paola.lucchesi at mail.inet.it>
Subject:        	Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di 
	Bush?
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Anche questo da un'altra lista, quanto di noi sapevano che

SADDAM HA CONVERTITO LE SUE RISERVE DI DOLLARI IN EURO 
GIA' DA TEMPO?

Leggete quanto segue.....

paola



L'imperialismo del dollaro
Indymedia - Wednesday February 19, 2003 at 12:20 AM
tratto da: THE REAL REASONS FOR THE UPCOMING WAR IN IRAQ 
A
Macroeconomic and Geostrategic Analysis of the Unspoken Truth di W.
Clark in inglese - sez. Files

Cosa accadrebbe se l'OPEC facesse un improvviso passaggio all'euro
invece che una transizione graduale? "L'effetto di un passaggio
dell'OPEC all'euro sarebbe che le nazioni consumatrici di petrolio
dovrebbero far defluire i dollari dai fondi di riserva delle loro
Banche centrali e rimpiazzarli con euro. Il dollaro crollerebbe di
valore ovunque dal 20% al 40% e le conseguenze sarebbero quelle 
che ci
si potrebbe aspettare dal crollo di qualsiasi valuta e da una
massiccia inflazione (pensate per es. alla crisi valutaria
dell'Argentina). I capitali esteri scorrerebbero fuori dal mercato
borsistico USA e dai beni denominati in dollari, vi sarebbe
sicuramente una fuga dalle banche molto simile a quella degli anni
'30, non si pagherebbero gli interessi sul deficit delle partite
correnti, il deficit di bilancio non verrebbe coperto e così via. Il
classico scenario da crisi economica del terzo mondo. L'economia degli
Stati Uniti è intimamente legata al ruolo del dollaro come valuta di
riserva. Ciò non significa che gli USA non potrebbero funzionare
altrimenti, ma che la transizione dovrebbe essere graduale per evitare
tali dislocazioni (e come risultato ultimo di questo probabilmente vi
sarebbe lo scambio dei ruoli nell'economia globale tra USA e UE)".
........ ..... Sebbene completamente soppressa dai media USA, la
risposta all'enigma Iraq è semplice ma sconvolgente. La prossima
guerra in Iraq è soprattutto su come la classe dirigente a Langley e
l'oligarchia Bush vedono gli idrocarburi a livello geostrategico e le
minacce macroeconomiche centrali al dollaro USA da parte dell'euro. 
La
vera ragione per questa guerra è l'obiettivo dell' amministrazione
Bush di prevenire un'ulteriore spinta dell'OPEC verso l'euro come
valuta standard per le transazioni petrolifere. Comunque, per
prevenire questa mossa dell' l'OPEC, hanno bisogno di guadagnare il
controllo geostrategico dell'Iraq con le sue provate riserve di
petrolio, le seconde maggiori al mondo. In questo lungo saggio si
parla della macroeconomia del "petrodollaro" e della non pubblicizzata
ma reale minaccia all'egemonia dell'economia USA da parte dell'euro
come valuta alternativa per le transazioni petrolifere. Ecco come un
astuto ed anonimo amico alludeva alla taciuta verità sulla prossima
guerra con l'Iraq. "Il maggior incubo della Federal Reserve è che
l'OPEC per le sue transanzioni internazionali passi da un dollar
standard ad un euro standard. Effettivamente l'Iraq ha compiuto questo
passaggio nel novembre del 2000 (quando l'euro valeva circa 80
centesimi), ed ha realmente guadagnato considerando il costante
deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro". (Nota: il dollaro
nel 2002 ha perso il 15% contro l'euro). "La vera ragione per la quale
l'amministrazione Bush vuole un governo fantoccio in Iraq, o, più
propriamente, la ragione per la quale il complesso militare
industriale vuole un governo fantoccio in Iraq, è per farlo ritornare
al dollar standard e farcelo rimanere". (Sperando anche di impedire
una più ampia spinta dei paesi OPEC verso l'euro, specialmente
dell'Iran, il secondo maggior produttore OPEC che sta attivamente
discutendo il passaggio all'euro per le sue esportazioni di petrolio).
Inoltre, nonostante l'Arabia Saudita sia un nostro 'stato cliente', il
regime saudita appare sempre più debole, minacciato da massicci
disordini civili. Alcuni analisti credono che una "Rivoluzione
saudita" possa ritenersi plausibile in seguito ad una impopolare
invasione USA dell'Iraq (come nel 1979 in Iran). Indubbiamente
l'amministrazione Bush è profondamente conscia di tali rischi. Dunque,
il disegno neoconservatore (il piano USA) implica una grande e
permanente presenza militare nella regione del Golfo Persico nell'era
post Saddam, se vi fosse la necessità di circondare e prendere i
giacimenti di petrolio sauditi nel caso di un colpo di stato da parte
di un gruppo antioccidentale. Ma prima torniamo all'Iraq. "Saddam ha
segnato il proprio destino quando alla fine del 2000 ha deciso di
passare all'euro (e più tardi ha convertito la propria riserva di 10
miliardi di dollari all'ONU in euro): a quel punto un'altra guerra del
Golfo fabbricata con Bush II è divenuta inevitabile. Solamente le più
estreme circostanze forse possono ora fermarla e dubito fermamente 
che
qualcosa possa farlo, a meno che Saddam non venga rimpiazzato da 
un
regime compiacente". "Prospettiva complessiva: qualsiasi cosa esclusa
dai temi della valuta di riserva e del petrolio saudita/iraniano (cioè
i temi politici interni e le critiche internazionali) per questa
amministrazione sono periferiche e dalle conseguenze marginali.
Inoltre, la minaccia dollaro-euro è così potente che essi piuttosto
rischieranno molte delle ripercussioni negative a breve termine per
evitare un crollo del dollaro dovuto al cambio dal dollaro all'euro
come standard delle transazioni dell'OPEC nel lungo termine. Tutto ciò
rientra nel più vasto Grande Gioco che include la Russia, l'India e la
Cina" . L'informazione sulla valuta petrolifera dell'Iraq viene
censurata dai media USA ed anche dall'amministrazione Bush & 
Federal
Reserve poiché la verità potrebbe potenzialmente piegare la fiducia
degli investitori e dei consumatori, ridurre la richiesta di presiti e
la spesa dei consumatori,creare la pressione politica per formulare
una nuova politica dell'energia che lentamente distragga dal petrolio
mediorientale e naturalmente fermi la nostra marcia verso la guerra
all'Iraq. Questo quasi "segreto di stato" si può trovare nell'articolo
di Radio Free Europe del 6 novembre 2000 che discute del passaggio 
di
Saddam dal dollaro all'euro per le sue vendite di petrolio. "Il cambio
di Baghdad dal dollaro all'euro negli scambi è diretto a rimproverare
la linea dura di Washington sulle sanzioni ed a incoraggiare gli
europei a sfidarla. Ma il messaggio politico costerà all'Iraq milioni
in rendite perdute. Il corrispondente di RFE/RL, Charles Recknagel,
osserva ciò che Baghdad guadagnerà e perderà, e l'impatto della
decisione di andare verso la valuta europea". ....... freebooter.da.ru


