cibo acqua energia il catalogo e' questo



da boiler.it 12 - 6 - 2002

 
Cibo, acqua, energia: il catalogo è questo…

di Mario Bianchi  


 LE NAZIONI UNITE hanno festeggiato in questi giorni la Giornata mondiale
dell'ambiente. In una dichiarazione, il segretario generale Kofi Annan
chiama tutti i paesi a una maggiore responsabilità, soprattutto quelli che
lasciano sull'ambiente una "impronta" ecologica molto pesante. «Nel 1992, a
Rio de Janeiro», dice tra l'altro Annan, «la comunità internazionale ha
compiuto un grande passo in avanti da un punto di vista concettuale. Ci si
augurava che mai più le questioni ambientali sarebbero state considerate un
lusso o un ripensamento, ma che sarebbero divenute una componente
fondamentale dei processi politici decisionali, integrate nei piani di
sviluppo economico e sociale. I paesi in via di sviluppo sarebbero stati
aiutati a prendere un cammino agevole verso una modernizzazione più
compatibile con la tutela ambientale rispetto a quello seguito dai paesi
sviluppati. Questo vasto scenario – una visione positiva a lungo termine di
crescita, equità, giustizia e protezione ambientale – sembrava fortemente
possibile. Nonostante questo passo in avanti e malgrado i notevoli sforzi e
i significativi progressi raggiunti a partire dall’Earth Summit, i dati più
recenti svelano un pianeta che richiede ancora cure intensive», prosegue
Annan. Non è un bello scenario a poche settimane dall’apertura del Summit
mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, a dieci anni dal
meeting di Rio. Ma vediamo un po’ il dettaglio.


Un miliardo di persone non ha acqua potabile…

A essere precisi, sono 1100 milioni le persone che nel mondo non hanno
alcun accesso all'acqua potabile, mentre sono 2 miliardi gli ettari di
terreno coltivabile irrimediabilmente degradati a causa della
salinizzazione dei suoli; 80 paesi hanno inoltre un'insufficienza di acqua
potabile che causa la morte di 6 mila persone ogni giorno. Il 20 per cento
più ricco del pianeta consuma il 50 per cento delle risorse, mentre il
venti per cento più povero sopravvive con uno o due dollari al giorno. Ogni
anno si perdono 16 milioni di boschi e le emissioni di anidride carbonica
nell'atmosfera continuano a crescere a un ritmo incessante. Queste le
preoccupanti statistiche fornite dal Programma delle Nazioni unite
sull'ambiente, l'Unep, presentate dal direttore, Klaus Töpfer. «A
Johannesburg», ha aggiunto Topfer, «non vogliamo sentire i soliti discorsi
che poi cadono nel vuoto. Le 60 mila persone che saranno là per discutere
del futuro del pianeta chiedono che vengano realizzate azioni concrete».



Le cifre parlano chiaro e sono brutali: il 5 per cento dei decessi che
avvengono ogni anno sul pianeta sono causati dall'inquinamento dell'aria,
lo scioglimento dei ghiacciai pone seri problemi di inondazioni, le
catastrofi naturali che ogni volta mietono un numero sempre maggiore di
vittime costano ogni anno 110 mila milioni di euro e il consumo di energia
è aumentato del 60 per cento negli ultimi dieci anni. Notizie migliori
arrivano tuttavia sul fronte demografico. Anche se in questi ultimi dieci
anni la popolazione mondiale è cresciuta di 800 milioni di persone, nelle
prossima decade la crescita sarà più contenuta. C'è un aumento della
domanda di agricoltura biologica, l'Europa sta applicando una politica di
controllo dei rifiuti e delle contaminazioni che inizia a sortire effetti
positivi, la superficie ricoperta da boschi nei paesi sviluppati sta
aumentando, esiste un accordo mondiale sul controllo dei gas serra. Nel
bilancio tra progressi e recessi, il direttore dell'Unep è tagliente:
«Molti non nutrono grandi speranze, ma non bisogna cadere nello sconforto,
bisogna invece essere ottimisti».


Circa 800 milioni non hanno da mangiare…

A pochi giorni dal World Food Summit (che si tiene a Roma dal 10 al 13
giugno), la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione,
lancia l'allarme. Per dimezzare il numero di persone malnutrite entro il
2015 servirà un investimento annuale extra di 24 miliardi di dollari l'anno
nei paesi in via di sviluppo. Senza questi fondi sarà impossibile dimezzare
il numero dei malnutriti, che attualmente si aggira attorno alla quota di
800 milioni. Il pacchetto “antifame” della Fao propone di mettere in atto
un processo di innovazione agricola nelle comunità rurali più povere, con
un capitale iniziale di 500 dollari a famiglia in media, che sarà speso per
costruire piccole pompe da irrigazione, servizi legali ed educativi,
investimenti in sementi e fertilizzanti. Altri investimenti devono essere
incentrati su sistemi che favoriscano lo sviluppo e la conservazione delle
risorse naturali, marine e forestali. Alta priorità avranno anche
l'espansione e l'ammodernamento delle infrastrutture esistenti,
l'incremento della ricerca agricola e programmi per garantire l'accesso al
cibo da parte dei più bisognosi.

