rifiuti connection



da lanuovaecologia.it

     
 
Giovedì 30 Gennaio 2003  
Rifiuti connection 
 

Discarica abusiva 49 ordinanze di custodia cautelare, 177 persone
denunciate, 36 società coinvolte in 12 regioni. È il bilancio
dell'applicazione dell'articolo 53 bis del Decreto Ronchi, in vigore
dall'aprile 2001. L'associazione: «Niente depenalizzazioni, reati
ambientali nel codice penale» Veleni sotto sequestro 
 
 
Ogni anno oltre 11 milioni di tonnellate di rifiuti speciali finiscono nel
nulla: 22 sono i clan criminali censiti con attività dirette nel ciclo dei
rifiuti, 1.734 le infrazioni accertate, il 39,6% nelle quattro regioni a
tradizionale presenza mafiosa. Si aggira intorno ai 2,6 miliardi di euro il
mercato illegale dei rifiuti speciali. In positivo si  
 
Discarica 
segnalano solo le nuove norme sul traffico illecito dei rifiuti che hanno
permesso un'attività investigativa più efficace, come dimostra il caso
dell'Enichem di Priolo. E così dall'aprile 2001 a oggi, ossia dall'entrata
in vigore dell'articolo 53 bis del Decreto Ronchi, sono state emesse per
organizzazione di traffico illecito di rifiuti 49 ordinanze di custodia
cautelare con 177 persone denunciate e 36 società coinvolte in 12 regioni.

Questo, in sintesi, ciò che emerge dal nuovo rapporto di Legambiente,
"Rifiuti S.p.A.", presentato questa mattina nel corso di una conferenza
stampa alla quale hanno preso parte Ermete Realacci, presidente di
Legambiente, l'Onorevole Paolo Russo, presidente della Commissione
d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ed Enrico Fontana, responsabile
dell'Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente e direttore de La
Nuova Ecologia. «Nel nostro paese sembrerebbe non esserci tipologia di
rifiuto, rotta di transito e sito di smaltimento che possa sfuggire alle
mire dei trafficanti di rifiuti - dichiara Ermete Realacci - Con il 53 bis
è stata offerta alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria la
possibilità di contrastare con efficacia e "illuminare"  
 
Rifiuti radiattivi 
meglio un fenomeno finora sostanzialmente "intuito", ma mai dimostrato.
Purtroppo però – continua - l'interpretazione autentica di rifiuto
approvata nel decreto legge omnibus dell'agosto 2002 rischia di alimentare
e favorire ancora di più i traffici illeciti di rifiuti. È necessario
introdurre nel codice penale i delitti contro l'ambiente per le fattispecie
più gravi, così come previsto dalla direttiva della Commissione europea e
dalla decisione quadro del Consiglio d'Europa in via d'approvazione. Solo
un'efficace tutela penale dell’ambiente – conclude - può aprire la strada a
ipotesi di depenalizzazione dei reati formali, al contrario di quanto
sembrerebbe voler fare il ministro Castelli a favore di una
depenalizzazione generale».

Dati alla mano, qualche altro numero del Rapporto aiuta a comprendere
meglio la gravità del fenomeno: 4 ettari, ad esempio, l'estensione della
discarica abusiva più grande individuata in Puglia; 14 le aziende agricole
in cui sono stati smaltiti illegalmente rifiuti, per circa un milione di
tonnellate, in Umbria; 40 automezzi sequestrati durante un'operazione in
Calabria; 20.000 tonnellate di rifiuti speciali smaltiti in discariche
abusive della Campania.  
 
Rifiuti con fibre d'amianto 
I quantitativi di rifiuti smaltiti illegalmente non sono neppure
quantificabili, per approssimazione si tratta di milioni di tonnellate di
residui che hanno finito per contaminare aree anche molto vaste. Nel solo
2001 sono spariti 11,6 milioni di tonnellate di rifiuti, una vera e propria
montagna di "monnezza" con una base di 30.000 metri quadrati (tre campi di
calcio uno accanto all'altro) e alta 1.150 metri. 

Il caso dell'Enichem di Priolo ha focalizzato l'attenzione sulla
responsabilità di medie e grandi imprese, anche a partecipazione pubblica,
che continuano ad affidarsi, per la gestione dei rifiuti, a soggetti non
affidabili e a circuiti illegali. Anche le attività di bonifica, di fatto
appena avviate nel nostro paese, sono già oggetto di traffici illeciti di
rifiuti e richiedono un'intensa attività di controllo e monitoraggio.
«All'inasprimento della normativa sui reati ambientali proposta dalla Ue –
spiega Enrico Fontana - sarebbe opportuno introdurre altre misure come il
rafforzamento delle strutture impegnate nelle attività d'indagine. Da non
sottovalutare l'utilità di realizzare nelle filiere più esposte ai traffici
illeciti, da parte delle associazioni industriali  
 
Stabilimento Enichem di Priolo 
di categoria, un'effettiva "Operazione trasparenza" sui quantitativi e le
tipologie di rifiuti prodotti, la loro destinazione ad attività di
recupero, riciclaggio e smaltimento, al fine di garantire un controllo
preventivo che consenta di individuare da subito anomalie e distorsioni nel
mercato dei rifiuti».

Legambiente propone anche misure come l'avvio di un'attività di formazione
specifica da parte del Consiglio superiore della magistratura per quanto
riguarda la conoscenza e la corretta applicazione dell'articolo 53 bis del
decreto Ronchi. Allo stesso tempo l'avvio, peraltro già annunciato, di una
sistematica attività di verifica sui flussi di rifiuti pericolosi nel
nostro paese da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo
dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse.
«Insomma - conclude Fontana - si tratta di stroncare attività criminali che
compromettono l'ambiente e la salute dei cittadini, ma anche tutelare gli
interessi di quell'imprenditoria onesta e rispettosa della legalità, che
investe in innovazione tecnologica e tutela ambientale. Un'imprenditoria di
qualità, l'unica in grado di garantire un effettivo sviluppo».