Dolci melodie nei luoghi pubblici? No, cacofonia musicante al servizio del consumismo - Comunicazione Aperta





Commento di Paolo D'Arpini:

Dolci melodie nei luoghi pubblici? No, cacofonia musicante al servizio
del consumismo


Al proposito del Comitato "No all'inquinamento acustico e musicale nei
locali pubblici" (http://www.facebook.com/groups/266462213379875),
debbo precisare che sono un appassionato della musica, canto e suono
io stesso ed ho cantato e suonato con centinaia di persone e con
grande gioia ed emozione.. quindi non sono contrario a questa forma di
“espressione artistica", anzi la difendo!

Per questo abbiamo fondato questo Comitato.. ma il discorso, forse per
scarsa considerazione o mancanza di pazienza nella lettura del testo
fondativo, ha scatenato polemiche e critiche (alcune riportate anche
sul Giornaletto di Saul di ieri, vedi:
http://saul-arpino.blogspot.com/2011/08/il-giornaletto-di-saul-del-18-agosto.html).

Siccome qualcuno insiste dicendo che "se non si vuole ascoltare la
musica si può fare a meno di andare nei posti dove la suonano..”,
rispondo che non è poi così facile.. anche perché la suonano
praticamente ovunque.. E non è solo un problema di locali chiusi, ma
di luoghi pubblici aperti, pure lì ci sono amplificatori a palla
durante le feste.. il frastuono si ode a kilometri di distanza.. (ne
so qualcosa, purtroppo..).

Insomma per non sentire la musica uno non sa più dove rifugiarsi..
ovunque si vada c'è sempre qualcuno con un aggeggio elettronico che
inonda di bum bum bum l'aere. Che sia città, campagna, mare, in un
parco, sulle montagne, nelle foreste... il “rumore” imperversa.
Insomma per sfuggire alla “musica” ed all'inquinamento acustico
bisognerebbe volarsene in cielo... ma non in un aereo perché anche lì
si viene inondati da ritmi (aritmici) malefici... Insomma la poesia
della musica e del canto che erano il modo più nobile e santo per
esprimere spiritualità e gioia si sono trasformati in “lupi mannari”,
il simbolo e l'accompagnamento del consumismo..

I nuovi “inni” non sono più significativi suoni dal vivo ma rumori
elettronici cacofonici e privi di ogni melodia che dobbiamo sorbirci
come rimbambente utile alla società dei consumi.

Per concludere il discorso menziono solo tre commenti ricevuti al proposito:

1) ...il problema non è musica si o musica no. Il problema è il
livello acustico (decibel) con il quale si fa musica. Basterebbe
mettere il volume ad un livello basso, da sottofondo e il disturbo
sarebbe alleviato, almeno che si possa parlare e capire cosa gli altri
ti dicono. Senza sentir rompersi i timpani e il cuore. E' una
questione di buon senso e di civiltà.

2) ...ma rimane il fatto che se questa musica non fosse gradita alla
maggioranza della gente i locali rumorosi sarebbero poco frequentati a
tutto vantaggio di quelli silenziosi o quasi. Quindi vuol dire che al
grosso dei clienti sta bene così... perciò lasciamoli musicare come
gli pare.

3) ..non è una differenza fra "mi piace la musica" o "non mi piace la
musica" o di alta o bassa. Il fatto è che spesso che queste musichette
di sottofondo stanno lì per “distrarci”. Ma in questa epoca che stiamo
vivendo non dovremmo essere piuttosto vigili e attenti? E poi se vado
a un concerto di musica rock so cosa vado a sentire, ma se vado in
pizzeria o al supermercato non posso scegliere tra Chopin o Vasco
Rossi o il silenzio... Tu dici: allora stattene a casa! Se i locali
sono pieni nonostante la musica (o forse perchè c'è la musica?) una
ragione o mille ragioni ci saranno. Forse voglia di evasione? Al
grosso dei clienti va bene così? E quindi va bene così!?”

Avete avuto la pazienza di leggere sino in fondo? Ora abbiate la
pazienza di rifletterci sopra!

Paolo D'Arpini

Circolo Vegetariano VV.TT.