RIPARTIAMO DA DOVE ERAVAMO RIMASTI ....... la Bioregione TUsco-Sabina.



Lettera aperta al Dr. Giuseppe. M. Amendola
Progetto - Un ponte sul Tevere

ed agli abitanti dela Valle del Tevere


Cari amici, comincio il discorso con una leggera disgressione sul tema della servitù energetica di Montalto di Castro e Civitavecchia.
Vedi URL: http://www.unonotizie.it/939-carbone-e-denunce-lettera-di-un-agricoltore-al-sindaco-sono-fiero-di-mia-moglie-che-difende-la-salute-della-famiglia-e-il-nostro-lavoro.php

Dopo aver letto questa lettera degna di attenzione di un agricoltore tarquiniese. Continuo l'esposizione dell'argomento di una riaggregazione in chiave bioregionale della Bioregione Tusco-Sabina.

Il problema delle centrali elettriche di Montalto di Castro e di Civitavecchia sta tutto nella concentrazione energetica, questa concentrazione che non è nei bisogni della Tuscia è legata alla volontà di produrre energia con fonti non rinnnovabili per soddisfare le esigenze dell'area metropolitana di Roma, in primis, e rifornire le industrie del centro e nord Italia, in secundis.  Se Roma cominciasse a produrre la propria energia recuperando tutto l'organico per ricavarne biogas già diverrebbe autonoma nei propri fabbisogni, se poi si incentivasse l'utilizzazione di pannelli solari su tutte le nuove costruzioni, l'energia sarebbe persino in sovrappiù. A quel punto a che servirebbero le  mega centrali a carbone e policombustibile (con la minaccia persino di tornare all'uranio) di Civitavecchia e Montalto?  
I diritti alla salute degli abitanti di Tarquinia, città confinante con le centrali, sono stati svenduti dal sindaco Mazzola, che li ha mazzolati ben bene accettando le 
"compensazioni" dall'Enel e denunciando alla magistratura chi in consiglio comunale chi si era opposto a questa sporca operazione commerciale sulla pelle altrui.
A questo punto, capirete che sarebbe estremamente utile per La Tuscia e la sabina di ritrovare le affinità storiche e la comunità interessi che potrebbero creare un volano di ripresa economica autonoma da Roma. La città di Roma e la costutuenda Regione Roma Capitale hanno in verità un solo interesse  quello di sfruttare il territorio circostante per ubicarvi sporchi servizi (vedi il costituendo areoporto low cost previsto a Viterbo, le centrali energetiche, le discariche e gli inceneritori, etc.) insomma tutto ciò che è inquinante  e scomodo senza quindi minimamente tentare di risolvere i suoi problemi in "proprio" ma continuando a gettare la monnezza "nell'orto del vicino". 
A questo punto mi auguro che gli abitanti della Tuscia e della Sabina comprendano la necessità di consorziarsi e condividere le responsabilità del territorio omogeneo di cui sono abitanti, chiedendo (contemporaneamente alla costituzione della Regione Roma Capitale) la costituzione della Regione Tusco-Sabina, comprendente i centri dell'Agro Falisco, della Maremma e della Sabina attualmente inseriti nella Provincia di Roma nonchè i distretti di Viterbo e Rieti. Tra l'altro questa soluzione aiuterebbe il riscatto  dalle dipendenze servili, nonche la crescita economica e ecologia del territorio Tusco-Sabino,  marcato da forte omogeneità sociale, produttiva e culturale.
Si sta programmando un convegno ai primi di ottobre per discutere queste faccende.
Vedi URL:     http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/08/30/dalle-lucumonie-congiunte-di-falisci-etruschi-e-sabini-alla-bioregione-tuscia-sabina/

Sarei lieto se l'argomento fosse di vostro interesse e se voleste conseguentemente aderire e partecipare e collaborare in tutte le forme. Grazie per l'attenzione sin qui dimostrata.

Paolo D'Arpini
Responsabile per la Tuscia
della Rete Bioregionale Italiana
Tel. 0761-587200