terza linea dell'inceneritore di Brescia- le ragioni della sentenza di condanna della corte di giustizia UE





Breve storia della controversa Terza linea dell’inceneritore Asm Brescia

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  0. Premessa: Brescia ha l’aria più inquinata della Lombardia (e
     quindi d’Europa) da PM10, prodotte per oltre il 50% da emissioni
     industriali (APAT, /Qualità dell’ambiente urbano,III rapporto,
     /Roma 2006) e i bresciani hanno già nel sangue una contaminazione
     da diossine superiore agli abitanti di Seveso (la popolazione
     esposta della zona Caffaro con 430 pg-Teq/gr di grasso contro 306
     della zona A di Seveso, mentre 54 la generalità della popolazione
     di Brescia contro 51 della zona B a medio inquinamento di Seveso).
     L’inceneritore è un impianto che emette PCB e diossine, ovviamente
     “al di sotto dei limiti di legge”, e una grande quantità di NO_x ,
     precursori delle PM2,5.

  1. *30 gennaio 2002*, Delibera della Giunta comunale di Brescia,/
     Impianto di Termoutilizzazione Asm Brescia Spa. Realizzazione
     terza linea con impiego di biomassa,/ PG. 3935, in cui si approva
     la Terza linea (e una nuova centrale turbogas da 400 MW!) con
     l’assenso dell’assessore all’Ecologia dei Verdi Ettore Brunelli,
     in cambio di un contributo “straordinario” all’Assessorato
     all’Ecologia da parte di ASM, di circa 1 milione e mezzo di euro
     all’anno. Per aggirare l’ostacolo della VIA ( si noti che anche le
     due precedenti linee non sono state mai sottoposte a VIA,
     nonostante gli impegni a suo tempo proclamati da ASM!), si
     stabilisce che si debbano bruciare solo “biomasse”, termine
     ingannevole per indicare “rifiuti speciali non pericolosi di cui
     alla procedura semplificata”: si intendeva sfruttare, così, una
     norma controversa del decreto Ronchi che prevedeva per determinate
     tipologie di rifiuti non necessaria l’autorizzazione preventiva,
     ma solo una comunicazione alla Provincia ed il meccanismo del
     silenzio assenso (Art. 33 del Dlgs 22 del 5 febbraio 1997);
     inoltre, un decreto del 3 settembre 1999, di modifica del Dpr del
     12 aprile 1996 sulla valutazione di impatto ambientale, proprio
     per le procedure semplificate, esentava dall’obbligatorietà della
     VIA, anche se questa norma era contestata dall’Unione europea.

  2. *15 marzo 2002**: *L’Asm informa le autorità, in corso d’opera,
     che sta costruendo la terza linea ed intende avvalersi delle
     procedure semplificate. Non presenta quindi istanza per ottenere
     alcuna autorizzazione, ritenendo sufficiente la *licenza
     edilizia*, concessa a tambur battente (10 giorni) dal Comune di
     Brescia proprietario della stessa Asm e dell’inceneritore!

  3. *13 settembre 2002*: Le associazioni Cittadini per il riciclaggio
     e Comitato Ambiente città di Brescia inoltrano un atto formale di
     significazione e diffida a tutte le autorità competenti,
     iniziativa resa anche pubblica in un documento il *6 novembre*, in
     cui si contesta quella delibera del Comune e si motiva con
     dettagliate argomentazioni perché, ai sensi della legislazione
     nazionale ed europea*, la Terza linea debba essere preventivamente
     sottoposta a Valutazione di impatto ambientale.*

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  4. *3 dicembre 2002**:* Inascoltate, le associazioni Cittadini per il
     riciclaggio e Comitato Ambiente città di Brescia *ricorrono
     all’Unione europea* con una denuncia di inadempimenti del diritto
     comunitario, in particolare per la mancata valutazione di impatto
     ambientale per la terza linea dell’inceneritore Asm*.*

