I: Calcata.... il luogo degli specchi






In questi giorni ho ricevuto varie email da un certo Edward Dallal,
statunitense, il quale mi diceva di essere interessato a girare un
documentario
su Calcata. Egli voleva rivolgermi delle domande sulla nascita del “fenomeno
Calcata”… soprattutto in chiave spirituale… Beh… Non so se ci siano molte
persone abitanti nel borgo antico che siano chiaratamente interessate alla
spiritualità.. Alcune ce ne sono, come ad esempio l’amica eggittologa Athon
od
i miei colleghi del Teatro Cinabro, e sicuramente i miei figli Felix e
Caterina
e l’artista Sofia Minkova.. Sì alcuni ce ne sono.

Ma Calcata viene descritta in modi molteplici dai media che continuamente se
ne occupano o se ne sono occupati, a volte si da importanza agli aspetti
“culturali” altre a quelli ambientali ed altre ancora all’esperimento
sociale
in corso…

Ad esempio mi è capitato di visitare Lazionauta, un blog in cui si parla dei
piccoli comuni del Lazio, ma ho notato alcune “imperfezioni” nella storia
pubblicata su Calcata. D’altronde la cosa è avvenuta anche in altri siti,
magari pure “ufficiali”… Perciò ho sentito il bisogno di dire ancora una
volta
la mia in merito al paesino che mi ha visto compartecipe della sua realtà
così
a lungo…

Ringrazio comunque tutti coloro che a vario titolo hanno voluto rivolgere un’
attenzione al borgo in cui ho vissuto gli ultimi 35 anni e di cui sono stato
uno dei primi scopritori o ri-abitante.. (pur non volendo fare la parte di
quelli che hanno “scoperto l’America..” che era già abitata da popolazioni
originarie…).

Vorrei comunque precisare che l’etimologia del nome Calcata, secondo me,
deriva dal fatto che è costruita su un basso acrocoro nella valle del Treja
ed
è “schiacciata”, ovvero più bassa di tutto il circondario.. Infatti da
Calcata
vecchia non si può osservare altro orizzonte che quello delle alture che la
sovrastano. Il fatto è che l’acrocoro in questione era anticamente un’isola
del
paleo Tevere e la valle del Treja fu in realtà scavata da quel fiume.. che
poi
cambiò corso e andò a scorrere dall’altro versante del Soratte.

Ho qui un raccontino adatto a descrivere Calcata:

VIAGGIO BREVE A CALCATA

Si potrebbe chiedere “chi non conosce Calcata?” Un paesino di cui persino in
India han parlato, che ha avuto momenti di grande fama in tutto il mondo in
seguito alle iniziative qui portate avanti. Ma la storia della Calcata che
conosciamo, è relativamente recente, l’inizio risale agli anni ’60 in cui
avvennero tre cose fondamentali:

1) Fu costruita una strada ed un viadotto che collega il borgo al resto del
mondo;
2) Una spedizione archeologica diretta dal Potter, studioso inglese del
territorio etrusco , rinvenne sulle tre colline di Narce, Pizzopiede e
Montelisanti un insediamento di 4 mila anni fa, di cui l’acrocoro di Calcata
era il centro sacrale;
3) Inizia il lento spopolamento ed abbandono da parte della comunità
originaria che si trasferisce in un paese nuovo, appositamente costruito a
monte del borgo.

Da quel momento il borgo viene lentamente “colonizzato” da cercatori di ogni
genere che convivono con i pochi paesani rimasti i quali non avendo altro
desiderio che “morire dov’erano nati” interloquiscono fortemente con i nuovi
venuti, trasmettendo loro un’importante eredità
culturale.

Ma cominciamo dall’isolamento di Calcata che restò irraggiungibile, se non a
dorso di mulo od a piedi, per un periodo lunghissimo di tempo, questo fatto
contribuì alla conservazione della cultura originaria del luogo che poi fu
trasmessa dai vecchi calcatesi ai nuovi venuti. Infatti quando all’inizio
degli
anni ‘70 arrivarono quei nuovi viandanti (tra cui il sottoscritto) essi
trovarono una tradizione intonsa basata su modi di vita e costumi Falisci.

Evidentemente Calcata è stata scelta dal destino, dopo essersi resa
invisibile
per migliaia di anni, per manifestare il massimo della visibilità. Ed è ciò
che
è avvenuto a partire dagli anni ’80 sino ad oggi.

Calcata è ormai un mito, come la magica Shangrilla sui monti del Tibet, che
appare e scompare a seconda di chi la cerca. Ed ora avviene,
inevitabilmente,
che l’immagine di Calcata sia utilizzata per creare una valvola di sfogo a
questa società in declino.

Calcata è vista come il luogo della fantasia, della libera espressione, dell’
alternativo possibile… C’è assolutamente bisogno di questo messaggio
rassicurante, come “ultima illusione” per mantenere la fiducia della gente
nel
presente. Se non vi fossero degli spiragli -come Calcata- di cui poter dire
“ancora si può vivere liberamente in questo mondo”, la società non avrebbe
più
speranza… (visti i tempi che corrono). Purtroppo questa immagine, per essere
funzionale al contesto sociale in cui viviamo, ha bisogno di molti specchi
che
la rendano interessante.

Così questo piccolo lumicino di cultura ed intelligenza che veramente “è” (o
“era”) Calcata, viene magnificato e contorto da una moltitudine di specchi
che
ne riflettono le diverse caratteristiche.

Gli specchi sono tanti e pieni di luminarie, il vero lume è uno solo e
completamente nascosto dagli specchi. Solo un messaggio pulito ed onesto,
teso
a liberare la possibilità irradiativa della luce stessa, farà si che l’
esperimento vissuto a Calcata possa manifestarsi come indicazione di un
percorso per “salvare” la specie umana, un tentativo grandioso ma modesto,
senza fanfare né riconoscimenti ufficiali, in cui il buon esempio sia il col-
legante sociale. Una società dell’apprendimento evolutivo continuo. Od
almeno
così mi auguro… Considerando che a Calcata, da quando mi son trasferito a
Treia, ho lasciati figli e nipoti….

Paolo D’Arpini
Presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.