[Ecologia] Sardegna: paesaggio salvato da un pastore






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Il vecchio pastore sardo vince la battaglia contro il colosso dei resort.

Dopo tanti anni di lotta, in tutti i tribunali, Ovidio Marras ha sconfitto i giganti del mattone che progettavano hotel a cinque stelle con lussuose suite vista mare

http://www.lastampa.it/2016/02/05/italia/cronache/il-vecchio-pastore-sardo-vince-la-battaglia-contro-il-colosso-dei-resort-tlS1K1ldH3YZ4lPh7DignL/pagina.html

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Una storia eroica, positiva e vittoriosa. Bisogna però chiarire e stabilire una volta per tutte che i veti non possono essere assoluti, dispotici e totalitari.

Se altri umani vorranno vivere su un proprio terreno vicino al vecchio pastore sardo dovranno poterlo fare e senza dover prendere una partita iva per avere il permesso di carrieristi pubblici che seguono un interessato modello di gestione del territorio. Questo modello fa sì che, chi sfrutta economicamente la terra, chi ci svolge attività economiche, può accasarsici sopra come vuole, mentre come essere umano gli è vietato perfino fare un pollaio e tantomeno far una casa per i figli vicino alla propria.

L'elevata densità demografica nazionale e mondiale metterebbe in chiaro (se solo i carrieristi pubblici informassero i popoli) che se non ci si riproduce è meglio. Ma chi è nato deve poter vivere, non solo sopravvivere. I già nati vanno lasciati vivere come desiderano, non come polli nelle gabbie approvate da carrieristi e professionisti.

Se un umano sente l'esigenza di vivere su un proprio terreno non deve essere costretto a chiedere e vedersi negare il permesso dai carrieristi pubblici bensì, semmai, in caso di particolari addensamenti antropici, ad una assemblea di vicini. I carrieristi pubblici non dovrebbero cancellare un diritto fondamentale come quello di vivere sulla propria terra bensì dovrebbero focalizzarsi sulla gestione delle proprietà pubbliche e sul controllo di grandi interventi sul territorio. Lasciando vivere i piccoli.

Oggi nessuno parla più di autosufficienza alimentare ed economica. Ma è proprio per la distruzione di modelli di tal tipo, per la cancellazione di libertà fondamentali dell'essere umano, che si è giunti a questo livello di onnipresente disperazione e dissolvimento di qualità come sensibilità e responsabilità. I paesaggisti (almeno i non professionisti, mossi invece da esigenze egocentriche) oggi pensano di far bene a porsi davanti agli umani spiandone i comportamenti perfino coi satelliti, per vedere se han montato un forno od una gabbia sul loro terreno, in tal caso scagliandosi su di loro come fossero mostri. In realtà essi alimentano quella società industriale e specializzata che già corre veloce verso la propria distruzione e quella dell'ambiente naturale. Per lasciar questo, adeguatamente modificato, nelle mani dei robot.


Danilo D'Antonio
339 5014947

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