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  5. *1 luglio 2003**. *Nuova lettera delle associazioni Cittadini per
     il riciclaggio e Comitato ambiente Città di Brescia alla Provincia
     ed all’Arpa per ribadire la non applicabilità delle procedure
     semplificate per la terza linea e la necessità della VIA
     preventiva, anche perché le cosiddette “biomasse”, ovvero rifiuti
     speciali, Asm dichiarava di volerli mescolare con i rifiuti urbani
     prima dell’incenerimento.**

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  6. *6 agosto 2003**: *La Regione Lombardia risponde al quesito della
     Provincia del 7 luglio condividendo l’ipotesi che la terza linea
     non possa avvalersi delle procedure semplificate e che si debba
     applicare il normale iter con autorizzazione preventiva e
     conseguente valutazione di impatto ambientale.**

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  7. *25 settembre 2003**: *La reazione dell’Amministrazione comunale
     di Brescia, e quindi di Asm, è ben rappresentata dall’Assessore
     all’Ambiente, Ettore Brunelli, che, a proposito della mancata Via
     di Asm, dichiara: “Si poteva fare la Via? Sì, certo, si può sempre
     fare qualcosa in più. Anche se in Italia la Via è una procedura
     dai tempi incerti: sai quando la inizi, non quando la finisci” (M.
     Tedeschi, /Terza linea, spaccatura “verde”, /“Bresciaoggi”,).
     Quindi Amministrazione comunale ed Asm si mettono all’opera per
     studiare come sottrarsi comunque alla VIA.**

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  8. *1 dicembre 2003**: *Amministrazione comunale di Brescia ed Asm
     informano che si sta collocando un “muretto” divisorio nell’unica
     vasca dei rifiuti, per tenere separati i rifiuti speciali,
     destinati alla Terza linea, dagli RSU, nella presunzione che in
     questo modo si eviterebbe la VIA.**

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  9. *17 dicembre 2003*: L’Ue, Direzione per l’applicazione del diritto
     comunitario, decide di inviare allo Stato italiano la lettera di
     messa in mora per la mancata VIA ed altre violazione
     nell’inceneritore Asm di Brescia.**

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 10. *30 marzo 2004**: *Asm, in una comunicazione al Ministero
     dell’Ambiente, sembra essersi convinta di effettuare “al più
     presto” la VIA, anche se, a suo parere, non dovuta.**

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 11. *26 maggio 2004**: *Asm annuncia che ormai la terza linea è pronta
     per il collaudo, avendo lavorato a tambur battente per finire
     l’impianto (“cosa fatta capo ha”, dice il proverbio tutto
     italiano), mentre la VIA non è stata neppure avviata (l’/al più
     presto/ può attendere).**

 12. *7 luglio 2004*: La Commissione dell’Unione europea, non convinta
     dalle argomentazioni del Governo italiano, decide un ulteriore
     passo nella procedura di infrazione per la mancata valutazione di
     impatto ambientale, inviando il parere motivato al quale lo Stato
     membro dovrà conformarsi entro un determinato termine. In caso
     contrario, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia. Nello
     stesso parere l’Ue fa capire che nel frattempo l’impianto debba
     rimanere fermo per rendere effettiva la VIA. **

 13. *luglio 2004*: Comune di Brescia ed Asm, d’intesa con il governo
     di Berlusconi, Ministro dell’Ambiente Altiero Matteoli, decidono
     di attuare la VIA, con procedura straordinaria, accelerata e a
     Roma, aggirando la competenza di Arpa Brescia e Regione Lombardia,
     e soprattutto senza fermare l’impianto, che ormai funziona
     ininterrottamente a pieno regime **

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 14. *3 agosto 2004**: *Cittadini per il riciclaggio e Comitato
     Ambiente città di Brescia inviano una comunicazione formale a
     tutte le autorità competenti, compreso il Comune di Brescia,
     perché la VIA *sia effettuata a bocce ferme, quindi ad attività
     totalmente sospesa fino al termine della procedura, e revocando
     tutte le autorizzazioni illegittimamente concesse.*

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 15. *4 agosto 2004**: *Il Ministero dell’Ambiente sollecita Asm a
     presentare la procedura di VIA, lamentando che “non ha tuttora
     ricevuto l’istanza e la relativa documentazione”.

