Su Ilva grave attacco di Nichi Vendola agli ambientalisti di Taranto



anche se in ritardo - la mia posizione è espressa da questo articolo di rossanda - un caro saluto a tutt*

renato z. torino

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8174/

 

I corni del dilemma Rossana Rossanda - 31.07.2012

 

«Purché le due cose - difesa dell'occupazione e difesa dell'ambiente - vengano fatte insieme». Così scrive Alberto Asor Rosa, in occasione del dilemma fra chiudere l'Ilva smettendo di contaminare la zona o lasciarla aperta contaminandola. E ricorda che un dilemma simile si era verificato in val di Chiana, sul riuso di uno stabile dismesso, proposto da un'impresa che si occupava di biomasse e che aveva visto gli ambientalisti chianini disturbati da una invasione di disoccupati che volevano lavoro.
Giusto dunque operare insieme per lavoro e natura. Ma a chi si parla? Mi si permetta di protestare quando ci si rivolge, in ugual modo, alla proprietà e agli operai e ai loro sindacati. È un pezzo che anche questi sono accusati di essere stati "sviluppisti", e quindi avvelenatori del pianeta, anche da parte di noti padri della patria. Come se fossero loro a decidere se aprire o chiudere una fabbrica, e a determinarne le linee e l'organizzazione della produzione, nonché la distribuzione. Ma non sono loro affatto! Non essendo in condizioni di investire, può investire e decidere su che cosa produrre sempre e solo la proprietà del capitale. Agli operai non resta che afferrare un salario, se se ne presenta la possibilità, vendendo la propria forza di lavoro; salario con il quale vivono, non avendo altri redditi, e del quale quindi non possono fare a meno. La fabbrica inquina o, peggio, infetta? Non sono loro né a infettare né a smettere di infettare, non hanno scelta se non combattere, come hanno fatto al Petrolchimico di Marghera.
Ma è difficile chiedere loro di cambiare l'azienda, da cui traggono quel misero salario in cambio di niente. Ed è perfettamente ipocrita chiedere loro di produrre pulito, produrre ecologico. Essi non hanno scelta, e se sono messi davanti a quella di perdere il lavoro o rischiare di avvelenarsi, rischieranno prima di avvelenarsi, salvo battersi poi per rischiare di meno. Non possono fare altrimenti.
Per questo non parlerei di alleanza fra operai e capitale. Nella difesa di una produzione sporca, gli operai non sono "alleati" con la proprietà sono "ricattati" dalla proprietà. Quando Viale o altri dicono: si produca meno o si passi a una produzione ecologicamente sana, si cessi di inquinare il pianeta, a chi parlano? Seriamente? Seriamente possono parlare soltanto alla proprietà, privata o pubblica, diretta o per azioni, nazionale o multinazionale, e solo ad essa, i salariati non potendo decidere né che cosa né come né dove produrre. Sì, qualche volta hanno cercato di farlo, come nel '69, ma sono stati sconfitti dai padroni, dal governo, dalla stampa, in nome della democrazia, e la loro lotta è stata subito dopo resa sempre meno possibile dai licenziamenti in massa che sono seguiti. CONTINUA|PAGINA4 Chi si ricorda che la Fiat aveva allora 129.000 dipendenti? Ora, ci informa Gabriele Polo, ne ha circa 15.000. L'operaio è meno di un uomo libero, lo è meno di un altro cittadino.
Da un mese a questa parte, dopo la vittoria dei socialisti in Francia - socialisti, non bolscevichi, anzi un po' meno di socialdemocratici delle origini - il padronato dichiara in difficoltà una dozzina di grandi imprese. E ristruttura. Licenziando. Esempio: la Psa automobili (Peugeot +Citroen) ha annunciato ottomila "esuberi", tra l'altro chiudendo del tutto il sito di Aulnay, alla periferia di Parigi, del quale ha occupato più di metà della superficie. Poiché per un occupato nell'automobile licenziato si calcolano altre quattro perdite di posti di lavoro (dal panettiere, macellaio, fruttivendolo del sito, all'indotto vero e proprio) la Psa decide dunque di aumentare i disoccupati di circa 35.000 persone. Il governo protesta, e si dichiara disposto a una serie di aiuti soltanto a condizione che la Psa imposti la produzione in vetture elettriche, riducendo il noto inquinamento della benzina o diesel. Zac, il presidente del consiglio d'Europa, Rompuy, assieme all'altra testa fina che dirige la Commissione, Manuel Barroso, aprono un'inchiesta se ha diritto di farlo o no, per le conseguenze che questa condizione potrebbe avere sul mercato. L'altra grande azienda automobilistica, la Renault, che ha probabilmente commesso meno errori nella produzione, ha fatto in questi giorni un contratto con la Corea per le batterie che le servono per la medesima, il governo si dice d'accordo, ma a condizione che la proprietà coreana produca in Francia. Apriti cielo, protezionismo!
Nessuno osa dire in questo luglio fatale: menomale che meno automobili escono dalla fabbrica. Fanno troppo spavento le facce stravolte di chi ha lavorato dieci o venti anni per Peugeot o Citroen e si sente dire di colpo che sarà licenziato, e sa che di lavoro difficilmente può trovarne un altro. Ma nessuno neanche dice che i responsabili di questo disastro umano, e del peso che ne deriverà per i conti pubblici, sono i signori del Cac 40, le proprietà quotate in borsa. I "mercati" sembrano incorporei, quanto per il Vaticano lo spirito santo, che come loro spira dove vuole.
Si deve essere ecologisti. Ma quindi anticapitalisti. O, come minimo, sostenitori di una primazia del pubblico sull'economico, in modo da determinarne l'indirizzo e la non dannosità per l'ambiente. Perché non si dice anche questo? Perché dal 1989 in poi non si ha più coraggio di dire nuda e cruda la verità sul meccanismo dell'impresa del capitale, nonché sulla rinuncia della sfera politica, continentale o nazionale, a controllarle.
Per l'Ilva, come qualche anno fa per la val di Chiana, non c'è dilemma fra lavoro e ambiente, c'è un sistema di proprietà, accettato dalle ex sinistre, che distrugge l'uno o l'altro, o tutti e due.

