ambiente una nuova frontiera per l'occupazione



da affari e finanza

 
 
DOSSIER AMBIENTE lunedi 18 Marzo 2002 
 
 
Una nuova frontiera anche per l’occupazione

LAURA KISS

La nuova frontiera dell'occupazione è l'ambiente. In Italia, come nel resto
del mondo, la salvaguardia dell'ambiente ha prodotto un notevole sviluppo
di iniziative, tutte focalizzate al recupero, mantenimento e sfruttamento
delle risorse "pulite". Sono moltissimi e quasi tutti giovani, sono ad
altissima scolarizzazione, quasi tutti laureati e per la maggior parte
donne, le persone che negli ultimi due anni hanno trovato una prima
occupazione proprio in questo settore. Da una ricerca del ministero
dell'Ambiente risulta che per il 76% dei diplomati trovare lavoro nel
settore entro 6 mesi dal conseguimento del diploma universitario è stato
facile. Interessante è anche il dato che tra i diplomati occupati il 64,2%
svolge un'attività coerente con la scelta del percorso formativo e dunque
di grande soddisfazione. Le aree geografiche che hanno offerto le maggiori
opportunità occupazionali sono il Centro con il 87,3% e il NordEst con il
85,1% seguiti dalle regioni Nordoccidentali con il 73,3%; più debole è il
bacino di occupazione al Sud che tocca quota 52,2%. Nel comparto la
presenza femminile è ben più alta rispetto ai settori tradizionali: il
76,8% contro il 23,2%. Un'occupazione stabile è la condizione più diffusa
al Nord Est e al Centro, mentre il lavoro indipendente è più presente nel
Sud Italia. Inoltre al Sud sono scarse le forme di incentivazione quali
contratti di formazione o apprendistato.
La condizione lavorativa appare inoltre condizionata oltre che da variabili
di genere e area geografica anche dall'anno di conseguimento del diploma e
dall'età: essere presenti da qualche anno sul mercato del lavoro dà luogo
all'acquisizione di posizioni di maggior stabilità sia in termini di lavoro
dipendente che di lavoro autonomo. Chi ha trovato un’occupazione nel
settore fa parte nella maggioranza dei casi di piccole realtà: il 39,3%
lavora in strutture che non superano le 10 persone, il 20,5% in sistemi
produttivi di medie dimensioni e solo il 6,6% in una grande impresa o in un
ente. «Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a una grande crescita di
soggetti professionali soprattutto in relazione ai servizi collegati al
turismo naturalistico spiega Franco Ferroni, responsabile unità aree
protette del WWF Italia E' anche da prendere in considerazione il fenomeno
della cooperazione forestale che ha indotto un forte sviluppo nella
gestione del controllo della silvicoltura e nella prevenzione e
ricostruzione dell'habitat a seguito degli incendi boschivi. C'è un mondo
nuovo fatto di piccole realtà aziendali e di cooperative che si sta
sviluppando nel comparto. Con la nascita delle aree naturali protette che
sono oggi 458, oltre ai parchi naturali che sono passati da 5 a 21 e alle
riserve naturali dello Stato che sono oggi 143, si è sviluppato un mondo
del lavoro gestito da giovani che si occupano nella maggioranza dei casi di
gestire il flusso del turismo naturalistico. Pensiamo solo ai nostri campi
scuola estivi: ogni estate solo il WWF ospita circa 2000 bambini dai 6 anni
in su che soggiornano per un minimo di 10 giorni e che hanno bisogno di
assistenza e ospitalità. Tutta questa organizzazione viene gestita da
piccole società o cooperative».
Nelle aree protette lavora nel 5,8% dei casi almeno una società privata,
nel 1,9% lavorano almeno 2 società, nel 1,2% dei casi da 4 a 6 società. Per
le cooperative il discorso è analogo e, primo caso in Italia, la regione
Marche ha stipulato un protocollo d'intesa tra centrali cooperative e
regione per lo sviluppo delle opportunità occupazionali nel settore
ambientale. 
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