occupazione in italia crescita al rallentatore



dal corriere di martedi 12 marzo 2002

 
 Punto del giorno 
 
 
Occupazione: in Italia crescita al rallentatore
In uno studio della Bce sulla crescita della forza lavoro nel decennio
1990-2000, nell'area euro, emerge che in Italia la percentuale dei
lavoratori sul totale della popolazione attiva (15-64 anni) è cresciuta
appena dello 0,1%, passando dal 59,8% al 59,9%. In Germania si è avuto
addirittura un decremento: dal 71,7% al 71% della popolazione attiva. Alla
Germania, però, l'istituto presieduto da Wim Duisenberg riconosce
un'attenuante: il dato si spiega con le conseguenze della riunificazione.
"È il risultato del processo di adattamento dei lavoratori della Germania
est da un'economia pianificata a un'economia di mercato", recita lo studio. 
Analizzando, infatti, l'incremento della forza lavoro nelle regioni
dell'Ovest del Paese, emerge che la crescita si è mantenuta in linea con la
media dei paesi occidentali.

Nessuna giustificazione, invece, per la brutta pagella del Belpaese,
penultimo della classifica dietro a Olanda, la cui popolazione attiva, nel
decennio preso in esame, è cresciuta dell'8,7%, Irlanda (+6,8%), Belgio
(+6,5%), Spagna (+5%), Lussemburgo (+4%), Grecia (+3,9%), Portogallo
(+2,2%) e Francia (+1,7%).

Ed è soprattutto ai fanalini di coda della classifica che la Bce indirizza
il monito a intraprendere riforme strutturali più radicali rispetto a
quelle che già hanno fatto compiere passi avanti al mercato europeo del
lavoro nel corso degli anni '90. Nel decennio scorso le riforme varate in
Europa hanno consentito una sensibile crescita del livello di occupazione e
un significativo calo della disoccupazione in alcuni paesi, in particolare
nel corso dell'ultima fase di crescita economica, ha sottolineato
l'istituto di Francoforte. Esistono, tuttavia, ancora notevoli scompensi in
alcune aree, che rendono necessario e urgente proseguire sul sentiero delle
riforme.