----Messaggio originale----
Da: xenos at iii.it
Data: 27-lug-2012 20.31
A: <ecologia at peacelink.it>
Ogg: Re: [ecologia] Su Ilva grave attacco di Nichi Vendola agli ambientalisti di Taranto


anch' io condivido pienamente. Sarebbe interessante conoscere il parere di
tutti glim aderenti a qesta rete,

Franco
-----------------------------------------
Franco BORGHI
Via Frescobaldi 13 - 44042 CENTO
Tel.051.6836715 -Fax 051.18895462
Skype: fbfarabir
Cell.348.3802633
Reply to: xenos at iii.it - farabir at iii.it

----- Original Message -----
From: "Marco Boato" <boato at gpmail.eu>
To: <ecologia at peacelink.it>; <news at peacelink.it>; "Lista Taranto PeaceLink"
<taranto at peacelink.it>
Sent: Friday, July 27, 2012 5:22 PM
Subject: Re: [ecologia] Su Ilva grave attacco di Nichi Vendola agli
ambientalisti di Taranto


> CONDIVIDO PIENAMENTE!
> Marco Boato
>
> ----- Original Message -----
> From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
> To: <news at peacelink.it>; "Lista ecologia" <ecologia at peacelink.it>; "Lista
> Taranto PeaceLink" <taranto at peacelink.it>
> Sent: Friday, July 27, 2012 3:27 PM
> Subject: [ecologia] Su Ilva grave attacco di Nichi Vendola agli
> ambientalisti di Taranto
>
>
>> La storia di Taranto è cambiata per sempre. Nulla sarà come prima.
>> Dopo anni di omissioni, incuria, negligenza e connivenza sono arrivati al
>> pettine tutti i nodi irrisolti dell'Ilva.
>> La malapolitica a Taranto non ha protetto il suo territorio e la salute
>> della collettività.
>> Per anni una lobby di potere ha messo il silenziatore alla sofferenza.
>> Tale atteggiamento negligente è stato controproducente e non è servito a
>> proteggere i posti di lavoro. E' stato catastrofico.
>> Taranto Respira esprime solidarietà ai lavoratori danneggiati
>> dall'incuria ambientale dell'azienda. Abbiamo avanzato da tempo concrete
>> proposte di bonifica che consentirebbero di reimpiegare gli operai. Le
>> uniche proposte in campo sono state le nostre.
>> Per questo troviamo grave l'attacco di Nichi Vendola che ha dichiarato:
>> “Noi ci siamo sempre opposti ad un ambientalismo fondamentalistaed
>> isterico di chi pensa che tra i beni da tutelare non ci debba essere il
>> bene lavoro”.
>> L'ambientalismo a Taranto invece fin dal primo momento è stato
>> propositivo e responsabile.
>> La verità sul tappeto è un'altra: la magistratura è intervenuta perché la
>> politica ha fallito.
>> In questo momento deve prevalere il senso di responsabilità per dare un
>> futuro a tutti i lavoratori e per costruire assieme un'alternativa di
>> sviluppo ecosostenibile.
>>
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>> Saverio De Florio
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