il nostro ambiente e la nostra azione



Le tute blu pronte a marciare per clima ed energia?
Allego questo intervento da Greenreport di oggi.
Quale è la posizione dei sindacati di Taranto di fronte a questa presa di posizione delle Organizzazioni Centrali?  Quale quella, di fronte a questo problema, nei confronti delle imprese siderurgiche e cementizie del nostro territorio? Essendo la situazione nostra tra le più drammatiche d’Italia, non sarebbe il caso di chiedere  con ancora più forza il rispetto di regole che saranno comunque sempre aggirate con la complicità diretta e/o indiretta dei politici locali? Tutti insieme?
Ubaldo Molinari


Seminario sulla direttiva delle tre venti a Roma organizzato dalla Cgil e dalla Fiom, a cui, oltre alle altre confederazioni sindacali, è stato richiesto di intervenire, novità non da poco, a Legambiente
di Massimo Serafini
	 
ROMA. E’ nota la posizione degli industriali italiani sulla direttiva comunitaria sul clima (le tre venti): svuotarne il più possibile gli impegni del comparto industriale, in particolare della sua parte più energivora (aziende termoelettriche, siderurgiche, del cemento e dell’auto).

Do per acquisita da parte dei lettori di greenreport la critica a questa posizione, il giornale l’ha più volte espressa, così come più volte abbiamo scritto e criticato la subalternità a queste posizioni dei decisori politici, di destra, ma anche di sinistra, recentemente confermata dalla richiesta della neoministra dell’ambiente Prestigiacomo di sconti sugli impegni di riduzione dei gas serra stabiliti per l’Italia, fatta al vertice di Kobe sul clima.

Meno nota è la posizione del mondo del lavoro e delle organizzazioni sindacali. Finirà, come in altre occasioni è già finita, che saranno proprio i lavoratori delle aziende energivore, siderurgia, produzione elettrica e del cemento, a sostenere la richiesta di sconti dei loro imprenditori e con essa quella del governo per il paese nel suo complesso?

Sarebbe un vero disastro che renderebbe irreversibile il declino industriale e tecnologico italiano. Non sembra che le cose vadano in questo modo. Così almeno pare emergere dalla discussione e dalle conclusioni del seminario sulla direttiva sulle tre venti, che si è svolto venerdì scorso a Roma, organizzato dalla Cgil e dalla Fiom, a cui, oltre alle altre confederazioni sindacali, è stato richiesto di intervenire, novità non da poco, a Legambiente. Il seminario era concentrato sul settore siderurgico e più in generale sulle aziende sottoposte alla riforma, predisposta dalla direttiva, dell’ETS (emission trade scheme).

Per farla breve non sembra che nei sindacati emerga, sebbene sia forte il ricatto occupazionale fatto dagli imprenditori (se non ci saranno sconti delocalizzeremo), la disponibilità a sostenerne le tesi. 

Al contrario è emerso un forte impegno a piegare, anche inserendo la richiesta nelle piattaforme contrattuali, il comparto siderurgico a perseguire l’obiettivo, previsto dalla direttiva per i settori ETS (-21% rispetto alle emissioni del 2005), ricorrendo ad interventi di miglioramento dell’efficienza energetica delle imprese siderurgiche e quindi il meno possibile ai costosi permessi ad inquinare che l’Unione Europea dal 2013 metterà all’asta. Oltre a ciò è da segnalare anche la richiesta che tutti i proventi ricavati dalla vendita dei permessi ad inquinare vengano destinati a misure di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. Non è mio compito stabilire quanto queste posizioni siano diffuse fra i lavoratori siderurgici. Lo si verificherà nelle consultazioni sulle piattaforme contrattuali. 

Ciò che mi preme è mettere in evidenza che la posizione di retroguardia assunta da questo paese nella lotta al cambio di clima, comprese le terapie nucleariste suggerite per combatterlo, ha meno consenso di quanto i media vogliono far apparire. Lo testimonia il fatto che l’adesione dei sindacati, in particolare di quelli delle categorie industriali, alla manifestazione sul clima di Milano non si sia esaurita nella partecipazione all’evento, ma sia proseguita nella ricerca di piattaforme rivendicative concrete e in possibili scelte di mobilitazione per sostenerle. E’ necessario ora un ambientalismo capace interloquire con questo percorso sindacale aiutandolo ad evolvere positivamente. Riuscirci vorrebbe dire avere creato le condizioni e i rapporti di forza per rendere credibile la svolta energetica ed ambientale necessaria per governare i mutamenti climatici e soprattutto rilanciare il paese.