cellulari di terza generazione un affare?



 
il manifesto - 14 Aprile 2002
 
Pronto, chi non parla? 
Valutazioni sbagliate e montagne di debiti rischiano di far naufragare la
troppo decantata Terza Generazione di reti cellulari. I governi in soccorso
delle aziende di Tlc 
Le vere domande Ma quali servizi e prestazioni 3G il popolo telefonatore è
interessato a comprare? E a che prezzo?
FRANCO CARLINI
Con molta irresponsabilità i propagandisti del futuro imminente hanno
decantato nei mesi scorsi quanto di meraviglioso sarebbe avvenuto grazie
alle reti cellulari di Terza Generazione che in sigla si chiamano 3G e che
coincidono quasi totalmente con la tecnologia detta Umts. E' anche grazie a
tale enfasi, condivisa equamente da analisti di mercato, finanzieri e
giornalisti economici, che si creò quel disastroso fenomeno delle gare
europee per le nuove licenze. Cominciò la Gran Bretagna, con un sistema di
aste a esaurimento, vennero poi l'Inghilterra e l'Italia, nonché la
Francia, con qualche variante. Alla fine della Grande Asta il risultato
netto è che gli operatori telefonici - per quanto ben dotati di risorse
finanziarie - si trovarono indebitati complessivamente per una cifra di
circa 100 miliardi di dollari, cui ne vanno aggiunti due, tre volte tanti
per realizzare le reti. Significa che il loro momento di pareggio si sposta
a un orizzonte temporale di 7-10 anni e che nel frattempo si investe di
meno, magari si licenzia pure e si chiude. In Italia, occorre ricordarlo,
sono sulla corsia di uscita due dei vincitori della gara, il Consorzio Ipse
e Blu, e tutte e due le situazioni si traducono, per l'intanto, in numerosi
licenziamenti.

Per parte loro i governi europei, i quali si erano illusi di fare cassa in
maniera semplice e anticipata (in pratica introitavano subito le tasse sui
profitti dei 10-20 anni a venire) devono ora correggere il tiro e si
attrezzano in vario modo a venire in soccorso delle aziende di Tlc. Anche
se riguarda la rete fissa e non già quella mobile, il piano per la Larga
Banda messo a punto dal governo Berlusconi delinea in realtà un insieme di
aiuti e facilitazioni alle industrie in crisi, naturalmente in dispregio di
ogni enunciata filosofia di libero mercato. Nella fattispecie è stato messo
a punto dall'ex tesoriere del partito radicale e da un ex dirigente del
monopolio telefonico di stato che regalò all'Italia il più faraonico e
fallimentare progetto industriale (si chiamava Fido e avrebbe dovuto essere
una sorta di cellulare dei poveri). Non sono buoni segnali.

Ma questa è solo metà della storia, la più contingente e forse anche la
meno interessante (se non fosse per i posti di lavoro in palio). L'altra
metà riguarda la montagna di interrogativi che si addensano attorno alla
telefonia mobile di terza generazione. Che poi si concentrano in una sola
domanda: quali servizi e prestazioni 3G il popolo telefonatore sarà
interessato a comprare? E a che prezzo?

Nel giro di pochi mesi molte fantasie (che tali già apparivano anche
all'osservatore più superficiale) sono cadute, come quella che ci fosse una
domanda potenziale e un mercato per il trading online mobile (comprare e
vendere azioni dalla fermata d'autobus); oppure per il cosiddetto
M-Commerce, che sarebbe la versione mobile del commercio elettronico. Va
sempre ricordato che quest'ultimo senza dubbio continuerà a crescere, ma
resterà confinato a una percentuale bassa degli acquisti totali, per tutti
i motivi ben noti: può risultare comodo e gradevole comprare i pelati e il
detersivo dalla Coop online o dall'agguerrita rivale Esselunga, perché sono
prodotti noti e si risparmia il viaggio all'ipermercato. E' già ora utile
la rete per acquistare merci lontane e irraggiungibili. Non lo è invece per
tutto lo shopping che incorpora esperienza e sensorialità: toccare un
maglione, provare dieci gonne, annusare un profumo sull'incavo del polso.
Eccetera.

Un'altra virtù del mobile, pur teoricamente possibile, si sta rivelando ben
più complicata di quanto raccontassero le diapositive dei consulenti di
mercato, ed è quella relativa alla cosiddetta localizzazione. La teoria si
enuncia così: grazie alla rete cellulare, i computer centrali sanno in ogni
istante dove si trova ogni abbonato (devono saperlo perché diversamente non
potrebbero indirizzargli le chiamate); questa precisione di cella può
venire ancor più migliorata inserendo nei telefonini un sistema satellitare
Gps come quello usato da escursionisti e amanti della barca: con esso si
conosce la propria posizione con un'approssimazione di pochi metri. E
allora? Allora chi passeggi per via del Corso potrà essere raggiunto da
informazioni precise che si riferiscono a lui, in quel luogo. I formidabili
computer della pubblicità online sapranno per esempio che lui è
appassionato di vini e potrebbero proporgli una degustazione in una cantina
che dista poche centinaia di metri, in quel momento. Sarebbe una forma di
promozione personalizzata e localizzata che fa incontrare nel tempo e nello
spazio l'offerta (di vini) e la voglia (di bevute). Oppure, viceversa, lo
stesso signore potrebbe essere lui a interrogare la rete, per chiedere
informazioni sul solito ristorante cinese più vicino, o in merito al garage
o alla pompa di benzina aperti.

Tutto ciò è certo possibile tecnicamente, ma da un lato richiede una
qualità del servizio altissima (informazioni sempre aggiornate, archivi
perfetti) e dall'altro non sembra in grado di generare abbastanza traffico
da giustificare gli investimenti. Cui si aggiunge un altro problema non da
poco: tutti questi servizi mobili dovrebbero essere gradevoli e facili da
usare: già oggi è più comodo chiamare con un telefono qualsiasi il servizio
prenotazioni dell'Alitalia che cercarsi il volo e le tariffe opportune
navigando nel suo sito Internet; occorre meno tempo ed è più facile;
provare per credere.

Dunque potranno avere eventualmente successo solo quelle prestazioni che
siano altrettanto semplici e rapide del contatto vocale da persona a
persona. Le quali non si vedono e semmai quelle proposte sono di una
complessità scoraggiante.

Alcuni immaginano che il telefono cellulare possa trasformarsi in un
borsellino elettronico, capace di sostituire in un colpo solo sia il
contante che le carte di credito. Ma provate a immaginare di pagare le
consumazioni al bar: il cassiere vi dice il prezzo, voi fate un numero
telefonico magari di 11 cifre, che corrisponde al registratore di cassa,
poi battete l'importo da pagare (cappuccino e cornetto, 1 euro e 70),
infine autorizzate il pagamento. E' evidentemente demenziale e inusabile,
eppure in qualche salone qualche tecnologo fissato ha presentato come un
grande innovazione il distributore di Coca Cola comandabile in tale maniera.