pensioni:fondi d'azzardo



dal manifesto

     
    
 
    
 

06 Marzo 2002 
  
 
   
Pensioni d'azzardo 
Quanto può rendere un fondo? Quanto incide la volatilità della Borsa? Il
modello dei fondi chiusi difende da casi come quello della Enron? Parlano
sindacalisti e operatori. Differenza tra fondi collettivi e risparmio
individuale in un bacino di oltre 10 milioni di lavoratori 
PAOLO ANDRUCCIOLI 

Il viaggio parlamentare della delega sulla previdenza è sospeso. Ma
l'obiettivo finale del governo di destra è molto chiaro: riduzione dei
contributi previdenziali (con effetti devastanti sull'Inps), ulteriore
indebolimento della pensione pubblica e cancellazione del Tfr. Il
lavoratore - se passasse la riforma Maroni - sarebbe privato della facoltà
di disporre della propria liquidazione e avrebbe solo il contentino di
poter "scegliere" a quale Fondo destinare i suoi soldi. Una palese
violazione delle libertà da parte del Polo delle Libertà, dicono spesso i
sindacalisti. La battaglia è però in pieno corso.
Continuiamo nel frattempo la nostra inchiesta nel mondo della cosiddetta
previdenza complementare e privata perché le due precedenti riforme delle
pensioni (Amato e Dini) hanno già ridotto il grado di copertura della
pensione stessa. Per capire i fondi pensione, bisogna prima di tutto
rispondere alle domande più frequenti. E' vero che nessuno potrà mai dare
la sicurezza dei rendimenti? E' vero che un lavoratore potrebbe rischiare
perfino di non recuperare i soldi che ha versato?
"Noi siamo contro la delega del governo Berlusconi - spiega Beniamino
Lapadula della Cgil nazionale - proprio perché impone l'obbligo della
cessione del Tfr. Siamo sempre stati a favore della scelta libera. Ma
abbiamo lavorato per costruire i fondi di categoria come sistema di
integrazione della pensione pubblica e con precise caratteristiche di
salvaguardia". Lapadula spiega che i fondi pensione "negoziali" ovvero
quelli di categoria sono stati pensati come difesa del valore solidaristico
(è una forma di risparmio collettivo che dà una forza maggiore rispetto al
risparmio individuale), insieme al valore della contrattazione nazionale e
al basso costo della gestione finanziaria, cosa che non si può avere con un
risparmio affidato alle banche, alle assicurazioni o alle Sgr (vedi
glossario).
E' pur vero, però, che anche i fondi negoziali dei sindacati sono basati su
forme di investimento finanziario e che quindi hanno un rischio insito.
Dipende sempre dal momento in cui si "esce". Se un lavoratore che ha
risparmiato negli anni dovesse uscire in un momento di crollo delle borse
sarebbe ovviamente penalizzato. Si sta studiando però un sistema di
protezione che consiste nel ridurre progressivamente l'esposizione
finanziaria e la volatilità man mano che ci si avvicina al momento della
pensione. "Per i fondi chiusi - ci spiega un operatore di una Sgr - non
potrà comunque mai capitare un caso alla Enron perché i fondi non sono mai
basati solo sulle azioni di una singola società". La garanzia di base
starebbe proprio nel modello della diversificazione degli investimenti, nel
controllo e nel modello della tripartizione dei poteri. "Un fondo negoziale
- ci dice ancora l'operatore - ha infatti un gestore finanziario scelto con
gare pubbliche, un service amministrativo (che gestisce i versamenti) e una
banca depositaria". Tutte le attività e le scelte di un fondo chiuso sono
sottoposte al controllo permanente della Covip (commissione di vigilanza
sui fondi pensione). Se un fondo avesse voluto fare scelte a rischio come
quelle della Enron, la Covip sarebbe intervenuta molto prima del disastro.
Certo, dicono sia i sindacalisti che gli operatori finanziari, c'è ancora
molto da lavorare per mettere a punto un sistema che in Italia è stato
appena avviato dato che su decine di fondi autorizzati solo otto fondi
negoziali sono già operativi.
Le scelte dei singoli fondi sono comunque molto diverse tra loro. Basta
analizzare i dati della Covip sui rendimenti dei fondi chiusi per scoprire
che ce ne sono di più "aggressivi" dal punto di vista finanziario e di più
tranquilli. I metalmeccanici di Cometa, per esempio, hanno operato scelte
più prudenti del fondo dei chimici. Diversi anche i gradi di rendimento
medio tra fondi chiusi e fondi aperti. Nella relazione del 2000, la Covip
stimava un rendimento medio del 3,6% dei fondi sindacali e un rendimento
del 2,9% per quelli aperti. Alla fine del 2001 gli iscritti ai fondi aperti
(nella maggior parte lavoratori autonomi) erano 285 mila. Ai fondi di
categoria erano invece iscritti 1.013.320 lavoratori. Ma il bacino
potenziale degli aderenti ai fondi chiusi è di circa 9 milioni di
lavoratori dipendenti e circa 4 milioni di lavoratori autonomi. (2.continua)



 
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