Il prezzo dell´uranio cresce… e anche gli incidenti nucleari



www.greenreport.it 25/11/2008 Energia 
  
  Il prezzo dell´uranio cresce… e anche gli incidenti nucleari 
   
LIVORNO. secondo la società di consulenze Sia Conseil le preoccupazioni 
sull´aumento esponenziale del costo dell´uranio si basano su dati reali ma non 
sarebbero così importanti per il costo generale dell´energia atomica, anzi la 
discussione sui costi di energia fossile e nucleare secondo loro «è´ stata 
anche l´occasione per riaprire il dibattito sul nucleare, bandito dopo il 
referendum del 1987, che ad oggi costituisce l´unica alternativa immediatamente 
percorribile per sostituire a basso costo l´energia fossile e nello stesso 
tempo rispettare gli accordi di Kyoto tagliando le emissioni di CO2 dovute in 
gran parte ai fumi delle numerose centrali elettriche».

Una visione molto parziale della realtà quella di Sia Conseil, che spiega 
comun que che «il prezzo dell´uranio è salito alle stelle: in sette anni si è 
registrato un aumento del 1.000% e la libbra ha raggiunto alla fine del 2007 il 
prezzo record di 106 dollari. Questo fenomeno non sembra tuttavia aver 
conseguenze dirette sui mercati dell´elettricità e accendere preoccupazioni tra 
i produttori. L´aumento dei volumi di produzione di uranio si è registrato a 
partire dagli anni settanta, segnati dalla prima crisi petrolifera, in 
particolare per rispondere all´obbligo che le aziende energetiche nazionali 
hanno avuto di costituire riserve strategiche ma anche per via della corsa agli 
armamenti tra l´Unione Sovietica e gli Usa. Negli anni ´80, la produzione è 
crollata dopo gli incidenti in diverse centrali nucleari quali Three Mile 
Island (1978) e Chernobyl (1986) e dopo gli accordi di smantellamento degli 
armamenti nucleari tra Russia (Urss) e Stati Uniti. Da allora i produttori di 
elettricità hanno potuto utilizzare questo carburante a basso costo (meno di 10 
dollari la libbra) e non è stato più redditizio investire nell´esplorazione e 
nella produzione di questo minerale».

Secondo i dati Wna il consumo di uranio ha oggi superato la produzione 
(78.000 tonnellate di ossido di uranio) e i giacimenti esistenti si stanno 
esaurendo. La Sia Conseil ammette che «Il 33% della produzione proviene dalle 
scorte militari e civili che dovrebbero diminuire del 70% entro il 2030, mentre 
l´estrazione crescerà solo del 20%. Le attuali riserve naturali sono di 4,75 
MtU, sufficienti a coprire le esigenze per parco nucleare esistente per 70 
anni, ma la World nuclear association (Wna) stima che la capacità nucleare 
installata potrebbe anche raddoppiare entro il 2030 e generare una domanda 
totale di uranio di 6 MtU. 

Questa situazione strutturale ha portato a un aumento eccezionale delle 
riserve dal 2003, (salvo un´improvvisa riduzione delle transazioni spot nel 
primo quadrimestre del 2008) e prefigura nei prossimi anni a una ripresa 
dell´attività di ricerca di nuovi giacimenti di Uranio».

Nonostante questa evidente penuria annunciata di una fonte fatta passare 
talvolta e imrpopriamente come rinnovabile, si dice che «il prezzo del kWh in 
uscita dalle centrali nucleari è tuttavia dipendente solo per il 20% dal prezzo 
del carburante nucleare. Il resto è dovuto agli investimenti iniziali, alla 
manutenzione, all´arricchimento del carburante e al trattamento delle scorie. 
Il kWh "nucleare" è quindi abbastanza insensibile alla volatilità del prezzo 
dell´uranio: un incremento del 50% della materia prima porterebbe solo ad un 
aumento del 3,2% del prezzo in uscita dalle centrali (con lo stesso aumento del 
costo del gas naturale, il kwh prodotto dalle centrali a ciclo combinato a gas 
sale del 30% )». 

Ma a quanto pare è molto sensibile ai costi di costruzione, esercizio e 
manutenzione. Eppure, secondo Sia Conseil questo scenario abbastanza 
inquietante dovrebbe al contrario spingere l´Italia a «condurre una politica 
energetica di maggiore indipendenza, per far tornare in scena il nucleare, come 
evidenziato anche dai lavori e dagli investimenti che Enel sta realizzando 
negli ultimi anni: oltre a delle partecipazioni importanti in vari impianti 
nucleari stranieri (Russia, Bulgaria, Slovacchia, Romania, ecc. e sopratutto la 
partnership siglata nel 2007 con la francese Edf per gli impianti nucleare di 
nuova generazione Epr)». Quindi passeremmo da una dipendenza ad un´altra e da 
una carenza di risorse a investimenti su impianti che vedremo realizzati tra 
anni per utilizzare un combustibile che finirà prima del petrolio… 

Come si è visto ancora una volta l´esempio indicato è la Francia che sfrutta 
questa energia "pulita", peccato che proprio oggi dalla Francia arrivi una 
lista, non esaustiva e limitata ai più eclatanti, di incidenti negli ultimi 5 
mesi che dimostra che il nucleare non è né pulito né sicuro: 

7 luglio 2008 – Impianto Socatri-Areva di Tricastin (Drôme/Vaucluse): fuga di 
360 kg d´uranio dei quali almeno 74kg hanno contaminato il fiume Gaffière e i 
pozzi d´acqua potabile. 

17 luglio 2008 – Impianto FBFC-Areva di Romans sur Isère (Drôme) – rottura di 
una canalizzazione interrata di scarico di rifiuti uraniferi liquidi. 

23 luglio 2008 - Centrale nucleare EDF di Tricastin (Drôme) : contaminazione 
di 100 lavoratori. 

6 agosto 2008 – Impianto Socatri-Areva di Tricastin (Drôme) - L´Autorité de 
sûreté nucléaire suspende fino alla fine dell´anno tutte le attività 
dell´impianto che genera scarichi di carbonio 14, il limite annuale è stato già 
superato. 

22 agosto 2008 – Impianto Comurhex-Areva di Pierrelatte (Drôme). Scoperta di 
una fuga di uranio da una canalizzazione rotta probabilmente da diversi anni.

24 settembre 2008 - Centrale nucleare EDF di Chinon (Inde-et-Loire) – Olio 
industriale della centrale scaricato lungo 15 Km nella Loira a causa di un 
guasto ad una pompa. 

16 ottobre 2008 – Impianto FBFC-Areva di Romans sur Isère (Drôme) – 
sospensione delle attività a causa del livello più elevato di quanto consentito 
di uranio negli effluenti dell´impianto nucleare. 

7 novembre 2008 – Impianto Eurodif-Areva di Pierrelatte (Drôme): fuga di 
uranio dal circuito di raffreddamento e nuovo inquinamento del fiume Gafière. 

7 novembre 2008 - Centrale nucleare EDF di Tricastin (Drôme) – 2 fughe: acqua 
e ossigeno fuoriescono da una tubatura nella sala del reattore n°4, con forte 
rischio di esplosione, incidente risolto dopo due giorni di lavoro. 

19 novembre 2008 - Centrale nucleare EDF du Bugey (Ain). Un centinaio di 
litri di olio industriale si disperde nel Rhône per diversi chilometri.