Da Contropiano - I Comitati antinucleari cercano una prospettiva



I Comitati antinucleari cercano una prospettiva

 redazione Contropiano

 

 

Si è tenuta a Roma (Chiostro della Facoltà di Ingegneria) l’assemblea nazionale dei comitati contro il nucleare, o ancora meglio del Comitato “Vota SI per fermare il nucleare”, nato alcuni mesi fa per affrontare la campagna referendaria.

Un’assemblea indetta, come dice la stessa convocazione, per interrogarsi sul proprio futuro. Infatti, dopo la vittoria del referendum del 12 e 13 giugno scorso contro la reintroduzione in Italia della produzione di energia nucleare, ora il problema che si pone è come continuare la mobilitazione e l’azione politica per non rendere questa vittoria fine a se stessa.

Un’assemblea molto partecipata, evidentemente il successo referendario smuove l’entusiasmo, alla quale erano presenti un po’ tutte le associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Green Peace, Fare Verde, ecc), altre associazioni e comitati nazionali (Federconsumatori, Forum Ambientalista, ARCI, ecc.), alcuni comitati locali. Ma anche molti volti noti della politica legati, sia in passato che adesso, ai partiti della sinistra che, se pur attualmente in quota pienamente a questi, si sono in molti casi presentati nei loro interventi come appartenenti a comitati ed associazioni: da Roberto Musacchio (ex parlamentare europeo del PRC e dal 2010 membro del Comitato Scientifico di SEL) a Gianni Mattioli (ex deputato dei Verdi, ex Ministro nel Governo Amato, dal 2009 membro del Coordinamento Nazionale di SEL), da Alfiero Grandi (ex Segretario Confederale della CGIL, ex membro del Consiglio Nazionale dei DS, Sottosegretario nei Governi Prodi, D’Alema e Amato) a Rosa Rinaldi (ex membro della Direzione Nazionale della FIOM, Sottosegretario nel Governo Prodi, attuale membro della Segreteria del PRC) passando per Angelo Bonelli (ex Assessore alla Regione Lazio, attuale Consigliere alla Regione Lazio, attuale Presidente della Federazione dei Verdi), solo per citarne alcuni. Non sono stati assenti neanche esponenti della CGIL, che ricordiamo arrivata solo all’ultimo momento nello schieramento dei SI, con ad esempio Oscar Mancini.

La relazione introduttiva, di Maria Maranò della Segreteria Organizzativa del Comitato ed esponente di Legambiente, oltre ai saluti e ai ringraziamenti di rito, una analisi prettamente statistica del voto referendario, un appello all’unità e all’indipendenza dai partiti, sinceramente un po’ difficile da sostenere visto i presenti e i relatori che si sono susseguiti, ha enunciato, senza particolari approfondimenti, i quattro punti per così dire programmatici del futuro del Comitato: a) porre l’emergenza climatica al primo posto nelle determinazioni territoriali globali e locali con il superamento delle fonti fossili per l’approvvigionamento energetico; b) riportare all’interno del movimento antinuclearista europeo le esperienze ed i risultati ottenuti in Italia; c) richiesta e/o proposizione di un piano energetico nazionale e locale che si basi su tre principi fondamentali: 1. riduzione dei consumi e risparmio energetico; 2. raggiungimento dell’efficienza energetica nei sistemi; 3. approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili; d) armonizzazione e riqualificazione delle tematiche del lavoro al nuovo scenario energetico.

Sono seguiti molti interventi, che hanno sostanzialmente ricalcato il taglio “diplomatico” della relazione introduttiva e i suoi punti principali, che a ben vedere avevano un netto carattere di tentativo di equilibrio tra le realtà presenti. Poco o niente, se non qualche accenno, peraltro poco convinto, agli scenari energetici internazionali, al mondo del lavoro (su questo l’attenzione ci è sembrata più incentrata verso le imprese che verso i lavoratori), sulla crisi energetica, sui modelli di sviluppo, alle passate privatizzazioni anche in campo energetico.

L’Assemblea si è conclusa, dopo circa sette ore, con l’approvazione di un documento conclusivo (che riportiamo in fondo) che non è riuscito a spingersi di molto più in avanti rispetto alle premesse.

Un cammino, ci sembra, tutto in salita per il Comitato o per il futuro, come sembrerebbe lo si voglia trasformare, Forum Italiano per l’Energia, per trovare la quadratura del cerchio nel passare dall’opposizione (il facile unificante no al nucleare) alla proposta, ma soprattutto se si vuole dare a questo movimento il respiro e le gambe che dovrebbe avere in termini di agire politico e soggetto di cambiamento. Soprattutto in assenza di una approfondita analisi di ciò che ha effettivamente espresso il voto referendario, degli attuali scenari energetici e di quelli che si apriranno anche dopo l’esclusione dell’energia nucleare in Italia, e una coraggiosa e radicale critica agli attuali modelli di sviluppo e agli attuali assetti internazionali espressi anche, e fortemente, dall’Unione Europea e dal suo centro produttivo.

Neve al sole, come dopo il referendum del 1987? Facciamo in modo che non lo sia.

 

Fonte  www.Contropiano.org