Re: posso provare a chiederti?



 
Cara Laura, non possiamo rinunciare a lottare sui due fronti, dichiararci sconfitti. Sono un po' manicheo sull'argomento. Chi privilegia l'azione violenta, se la faccia. Diventa un avversario se boicotta le azioni di chi lotta tramite la nonviolenza. Questa pregiudiziale deve essere espressa senza ambiguità prima di ogni manifestazione. Mi pare che essa sia stata esplicita  per il 23 ottobre in Valsusa. La non violenza è impegnativa: è più facile dare un pugno che riceverlo. Ma è vincente se praticata in massa: la polizia (il governo) non ce la fa a sparare su chi procede a mani nude (sarebbe meglio nudi, ma data la stagione). Le pregiudiziali, le parole d'ordine, chiare e inequivocabili, sono più efficaci dei servizi d'ordine (che vanno pure approntati) Ciao, Lino.
 
Diamoci un taglio

A mani nude, a volto scoperto, a testa alta

Il 23 ottobre 2011 la Val di Susa sarà nuovamente protagonista: taglierà le reti che la vedono ostaggio della lobby del TAV dicendo no ai tagli, ai salari, alle pensioni allo stato sociale, alla sanità, alla cultura.

Da quattro mesi una parte della valle è militarizzata, una vasta area è off-limits per i cittadini, recintata e protetta da reti posate illegalmente e difese da centinaia di poliziotti che proteggono un "cantiere che non ‘c’è".

Da quattro mesi chi denuncia questa situazione e protesta davanti alle recinzioni è bersaglio di migliaia di candelotti lacrimogeni al CS (un gas tossico vietato dalle convenzioni internazionali) e non si contano le intimidazioni a singoli cittadini e all’intero movimento notav.

Oggi appare sempre più evidente la follia di un progetto TAV Torino-Lione non solo per la sua inutilità dal punto di vista trasportistico, ma anche e soprattutto per l’enorme spreco di risorse sottratte alla collettività: a nessuno può sfuggire la volontà criminale di una classe politica incapace e corrotta, al servizio di quel sistema di "finanzieri senza volto" rappresentato dalle grandi banche e dai fondi di gestione, che non mostra alcun pudore a voler imporre l’opera mentre taglia pesantemente i servizi ai cittadini.

Il TAV è la punta dell’iceberg di questa follia imposta da governi che non rispondono più ai propri elettori (in Val di Susa viene negata ogni minima forma di dissenso politico) ma a quel mondo opaco che specula sulla crisi economica. E’ lo stesso mondo pronto a prestare i capitali necessari alla realizzazione del TAV costringendo tutti i cittadini italiani a nuovi sacrifici per rimborsare quei prestiti e a subire nuovi tagli ad uno stato sociale ormai al collasso.

Le reti illegali che in Val di Susa delimitano un cantiere che non c’è difendono in realtà questo sistema.

In Val di Susa sono sospesi i diritti, la democrazia è ferita, le reti delimitano un’area di illegalità mentre una Procura della Repubblica strabica si scatena alla ricerca di improbabili sovversivi e criminali al di fuori delle reti: nei loro confronti usa le denunce e il carcere per intimorire un’intera valle e nel frattempo le ditte che manovrano ruspe e trivelle (alcune delle quali in evidente odor di mafia) si sentono protette e il partito degli affari si sente autorizzato a sperare che prima o poi partano i cantieri.

Il 23 ottobre La Val di Susa dimostrerà loro che aprire i cantieri è una speranza vana: migliaia di cittadini marceranno per tagliare le reti, per aprire varchi nel recinto, per riaprire spiragli di democrazia.

In migliaia dimostreremo a testa alta che con la forza ed il sopruso non è possibile aprire alcun cantiere, né oggi né mai.

Lo faremo a mani nude, portando solo gli strumenti per abbattere le reti; lo faremo a volto scoperto perché non abbiamo nulla da nascondere, ognuno mostrerà la sua faccia pulita che chiede soltanto rispetto. Daremo un taglio alle reti e non porteremo alcuna offesa a chi dovrebbe difendere la legalità ed è mandato invece a coprire l’illegalità di recinti abusivi che offendono la nostra dignità.

In migliaia taglieremo le reti invitando chi sta dall’altra parte a desistere da violenze e rappresaglie, dal lancio di lacrimogeni e quant’altro: se l’invito non verrà accolto ci difenderemo dai gas, e chi dovesse dare l’ordine di aggredire cittadini pacifici che chiedono giustizia se ne assumerà la responsabilità di fronte al paese che ci guarda.

Migliaia di cittadini mostreranno che sono loro dalla parte della legalità e non hanno paura di difendere il loro futuro, che la loro è una lotta per la difesa dei beni comuni.

Il 23 ottobre sarà una giornata di resistenza attiva che coinvolgerà un’intera valle.

A tutti coloro che condividono le nostre ragioni e ci sostengono, chiediamo di dare visibilità alla nostra azione, a tutti chiediamo di comprendere il valore del nostro gesto, di rispettare il nostro modo di protestare civilmente.