 16. *7 dicembre 2004**: *Asm presenta al Ministero lo Studio di
     impatto ambientale per la cosiddetta procedura di VIA**

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 17. *7 gennaio 2005**: *Cittadini per il riciclaggio e Comitato
     Ambiente città di Brescia presentano al Ministero dell’Ambiente
     Osservazioni sullo Studio di Asm, sottolineando in premessa:
     “*Illegalità della procedura: la valutazione di impatto ambientale
     deve essere effettuata prima dell’autorizzazione dell’impianto*”.
     Le stesse Osservazioni vengono trasmesse in copia all’Ue.**

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 18. *18 gennaio 2005**: *La Commissione dell’Unione europea, decide di
     deferire l’Italia alla Corte di Giustizia per violazione del
     diritto comunitario relativamente all’inceneritore Asm di Brescia,
     per omessa VIA e mancata informazione e consultazione della
     cittadinanza interessata. Nel frattempo, imperterriti, Comune di
     Brescia e Asm hanno continuato a far funzionare la terza linea a
     pieno regime, per non perdere i “tanti bei soldini” in particolare
     del Cip6 (circa 20 milioni di euro all’anno).**

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 19. *20 giugno 2005**: *Il Ministero dell’Ambiente “approva”
     frettolosamente la Via “per finta” della Terza linea Asm (6 mesi,
     probabilmente un record assoluto, ma del resto era una finzione!).**

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 20. *5 luglio 2007**: *La Corte di Giustizia europea condanna lo Stato
     italiano per la mancata VIA alla Terza linea dell’inceneritore Asm
     e per non aver comunicato gli atti al pubblico, non ritenendo
     evidentemente di nessun valore una procedura di VIA espletata ad
     impianto già autorizzato e già funzionante.

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*Considerazioni:*

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1. Vi era un modo per evitare questa disonorevole condanna: immediatamente dopo la prima messa in mora, fermare ogni attività costruttiva ed autorizzativa dell’impianto ed attivare la procedura ordinaria di VIA. Asm ed il Comune di Brescia avevano un obbligo morale ad operare in questo modo, anche perché l’inceneritore non era mai stato sottoposto a VIA, cioè il più grande inceneritore d’Europa in una delle città più inquinate d’Europa.

2. Sottrarsi alle proprie responsabilità con il parafulmine del Governo non ha alcun senso ed è anzi gravissimo quando si dimostra disprezzo nei confronti della Corte di giustizia europea (anche lì “toghe rosse”?), ribadendo che è tutto in regola, che la VIA è stata fatta ed è comunque valida, perché per a noi italiani va bene così, ci siamo “aggiustati”, alla faccia dell’Ue.

3. Per noi la sentenza dell’Ue sancisce che la terza linea sta funzionando senza la prescritta VIA, la quale, anche per la legislazione italiana, deve essere preventiva all’attivazione dell’impianto e ad ogni autorizzazione. Quindi le autorizzazioni a suo tempo concesse non hanno più alcun valore e l’impianto deve essere fermato: è ciò che chiederemo al Ministero dell’Ambiente, ma anche alle Magistrature. Solo allora, “a bocce ferme” dovrà essere riavviato il percorso ordinario e normale di VIA, ponendo innanzitutto il tema: *è accettabile e sensata in una città, con record assoluti di diossine nel sangue e di aria inquinata, l’installazione di una terza linea per rifiuti speciali importati, finalizzata quindi solo al business, di un inceneritore che comunque emette diossine e particolato secondario ultrafine?*

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 Brescia 6 luglio 2007 comitato cittadini per il riciclaggio