messina il ponte si allontana



     
 
il manifesto - 15 Gennaio 2003 
 
OPERE & OPERETTE
Messina si allontana
GUGLIELMO RAGOZZINO
Circa cinque anni fa il quotidiano la Repubblica ebbe l'idea di fare
un'inchiestina sul ponte tra Sicilia e Calabria. il titolo era: «Quel Ponte
della discordia bloccato dall'immobilismo. A rischio il piano che ci porta
in Sicilia in tre minuti» (Giovanni Valentini, 12 febbraio 1998. Il corsivo
era nell'originale). Oltre all'idea un po' colonialista di un Ponte per noi
gente per bene, continentale, un Ponte che «ci porta in Sicilia»; oltre
alla simpatica esagerazione dei tre minuti (tre minuti per percorrere il
Ponte lungo tre o quattro chilometri; ma anche un'ora per arrivarci, e
un'altra per venire via) il testo è da ricordare per tre domande e risposte
che lo corredavano: «Troppo caro? In realtà il ritorno economico è forte»;
«Impatto ecologico? L'ambiente non verrebbe alterato»; «Pericoloso? I dati
dell'opera smentiscono la tesi del rischio».

Sono passati cinque anni ma le questioni aperte sono sempre le stesse. Il
Ponte è troppo caro; il Ponte è un disastro ambientale; il Ponte è
pericoloso da qualsiasi punto di vista lo si guardi.

Se cominciamo a esaminare questo aspetto della pericolosità, non ripeteremo
le considerazioni consuete su vento forte, sismicità, possibili errori di
progetto, corrosione dei metalli, extra sabbia nel cemento, sabotaggi,
terrorismo che agitano le notti dei fautori del Ponte. Quello che è più
preoccupante è la flessibilità del progetto stesso: negli ultimi anni, ma
ancora più frequentemente negli ultimi mesi, il progetto è cambiato. Ogni
volta che si è affacciata qualche perplessità strutturale o costruttiva, il
Ponte, come fosse di gomma, ha cambiato il suo assetto. Si è
improvvisamente accorciato, ma potrebbe allungarsi: per questo abbiamo
indicata la sua lunghezza in tre o quattro chilometri. Non è lo Stretto che
si è ristretto, ma il Ponte che si è accorciato.

Lo si voleva abbassare, ma hanno protestato i naviganti; un Ponte più basso
avrebbe danneggiato i traffici dei portacontainer di Gioia Tauro. Allora si
è pensato di farlo a cuspide, secondo il modello del famoso ponte del
Coronado a San Diego in California che consente alla flotta di prendere il
largo, verso fulgidi destini. Ma come è noto, quel celeberrimo Ponte non
prevede il passaggio dei treni. Allora si è deciso di farlo in pendenza,
più basso in Sicilia, più alto in Calabria. E con un Ponte inclinato,
ricoprendolo con un po' di neve artificiale - come osserva il Comitato tra
Scilla e Cariddi che non ha perso la capacità di cogliere gli aspetti
ridicoli - si potrà almeno sciare, approfittando dello scarso traffico
automobilistico...

Lo scarso traffico automobilistico previsto sul Ponte e la sua conseguente
irrealizzabilità in termini di costi/benefici sono ben noti a tutti gli
esperti del ramo. Quindi il Ponte può essere costruito per qualche altro
motivo, ma non è giustificabile dal punto di vista economico. Il traffico
locale tra Messina e Reggio non passerà sul Ponte. I viaggiatori di lunga
percorrenza preferiranno, anche tra dieci anni, l'aereo, imitati in questo
dalle merci deperibili; le merci non deperibili preferiranno invece andare
per nave. Queste sono le incoercibili leggi della logistica. Tanto più se
le condizioni di viaggio in autostrada, o in treno, in Sicilia e in
Calabria, rimarranno scadenti; e la scarsità dei relativi investimenti
lascia pensare che sarà così. Il risultato è la fuga dei banchieri, con i
loro benamati capitali: la prova della non economicità del Ponte sono i
banchieri a darla, con la loro assenza nella solenne occasione di ieri,
proprio quando il Ponte passava dalla fase di progetto n a quella n+1, con
una straordinaria accelerazione di ben due mesi rispetto al tempo previsto.
«Il Ponte non fa per noi». E i banchieri vedono bene. Contando un costo di
due miliardi di euro per la parte di ponte relativa alle auto, e calcolando
10 euro di guadagno per ogni passaggio e pur azzerando le spese per la
gestione del Ponte, servirebbero duecento milioni di passaggi; al ritmo di
diecimila passaggi al giorno ci vorrebbero oltre 50 anni; quanti bastano a
far girare la testa al più sereno dei banchieri.

C'è infine l'aspetto ecologico: cultura, paesaggio, clima, habitat marino,
profilo delle coste: tutto viene turbato in modo irrimediabile. Ma c'è un
aspetto ancora più notevole. Un ponte serve per abbreviare i percorsi e i
tempi. Questo stupido Ponte, al contrario, li allunga.