lavoro interinale l'ue vuole regole comuni



dal corriere di mercoledi 20 marzo 2002
Lavoro interinale: l'Ue vuole regole comuni
per rendere più accettato e quindi diffuso questo rapporto di lavoro che
negli ultimi tempi ha conosciuto un vero e proprio boom in tutta Europa.

Per realizzare un compromesso fra le posizioni finora inconciliabili delle
parti sociali, la Commissione Ue di Romano Prodi si appresta a varare una
direttiva che superi lo stallo. Motivo di contrasto, finora, è stata
soprattutto l'equiparazione - chiesta dai sindacati e respinta dai datori
di lavoro - fra i lavoratori ad interim e quelli assunti a tempo
indeterminato. Obiettivo della direttiva è quello di fissare standard
minimi europei di tutela per gli interinali e rendere così questa formula
di impiego più attraente, a vantaggio delle aziende che potrebbero
attingere a una forza lavoro maggiore di quella attuale: in media circa 2,2
milioni di persone, 1,5% del totale Ue (dato 1998), cifra che con una
legislazione adeguata si stima potrebbe triplicare a 6,5 milioni nel 2010.

La diffusione del lavoro interinale non è omogenea in Europa. Si è diffusa,
è vero, un po' ovunque, crescendo complessivamente, durante gli anni
Novanta, del 10%. In Italia, però, l'aumento è stato minimo (0,16% del
totale dei dipendenti) e massimo in Olanda (4,5%). L'80% di questa
categoria di lavoratori si concentra in Olanda, Gran Bretagna (4% della
forza lavoro), Francia (2,7%) e Germania (ma pari solo allo 0,70% del totale).

Secondo studi citati dalla Commissione, gli interinali guadagnano meno dei
dipendenti loro comparabili (con uno scarto del 10-15% in Spagna e del 60-
78% in Germania). Ma, sempre a seconda dei paesi, fra il 29 e il 53% di
loro passano al tempo indeterminato già nel primo anno dopo l'assunzione
dall'agenzia ad interim. 

Intanto, in Italia, una ricerca resa nota in occasione del Salone del
Lavoro "Task 2002" e condotta dall'Ispo per conto della Metis, rivela che
il 62% dei giovani ritiene che il lavoro interinale sia "un lavoro vero"
contro il 42,6% di coloro che non hanno mai vissuto una esperienza di
lavoro interinale. Riguardo all'utilità di questo strumento, il 60,7% del
campione "interinale" pensa che il lavoro temporaneo sia più utile ai
giovani che alle aziende. La pensano diversamente i giovani che non hanno
mai avuto una esperienza di lavoro interinale e che quindi conoscono meno
le modalità di svolgimento del rapporto: il 61,2% infatti pensa che il
lavoro temporaneo sia utile solo alle aziende. 

Antonella De Gregorio