Crisi di sovraproduzione
da Indymedia Wednesday February 19, 2003 at 12:24 AM

L'Afghanistan è stato occupato e probabilmente fra poco sarà la volta
dell'Iraq. La nuova dottrina militare americana parla chiaro, la
guerra è destinata a continuare. Come un iceberg, la "guerra infinita"
rivela solo la sua parte emersa, ma nella parte invisibile, assai più
complessa, incomincia a delinearsi un nemico diverso da quello
designato dalla propaganda. Si va dicendo che questa è una "guerra 
per
il petrolio", ma gli Stati Uniti sono i maggiori acquirenti di greggio
e posseggono le maggiori aziende che lo commerciano e lavorano;
com'era già successo negli anni '70, sono in grado di volgere a loro
favore il flusso della materia prima. Più del petrolio li assilla il
timore di veder intaccare il cardine della loro egemonia
imperialistica, cioè il controllo sul flusso di capitali, non solo
petroliferi. Una enorme massa di capitali, in continuo aumento per via
del flusso incessante di valuta petrolifera, si sta fissando in un
sistema chiamato Islamic Banking. Questi capitali, un tempo
indirizzati in special modo verso Stati Uniti e Inghilterra e là
depositati, investiti in Buoni del Tesoro o utilizzati per
investimenti diretti, adesso rimangono nei paesi petroliferi o
agiscono all'estero (i Sauditi per esempio hanno attività per 1.200
miliardi di dollari negli USA e vi controllano Citigroup, la maggiore
banca americana), così la "finanza islamica" minaccia di diventare un
potente attrattore finanziario in grado di accumulare non solo
petroldollari ma anche euro e yen. Per gli Stati Uniti, la saldatura
fra i capitali "islamici" e quelli dell'Europa e del Giappone, cioè
dei paesi concorrenti sul piano industriale e finanziario, sarebbe una
catastrofe. Oggi questi paesi pagano un pesante tributo alla rendita
petrolifera, ma non beneficiano di capitali di ritorno come è successo
finora a USA e Inghilterra. Il controllo dei flussi petroliferi è
perciò un'arma potentissima contro i concorrenti. Gli Stati Uniti
hanno dominato il mondo rendendoselo nemico e, se dovessero 
mostrare
debolezze, sarebbero spazzati via. Non da una guerra diretta, che per
ora nessuno può loro muovere, ma dalla semplice situazione
politico-economica che sta maturando. Gli Stati Uniti sono dunque
costretti ad attaccare per ragioni vitali. "Terrorismo" e "paesi
canaglia" sono solo propaganda crociatista. Ecco perché scaturiscono
teorie di guerra preventiva globale. I preparativi per la vasta
campagna politico-militare, non solo contro l'Iraq, mirano a
conservare l'odierno sistema di equilibri, a garantire alla borghesia
americana il controllo del processo sempre più spinto di
globalizzazione, e a subordinare all'interno di questo quadro, volenti
o nolenti, gli altri paesi industriali ......... -----------------
www.ica-
net.it/quinterna/2000_todayrivista/06/guerra_planetariausa.htm


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