catena umana per salvare l'acqua lucana e il mar jonio



Circa seimila persone 
sulla spiaggia di Policoro
«Il petrolio non è l’unica risorsa»Catena umana contro le trivelle
Circa seimila persone 
sulla spiaggia di Policoro23/07/2012 POLICORO - Salviamo l'acqua e il mare jonio. E’ per difendere il nostro mare, le nostre acque e la qualità delle nostre vite che, ieri mattina, circa seimila persone si sono prese per mano sulla spiaggia di Policoro. Un’immensa catena umana, organizzata dal Comitato No Scorie Trisaia, a cui hanno dato la loro adesione anche diverse amministrazioni pubbliche. Già l'anno passato, infatti, in occasione della prima iniziativa sono scese in spiaggia cinquemila persone. Quest'anno al sit-in hanno preso parte anche la Provincia di Matera e le amministrazioni comunali di Nova Siri, Rotondella, Policoro e Pisticci decise a rivendicare il proprio ruolo a tutela dell'acqua. «Sono circa due anni - hanno spiegato gli organizzatori - che il lago del Pertusillo è inquinato da idrocarburi, metalli pesanti e scarichi di fogna, ma i consiglieri regionali, con i parlamentari lucani, invece di salvare il lago idropotabile che disseta e irriga Puglia e Basilicata, hanno avviato con il Memorandum le procedure per il raddoppio delle estrazioni petrolifere in Basilicata (da 90.000 a 180.000 barili/giorno) e altre procedure per trivellare la Basilicata oltre i confini di Calabria e Campania. Tutto questo senza che il governo abbia stabilito ancora cosa ne riceverà in cambio di questo sacrificio la Basilicata». 
«Ora il governo Monti - spiegano - per aumentare il Prodotto interno lordo nazionale e di conseguenza gli utili dei petrolieri, vuole continuare a trivellare il Mar Ionio e l’Adriatico, riavvicinando alle coste (5-12 miglia) le piattaforme petrolifere, mentre in America sono proibite sotto le 80 miglia. Le istanze dei permessi di ricerca petrolifera nel Mar Jonio sono circa 10 e nel Golfo di Taranto».
Tutto questo con il beneplacito del governo regionale, che invece di salvaguardare la salute delle nostre acque, che restano un bene pubblico, continuano «a ignorare i cittadini e sminuiscono i gravi problemi connessi alle estrazioni petrolifere come l’inquinamento delle acque e i danni alle economie locali, tanto che siamo diventati la regione più povera d’Italia, con un alto tasso di disoccupazione ed emigrazione». 
«Senza l'acqua - ha detto Felice Santarcangelo - nessuna azienda e realtà sociale può vivere tranquillamente. Il petrolio è una risorsa, ma non l'unica di una regione che merita rispetto e considerazione».

F. Menonna