Re:[ecologia] L'ARABA FENICE di Lucia Venturi



Articolo eccellente... ma il picco è più prossimo dei 10 anni previsti... me l'ha detto l'uccellino!

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Date      : Wed, 5 Aug 2009 18:32:44 +0000 (GMT)
Subject : [ecologia] L'ARABA FENICE di Lucia Venturi







> da greenreport.it
> 
> L'araba fenice
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> LIVORNO. E' passato esattamente un anno da quando le oscillazioni
> del prezzo del petrolio greggio iniziarono una lenta, ma continua
> ascesa seguita a ruota da tutte le materie prime, comprese quelle
> alimentari. Il prezzo del greggio raggiunse la quotazione di 147
> dollari al barile nel luglio 2008. Negli Stati Uniti soffiavano già i
> venti della crisi e in Europa il dibattito era se fossimo di fronte ad
> una fase di recessione a livello mondiale, a cui in molti si
> affrettavano a dire che ancora non era il caso di allarmarsi anche se
> nessuno, però, era in grado di giurare che recessione non ci sarebbe
> stata. All'ascesa del prezzo del barile seguì in pochi giorni una fase
> discendente delle quotazioni, accompagnata da un'analoga discesa dei
> prezzi delle materie prime che compongono la cosiddetta categoria dei
> beni rifugio: oro, argento e altri metalli. Anche in quel frangente le
> domande si concentrarono su se e quanto sarebbe durata quella fase e
> quale effetto avrebbe avuto sull'economia.
> E' passato un anno, la
> crisi economico- finanziaria si è allargata senza confini e ha
> duramente intaccato l'economia reale i cui effetti, già pesanti, non 
> sono ancora del tutto dispiegati.
> Le domande adesso riguardano i
> tempi in cui usciremo da questa recessione e le antenne sono vigili ad
> individuare i germogli della ripresa. E' passato un anno e i prezzi del
> petrolio hanno cominciato a riprendere verso l'alto: l'ascesa
> cominciata da metà luglio ha fatto toccare ieri al Brent i 74 dollari
> al barile, il livello più alto registrato da ottobre e quasi il doppio
> rispetto a quello di dicembre e conseguentemente hanno ripreso a salire
> i prezzi di gran parte delle materie prime comprese quelle alimentari,
> in particolare lo zucchero (lo scorso anno era il riso). Una situazione
> in cui si incrociano fattori speculativi ma non solo.
> «Se i
> prezzi del greggio salgono ancora- avverte il capo economista
> dell'Agenzia internazionale dell'energia, Fatih Birol- questo potrà
> strangolare la ripresa economica». Come dire che potremo vedere
> seccarsi presto i germogli che faticosamente cercavano di spuntare. E'
> passato un anno, sono cambiate le cifre delle quotazioni del greggio
> (70 dollari meno), è passata una crisi economica sui cieli del pianeta
> a livelli paragonabili a quella del '29, ci sono stati dibattiti a non
> finire sui meccanismi che l'hanno ingenerata, sulle responsabilità e
> sulle misure da prendere per uscirne, sulla necessità di rivedere il
> sistema delle regole e dei controlli.
> Si è riaperto il dibattito
> sull'opportunità che in soccorso dell'economia finanziaria, oltre che
> su quella reale, dovessero o meno intervenire gli Stati, se questo
> avrebbe potuto comportare la fine del capitalismo o la sua
> trasformazione; il dibattito non si è ancora spento e ancora siamo di
> fronte a scenari in cui la speculazione sulle risorse, scarse, potrebbe
> mettere a rischio la difficile ripresa economica a livello planetario.
> Segnali
> di un modello che come l'araba fenice risorge dalle ceneri.
> L'avvertimento lanciato ieri da Fatih Birol, se letto assieme a quelli
> che da tempo il capo economista dell'Aie sta lanciando- la dicono lunga
> sulla necessità di cambiare un modello di sviluppo economico basato su
> questi canoni e sullo sfruttamento delle risorse energetiche come se
> queste fosse infinite.
> «Dobbiamo abbandonare il petrolio- ripete
> da tempo e in particolare ai paesi industrializzati Birol- e prima lo
> facciamo meglio sarà». La valutazione fatta dall'Aie sulla capacità
> produttiva dei campi di petrolio esistenti, fatta su oltre 800 campi
> petroliferi nel mondo (i tre quarti delle riserve globali), segnala che
> la gran parte di maggiori giacimenti hanno già raggiunto il proprio
> picco e che il tasso di declino della produzione petrolifera nei pozzi
> esistenti sta procedendo ad un tasso del 6,7% annuale. Che solo due
> anni fa era calcolata dall'Aie del 3,7%.
> Quindi il petrolio si
> sta esaurendo e lo fa a ritmi molto più veloci di quelli previsti ed è
> probabile che raggiunga un picco entro i prossimi 10 anni. Una
> situazione che potrebbe portare a conseguenze difficilmente (o forse
> nemmeno tanto) immaginabili per l'economia, se si aggiunge poi il fatto
> che la domanda di petrolio è in aumento e che gli investimenti per
> cercare e sfruttare giacimenti più difficilmente raggiungibili sono
> diminuiti, anche per effetto della crisi economica.
> «La via
> migliore per ridurre la dipendenza dal greggio - scriveva Cipolletta
> sul Sole 24ore a luglio dello scorso anno - resta quella di un
> consistente aumento del suo prezzo: proprio quello che sta succedendo
> adesso». Una transazione che - sempre Birol- ammette lunga e onerosa ma
> che deve essere messa al primo posto dell'agenda della comunità
> mondiale. Una strada che negli Stati Uniti, Barak Obama sta cercando di
> avviare, puntando in particolare su efficienza e rinnovabili.
> Mentre
> la risposta che viene dalla politica nostrana, già tiepida in tal senso
> si è ulteriormente raffreddata con la discesa del prezzo del greggio, e
> anziché impostare serie politiche volte all'efficienza energetica e
> alle rinnovabili è andata a rinverdire tecnologie obsolete quali il
> carbone e il nucleare.
> Prova ne sono il via libera dato in questi
> giorni dal Ministero dell'Ambiente alla riconversione di centrali a
> carbone e le norme per il ritorno al nucleare contenute nel ddl
> sviluppo. 
> «Il vero grande rischio - disse Pasquale Pistorio in
> una intervista a greenreport a settembre dello scorso anno- è che in
> attesa del nucleare non si faccia niente su efficienza, risparmio
> energetico e sullo sviluppo delle rinnovabili». Un rischio che sta
> divenendo una triste realtà.
> Lucia Venturi
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