il lavoro atipico fa aumentare la poverta'



dal nuovo.it

  
  
Lunedi, 24 Dicembre 2001    13:18  
 
Il lavoro atipico fa aumentare la povertà


Uno studio della Banca d'Italia rivela che il lavoro atipico comporta
redditi contenuti e di conseguenza accresce il numero di coloro che vivono
in condizioni economiche ristrette 
  
 
ROMA  - Il lavoro atipico comporta redditi contenuti e, di conseguenza
aumenta il numero di coloro che vivono in condizioni economiche ristrette.
E' la conclusione alla quale si arriva leggendo i dati elaborati in uno
studio pubblicato dalla Banca d'Italia che, analizzando i legami tra
dispersione salariale, lavoratori a bassa retribuzione e povertà, rileva
come il forte aumento della quota di lavoratori a bassa retribuzione
registratosi negli anni '93-'98 ''è interamente dovuto alla diffusione dei
lavori a tempo parziale''.

 ''L'uscita dalla grave recessione del 1993 e l'aumento dell'occupazione
che si è avviato nel 1995 - si legge nello studio - hanno coinciso con un
considerevole sviluppo delle cosiddette formecontrattuali “atipiche”, e con
grandi trasformazioni nella struttura per età, sesso e livello di scolarità
degli occupati''.

Dai dati di Bankitalia emerge che diseguaglianza delle retribuzioni e
percentuale dei lavoratori a bassa retribuzione (cioè con un salario
inferiore ai due terzi delle retribuzioni medie a tempo pieno) vanno di
pari passo: con l'aumento dell'una, aumenta l'altra. La quota dei
lavoratori pagati poco, ''scesa dal 17% del 1977 all'8% del 1989 - si legge
nello studio - è infatti tornata a salire al 16% nel 1993 e, dopo una calo
al 14% nel '95, ha raggiunto un picco del 18% nel 1998''.

Secondo quanto rileva Bankitalia, ''l'aumento tra il 1993 e il 1998 -
sottolinea l'analisi - è interamente dovuto alla diffusione dei lavori a
tempo parziale, tenuto conto che l'incidenza dei lavoratori a bassi salari
tra quelli a tempo pieno è rimasta costante al 12%''.

Nel dettaglio, dalle tabelle emerge che i lavoratori pagati poco sono più
donne (il 25,9% nel 1998) che uomini (13%); hanno per lo più meno di
trent'anni (il 34% ); vivono al Sud (27,6%) e hanno un'istruzione solo
primaria o secondaria (26,6% e 23,3%). Ma sorprenderà sapere che negli
ultimi vent'anni tra di essi è aumentata fortemente la percentuale dei
laureati, che nel 1998 rappresentavano il 7,3%.