Lettera al Presidente della Repubblica




in occasione della visita del presidente  in Basilicata

>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
>Lettera al Presidente della Repubblica
>
Egregio Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano,
chi Le scrive è un movimento di cittadini nato all'indomani della 
mobilitazione pacifica  popolare lucana del 2003, contro la decisione imposta 
dall'alto, e senza condivisione con gli abitanti del luogo, di realizzare a 
Scanzano Jonico, in Basilicata, il deposito nazionale di scorie radioattive. La 
Basilicata è la regione d'Italia che Lei si appresta a visitare 107 anni dopo 
il prestigioso viaggio del primo ministro del Regno d'Italia, Giuseppe 
Zanardelli.Questo movimento è rimasto in questi anni ad osservare come le 
multinazionali dell'energia, i potentati economici e la politica regionale e 
nazionale si siano mosse sul territorio lucano che, come ben saprà, è oggetto 
di una ampia coltivazione mineraria, sia petrolifera che di metano. Qui si 
estrae circa l'80 per cento del petrolio e del gas coltivato in Italia, 
corrispondenti a circa il 30 per cento del fabbisogno energetico nazionale.
>Le scriviamo per sollevare la Sua attenzione verso due problematiche per noi 
importanti: l'inadeguatezza delle Via, Valutazioni di impatto ambientale, in 
tema di perforazioni minerarie; i rischi di inquinamento delle falde freatiche 
e dell'aria dei paesi lucani.Le Via, infatti, non obbligano le compagnie 
minerarie a svelare le sostanze usate per perforare la crosta terrestre (sono 
segrete) né contemplano più i rigidi esami piezometrici validi fino al 1991 e 
né vietano alle società petrolifere di perforare ai confini immediati dei 
centri abitati o a ridosso delle case dei cittadini lucani, in barba alle 
sicure emissioni di polveri, Pm10, Cov, Ipa, Benzene e Idrogeno solforato e in 
barba anche al grave fenomeno delle subsidenze. L'abbassamento del suolo 
terrestre che proprio in Italia (e non in remote lande terrestri), negli anni 
'60, provocò le alluvioni tragiche del Polesine a causa delle estrazioni 
petrolifere attive nell'area del Po.
>Non solo: con una parola inglese, "work over" - usata per favorire 
l'incomprensione nella comunicazione con l'amministrazione pubblica e, tramite 
essa, con le popolazioni che rappresentano -, addirittura, riperforano nelle 
vicinanze dei pozzi che si ostruiscono durante la normale attività estrattiva, 
saltando persino l'obbligo di presentare una nuova Via (e questo, nonostante le 
Valutazioni di impatto ambientale oggi siano meno rigide del passato). 
Riperforano il terreno attorno al pozzo otturato - e perpetuano un grave 
rischio di inquinamento - semplicemente inviando una comunicazione al Comune e 
alla Regione interessati. Se per caso una vena di acqua non è stata toccata dal 
primo pozzo, potrebbe esserlo nella seconda e attigua perforazione: Le sembra 
onesto parlare di work over, cioè di  "manutenzione"? Senza soffermarci molto 
sugli altri rischi da perforazioni, quelli sismici, (dovuti alle tecniche di 
"air gun" utilizzate dalle compagnie minerarie per i sondaggi del sottosuolo) e 
quelli radioattivi e cancerogeni (esistono condanne in America a società 
estrattive per l'uso di sostanze come l'americio 239 e il berillio, utili alla 
perforazione della crosta terrestre), e senza dilungarci più di tanto nemmeno 
sull'assurda composizione societaria delle compagnie minerarie, tutte aziende 
srl, a responsabilità limitata, nonostante una loro svista operativa possa 
determinare vere catastrofi, vorremmo mettere in evidenza quella che viene 
percepita come la conseguenza più terribile per noi lucani. L'Istituto 
nazionale dei tumori (dunque non un centro di ricerca privato, ma il fiore 
all'occhiello della lotta al cancro), in una recente indagine pubblicata nel 
2009, "I tumori in Italia, profili delle regioni italiane", http://www.
istitutotumori.mi.it/istituto/attivita/tumoriinItalia.asp, ha osservato in 
Basilicata - considerando gli ultimi dieci anni - un andamento percentuale di 
nuovi tumori doppi rispetto alla media nazionale. Tanto è che si è raggiunto in 
appena un decennio il pareggio con la media nazionale delle percentuali di 
nuovi malati di cancro (va da sé che evidentemente in questa terra c'erano 
condizioni di vita ottimali, visto che prima delle perforazioni la percentuale 
dei malati di tumore viaggiava intorno alla metà della media nazionale). Dato 
epidemiologico generale, ricavato dai dati di ricovero nei centri oncologici di 
Rionero e di Matera, finora, scandalisticamente non seguito da alcun 
monitoraggio territoriale per capire effettivamente da quale area della regione 
provengano questi nuovi e galoppanti casi di tumore e quali rimedi cercare.Le 
normative disattese o alleggerite nella gestione dei permessi di ricerca e di 
perforazione alla fine finiscono per dare altra ed enorme libertà allo 
strapotere delle compagnie petrolifere in Basilicata, non sempre richiamate a 
far rispettare le regole. Noi, per il Suo prossimo viaggio in Basilicata La 
vorremmo invitare, tra le centinaia di pozzi esistenti, a visitarne alcuni tra 
i più esemplificativi del modo di procedere delle multinazionali srl degli 
idrocarburi.Pozzo Metaponto 1 (a Marconia, a ridosso delle ultime case del 
paese di 9 mila abitanti); pozzo  numero 12 di Pisticci (a Pisticci Scalo, a 
dieci metri da una casa colonica); pozzo Alli 2 or di Villa d'Agri (è prevista 
una perforazione a 500 metri dall'ospedale civile); pozzo Monte Alpi 1 est (a 1 
km. dalla diga del Pertusillo le cui acque finiscono nella rete dell'acquedotto 
pugliese); e, soprattutto, pozzo Rivolta 001 sul torrente Rivolta a Nova Siri. 
Questo ultimo pozzo, non solo fa vedere anche ad occhio nudo il rischio di 
inquinamento delle falde freatiche (hanno perforato all'interno di un letto di 
un torrente, contiguo - a meno di 2 km. - al letto di uno dei 5 fiumi più 
grandi della Basilicata, il Sinni), ma è il pozzo più paradossale della 
Basilicata. Attivo già da diversi anni (dunque più pericoloso di altri sui 
rischi di subsidenza), è situato a poche centinaia di metri di distanza dal 
sito di scorie nucleari di I, II e III livello del centro Itrec della Trisaia 
di Rotondella. Un fenomeno di subsidenza in quell'area può liberare 
radioattività e, qualora si verificasse, non esisterà più né il Metapontino né 
la Basilicata né ci sarà luogo dove nascondere la vergogna di una nazione che 
non sa mettere regole certe agli interessi delle compagnie petrolifere. Come 
sanno fare a tutela della propria terra e delle proprie genti, nazioni come la 
Norvegia e gli Stati Uniti. Giusto per citarLe due paesi occidentali tra i 
primi cinque 
>grandi Paesi produttori di petrolio. E tra quelli più garantisti della 
salute dell'ambiente e delle persone che lo abitano.
>No Scorie Trisaia, 
>movimento antinucleare 
>noscorietrisaia at libero.it
>