Intanto, i 15 paesi membri dell'Unione Europea e la Comunità Europea hanno
firmato il “Trattato internazionale sulle risorse genetiche delle piante
per l’alimentazione e l’agricoltura”, approvato lo scorso 3 Novembre. Il
trattato regola, per la prima volta, la conservazione e l’uso sostenibile
del materiale agricolo fitogenetico del mondo, oltre alla condivisione
giusta ed equa dei benefici da esso derivati, compresi i benefici
commerciali. Con queste firme, il numero dei paesi che aderiscono al
trattato sale a 26, più la Comunità Europea (perché entri in vigore serve
la ratifica di almeno 40 paesi). «La firma dei 15 stati membri Ue e della
Comunità Europea e l'annuncio delle loro intenzioni di ratificare il
trattato il più presto possibile è un importantissimo passo avanti», è il
commento di Louise Fresco, vicedirettore generale della Fao per
l'agricoltura. «È avvenuta solo pochi mesi dopo dall'adozione dell'accordo
e mostra l'importanza che le nazioni stanno dando alle risorse genetiche
per il cibo e l'agricoltura, da cui dipende la sicurezza alimentare
mondiale. Spero che questo mandi un messaggio forte ad altre nazioni di
seguire la stessa strada». Secondo la Fao, altre nazioni dovrebbero firmare
il trattato nei prossimi giorni durante il World Food Summit di Roma.



Le risorse genetiche per l'alimentazione e l'agricoltura sono essenziali
per lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile e per il raggiungimento della
sicurezza alimentare. Si stima che diecimila specie sono state usate per il
nutrimento e l'agricoltura umani. Comunque, solo 150 specie vegetali circa
costituiscono le diete delle maggioranza della popolazione mondiale. Di
queste, 12 specie forniscono il 70 per cento del cibo, mentre quattro –
riso, mais, frumento e patate – soddisfano più del 50 per cento del
fabbisogno energetico mondiale. Le nazioni geneticamente più ricche sono
spesso le più povere in termini economici,. La maggior parte delle
ricchezza fitogenetica del mondo si trova nei paesi in via di sviluppo.
«Nonostante la loro vitale importanza per la sopravvivenza umana, le
risorse genetiche si stanno perdendo ad un ritmo allarmante. Il trattato
fornirà gli incentivi per continuare a conservare e sviluppare tali
risorse», sostiene José Esquinas-Alcazar, Segretario delle Commissione Fao
sulle risorse genetiche per l’alimentazione e l'agricoltura.


E due miliardi stanno al buio…

E arriva anche l’allarme energia. Attualmente, sostiene nel suo ultimo
rapporto l’International Energy Agency, un terzo dell'umanità (due miliardi
di individui) non ha accesso all'elettricità. L'energia è alla base dello
sviluppo economico e della lotta contro la povertà, ma gli attuali metodi
di produzione e di consumo minacciano l'ambiente, prosegue il comunicato.
Se la comunità internazionale vuole promuovere lo sviluppo sostenibile, ha
detto il direttore generale dell'agenzia, Robert Priddle, «sono necessari
dei cambiamenti considerevoli». Il direttore Priddle ha presentato a Parigi
un documento negoziato nel corso degli ultimi sei mesi tra i 26 paesi
membri dell'organizzazione, intitolato proprio “Soluzioni per uno sviluppo
sostenibile nel settore dell'energia”. Lo sviluppo sostenibile, oggetto
ufficiale di discussione al prossimo vertice di Johannesburg, vuole
combinare crescita economica e protezione dell'ambiente in modo da evitare
che la rovina delle risorse naturali minacci nel lungo periodo la
sopravvivenza del genere umano.

L'elettrificazione delle aree prive di rete elettrica costerà circa 3 mila
miliardi di dollari di investimenti entro il 2020. A livello globale, la
domanda di energia elettrica, sempre fino al 2020, aumenterà di circa il 57
per cento e, dice l'Aie, il proseguimento delle attuali politiche
energetiche graverà pesantemente sull'ambiente. Una politica energetica
sostenibile deve invece garantire «il diritto all'approvvigionamento, un
punto critico che potrebbe essere trascurato nel corso della riunione
preparatoria in corso a Bali», ha detto il direttore dell'Aie. Il documento
individua 25 raccomandazioni che dovrebbero essere prese in esame da oltre
un centinaio di capi di stato. Chiede sostanzialmente ai paesi del Nord del
mondo di liberalizzare il loro mercato dell'energia e di incoraggiare il
miglioramento dell'efficienza energetica, di favorire lo sviluppo delle
fonti rinnovabili attraverso il meccanismo dei certificati verdi, e di
applicare una politica dei prezzi trasparente nei confronti dei
consumatori. Le indicazioni per i paesi del Sud del mondo sono invece
quelle di creare un ambiente favorevole da un punto di vista legislativo,
per la creazione di un mercato capace di attirare investimenti pubblici e
privati.