Aprire varchi nelle reti, mostrare che non ci rassegniamo alla cancellazione di spazi di partecipazione democratica è il nostro obiettivo. Il risultato di questa giornata non si misurerà in metri di recinzione abbattuti ma sarà nella determinazione, visibile e forte, di una popolazione che non si rassegna al silenzio; sarà la dimostrazione che questo folle progetto TAV non potrà che rimanere sulla carta; il suo valore sarà nell’azione di massa coraggiosa, pacifica ma determinata a dare un taglio alle reti e agli inganni di una politica che chiede voti pensando solo alle tangenti generosamente offerte dall’alta velocità. L’Europa ne prenda atto, governo, partiti e lobby si rassegnino e non abbiano paura di perdere la faccia: noi la nostra faccia ce la mettiamo sempre e continueremo a farlo.

La lotta della Val di Susa non appartiene solo a noi, in questi anni ne abbiamo avuto continue conferme: è diventata anch’essa un bene comune da difendere.

Il movimento NO TAV

  

Sent: Monday, October 17, 2011 4:48 PM
Subject: posso provare a chiederti?

Ciao Lino, ho letto le tue osservazioni e la tua richiesta di essere in Val Susa a volto scoperto per tagliare le reti il 23 Ottobre...Sono molto d'accordo con quello che hai scritto ma alla luce di ciò che è accaduto (e che accadrà perchè lo sappiamo che non ce li toglieremo di torno con facilità) non credi poco opportuno richiamarci tutti a raccolta dopo  una settimana? Lo so che il potere non aspetta altro ma potrebbe attendere  funzionalmente la battaglia (pensa che linguaggio militarista ci tocca utilizzare per difendere i nostri beni comuni) ....allora ci si trova a dover lottare su due fronti contro gli invasori e contro gli invasati? Ero a Roma sabato e sono ancora fortemente scossa e per di più sono di Genova ed è un mix poco carino. Vorrei mandarti questo articolo di peacereporter e mi piacerebbe che questa discussione si allargasse ognuno nei propri ambiti. Sono in difficoltà, non so cosa sia più utile ora...scusa se ti ho disturbato con le mie osservazioni. E non mi sono neppure presentata: mi chiamo Laura Brusasco faccio parte dello Sbarco di Genova (iniziativa dello scorso anno con una nave partita da Barcellona con su centinaia di italiani lavoratori all' estero e approdata a Genova dove abbiamo preparato accoglienza e iniziative a tema) ho ricevuto le tue osservazioni da una mail di un compagno dello sbarco che quest'estate ha trascorso qualche giorno in Val Susa.
Da Peacereporter
I cosiddetti Indignados italiani hanno fallito. O, forse, noi italiani non abbiamo compreso a fondo il significato dell'indignazione.
Si dirà che c'erano molti pacifici che credevano di marciare pacificamente; si dirà che una frangia violenta ben organizzata, magari con il supporto di elementi stranieri, ha rovinato una manifestazione bellissima. I black bloc sono diventati un alibi troppo sconta...to in un modo di manifestare diventato anacronistico, ancorato a schemi che hanno almeno 50 anni di vita, modelli che il potere politico finanziario è ben preparato a fronteggiare. È impossibile evitare la violenza dei ragazzi vestiti di nero? Sicuramente è possibile tenerli fuori dalla festa.

È proprio in questo che gli organizzatori della manifestazione italiana (unica in Europa ad aver preso questa piega vergognosa) hanno fallito. Quello degli Indignados è un movimento nuovo, fresco, creativo, improvvisatore. A Roma il tutto è stato pianificato come una qualsiasi manifestazione sindacale con il classico raduno in Piazza della Repubblica e fine corsa a Piazza San Giovanni. Nulla di nuovo. Come nuove non erano le presenze alla manifestazione: bandiere di Sinistra e Libertà, dei Cobas, del Partito comunista dei lavoratori, dei No Tav non avrebbero dovuto esserci. Tanto meno il gruppo del "no tessera del tifoso". Sì, c'erano anche loro.

Le manifestazioni di Spagna, Israele e soprattutto di Wall Street hanno insegnato che non ha senso marciare senza senso e che soprattutto i numeri non contano: sono più efficaci 300 persone che arrivano all'improvviso nel cuore finanziario di un Paese che non un milione di persone davanti a una basilica.

E ancora i cori: sempre "Silvio pedofilo", "Silvio vaffanculo". È tutto molto limitato e cieco. Gli Indignados si muovono contro un sistema asfissiante politico-finanziario, di cui fanno parte tutti, anche i sindacati. Il bersaglio non è un solo governo e gli Indignados, per definizione, non possono e non devono sopportare il cappello di alcun partito. Magari, un giorno scopriremo che un corteo silenzioso, sobrio, senza musica e alcol spaventerebbe maggiormente i vampiri che ci guardano dall'alto.

Non sono state portate idee, nessun programma, nessuna richiesta, nessuna pretesa. Gli Indignados italiani hanno perso una grande occasione e ne sono responsabili perché da domani non si parlerà del futuro delle nuove generazioni, della disperazione delle vecchie, ma di una manifestazione con centinaia di migliaia di persone rovinata da un gruppo di criminali vestiti di nero.