monsanto ci riprova



     
 
il manifesto - 23 Aprile 2002 
 
Monsanto ci riprova 
Sequestrati alla multinazionale agroalimentare oltre tremila quintali di
semi di soia contaminati. Ambientalisti, consumatori e contadini
protestano, per la prima volta insieme, davanti ai magazzini di Lodi. E
oggi a Roma manifestano al ministero dell'agricoltura
GIORGIO SALVETTI
MILANO 
Monsanto di nuovo pescata con le mani nei sacchi. Manca poco alla semina e
la multinazionale americana (fatturato annuo da 5,2 miliardi di dollari,
presente in 60 paesi con 14.700 dipendenti) ci riprova: importare in Italia
sementi contaminate da ogm con il rischio, forse calcolato, di «inquinare»
le coltivazioni italiane. Già l'anno scorso le autorità portuali avevano
bloccato semi di soia non ogm free al porto di Genova. E ora ci risiamo:
meno di un mese fa, al porto di Trieste sono stati sequestrati 3.150
quintali di semi di soia contaminati in arrivo dagli Stati Uniti. Contro
l'atteggiamento recidivo del colosso mondiale, ieri, ambientalisti,
associazioni dei consumatori e, per la prima volta, i coltivatori, hanno
assediato i magazzini di San Colombano (Lodi), dove sono stoccate le
sementi sotto il vincolo posto dalle autorità sanitarie. Monsanto come
sempre non fa una piega: «L'uso strumentale delle informazioni e i violenti
attacchi contro la presenza accidentale di ogm nelle sementi tradizionali
sono ingiustificati».

A gruppi, lungo la provinciale che taglia i campi della bassa padana,
sfilano le bandiere di Verdi Ambiente e Società, Legambiente e Associazione
Italiana Agricoltura Biologica. Davanti ai cancelli senza alcuna insegna di
Monsanto Italia sono parcheggiati i trattori della Coldiretti e della
Confederazione Italiana Agricoltori, sulle inferriate sono appesi gli
striscioni di Prc e Lodi Social Forum: «Monsanto spacciatori di sementi.
Recidivi». Due «Milk Warriors», reduci della campagna sulle quote latte,
arrivano con una mucca di cartapesta. «Questo è uno schieramento unico in
Europa e molto forte - spiega Ivan Verga di Vas - mentre in Francia il
movimento anti-ogm si identifica con Bovè, qui da noi si sta creando un
fronte di protesta ampio. Ambientalisti, coltivatori e consumatori si
trovano uniti nella lotta contro l'inquinamento da ogm, abbiamo tutti
motivazioni specifiche ma un obiettivo comune». Carlo Franciosi, presidente
della Coldiretti di Lodi, è perentorio: «Non permetteremo che i nostri
campi vengano inquinati, noi agricoltori abbiamo un motivo in più per non
ammettere gli ogm. Oltre all'ambiente e alla salute dobbiamo pensare ai
nostri interessi: in un mercato libero, dobbiamo diversificarci, l'unico
modo per reggere la concorrenza è puntare sulla sicurezza e sulla qualità
della produzione agricola italiana che ci è riconosciuta in tutto il mondo.
Dopo i sequestri dell'anno scorso le multinazionali delle sementi sanno
cosa vogliamo ma hanno fatto poco e niente per garantirci semi puliti».

Ma non ci prova solo Monsanto a importare semi contaminati. Al porto di La
Spezia sono stati trovati 4.520 quintali di mais contaminato di propietà di
un'altra multinazionale, la Pioneer, mentre a Genova sono stati sequestrati
altri 3.300 quintali di semi di soia targati Syngenta. «La strategia dei
grandi produttori mondiali è chiara - spiega Guido Pollice, presidente di
Vas - cercano di portare in Italia lotti con piccole dosi di semi
geneticamente modificati, sufficienti però per inquinare i campi italiani e
imporre una contaminazione di fatto dell'intera produzione agricola. Quando
li pescano in flagrante la scusa è sempre la stessa: dicono che garantire
semi completamente ogm-free è impossibile e quindi che bisognerebbe
ammettere una soglia di tolleranza. Noi rispondiamo: tolleranza zero, così
come ora è stabilito dalla legge». Rosario Trefiletti, presidente di
Federconsumatori, mette il dito nella piaga sapendo che nessuna azienda
riesce a vendere alimenti dichiaratamente transgenici: «E' un dato di fatto
che gli italiani non vogliono ogm, prima di tutto per una questione di
sicurezza e poi perché cercano prodotti di qualità».

La battaglia continua. Ambientalisti, coltivatori e consumatori questa
mattina alle 10 sono di nuovo insieme a Roma, davanti al Ministero
dell'Agricoltura. Una commissione deve decidere quale sarà il destino dei
semi sequestrati. Obiettivo: rimandarli al mittente. Quesito: saprà il
prode ministro per l'agricoltura Alemanno fare la voce grossa come fece il
suo verde predecessore?