MANIFESTO: IN IRAQ E' APERTA LA DANZA DELLE "BIG OIL".



Qualche stralcio da un articolo del Manifesto, l'articolo merita di essere letto integralmente ed e' possibile farlo sul sito del Manifesto,l'articolo e' del 4 luglio 2009 a pag. 9.
In molte zone del mondo, ad esempio nel Mare del Nord ed in Messico, la produzione petrolifera sta gia' declinando. Nuovi giacimenti di petrolio convenzionale sono sicuri solo in Medio Oriente (Arabia Saudita,Iraq,Iran). Petrolio non convenzionale ce n'e' ancora molto ma a costi altissimi ed e' da dimostrare che produca piu' energia di quanta e' necessaria per portarlo "all' uso finale"..
L' Arabia Saudita e' abbastanza tranquilla, in Iraq ed Iran le cose sono piu' complicate.
Essere al fianco di chi protesta a Teheran e' giustissimo, sacrosanto ma nella questione iraniana e' presente anche la questione petrolifera, cosi' come e' presente ancora in Iraq.


IN IRAQ E' APERTA LA DANZA DELLE "BIG OIL".


......Baghdad si affida dunque ai finanziamenti e al know how internazionali per consolidare, entro il 2015, il suo destino di grande produttore, in controtendenza con il declino che attende gli altri paesi produttori di petrolio, Opec o non.
Ma se questo e' l'obiettivo a breve termine del governo iracheno, affidato al grosso delle riserve quantitativamente accertate, le "big oil" hanno un altro obiettivo a medio termine e lungo termine:posizionarsi sulle riserve probabili, che porterebbero le riserve complessive dell' Iraq a livelli addirittura superiori di quelle saudite.....
.......Verso il governo regionale curdo poi Sharistani (ministro del petrolio n.d.r.) ha scelto la contrapposizione totale: qui il governo regionale ritiene, in assenza di legge, di interpretare letteralmente la costituzione e avere competenza assoluta sulla gestione di nuovi giacimenti e dei relativi contratti di sfruttamento con compagnie straniere;  solo di recente ha alleggerito il controllo per favorire le compagnie turke in Kurdistan, su pressione della nuova amministrazione USA.
Il ministro del petrolio inoltre si e' creato nemici temibili nell' Unione dei lavoratori petroliferi , quando ha cercato di imporre l' intervento di compagnie straniere con contratti di servizio nei giacimenti dove gia' operano con lodevoli risultati compagnie nazionali. Anche in parlamento cresce l' opposizione, tra quanti ritengono che il programma pluriennale di sviluppo produttivo, in assenza di una legge adeguata, preveda "modelli nuovi di contratti contrari agli interessi nazionali o addirittura incostituzionali....

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