Ennesimo incidente mortale di caccia a Treviso.



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Comunicato del 27 settembre 2004

INCIDENTE MORTALE DI CACCIA A TARZO (TV). LA LAC ACCUSA: TROPPI CACCIATORI
SUL TERRITORIO E USO IRRESPONSABILE DELLE ARMI DA CACCIA.
MORTE 51 PERSONE IN INCIDENTI DI CACCIA SOLO NELLA PASSATA STAGIONE.
SI MUORE DI CACCIA 6,4 VOLTE PIÙ FREQUENTEMENTE CHE SUL LAVORO.

L’incidente mortale di caccia di domenica 26 settembre a Tarzo (TV), che ha
visto morire dissanguato Angelo Fava di 56 anni, è l’ennesimo di una lunga
serie di incidenti mortali che da anni si verificano nelle nostre campagne e
colline.
Solo nella passata stagione venatoria 2003/2004 in Italia si sono verificati
ben 130 incidenti di caccia con 89 feriti, di cui 75 cacciatori e 14 civili,
e con ben 51 morti, di cui 50 cacciatori e un civile. L’attuale stagione di
caccia sembra non smentire il bollettino di guerra dello scorso anno, in
pochi giorni di caccia, a partire dal 19 settembre, ci sono già stati 23
incidenti di caccia con 18 feriti, dei quali 15 cacciatori e 3 civili, e con
ben 6 morti, dei quali 4 cacciatori e 2 civili.
La LAC ricorda che nella Marca episodi come quello di Tarzo non sono nuovi,
meno di due anni fa, esattamente il 3 novembre 2002, a pochi chilometri di
distanza dall’incidente di domenica, esattamente a San Pietro di Feletto,
morì il cacciatore Miraval Pietro di 56 anni a causa di un colpo di fucile
sparato dal compagno di battuta Maset Giuseppe di 76 anni. Spesso le cause
di
questi incidenti mortali sono la troppa leggerezza usata nella detenzione e
nell’uso di queste potenti armi da fuoco; l’incidente di Tarzo si sarebbe
potuto evitare se l’arma fosse stata messa in sicura con l’apposito congegno
previsto per legge. La LAC ricorda inoltre il recente episodio di domenica
19
settembre che ha visto dei cacciatori colpire un'auto che era in corsa sulla
Pontebbana a Susegana, all'altezza del Colorado, episodio che poteva
trasformarsi in tragedia se il conducente avesse avuto il finestrino
abbassato.
“Le attuali leggi sulla caccia sono ormai inadeguate e sorpassate per una
società moderna come la nostra e per le nostre campagne fortemente
urbanizzate – ha commentato Andrea Zanoni presidente della LAC Veneto –
bisognerebbe bloccare subito la caccia e far rifare seri esami a tutti i
cacciatori; sono troppi i morti e i feriti per incidenti di caccia e non c’è
da stupirsene viste le condizioni in cui si caccia con un altissimo numero
di
cacciatori che esercita la sua attività violenta e pericolosa in un
territorio tra i più densamente popolati al mondo. Si tratta di una schiera
di dilettanti perché i cacciatori italiani non hanno avuto un addestramento
professionale all’uso delle armi, la maggior parte di loro non ha neanche
superato un esame in proposito perché ha preso la licenza di caccia prima
che
le leggi lo prevedessero. L’esame per la licenza che prevede solo una
grossolana conoscenza delle armi è stato previsto per la prima volta solo
nel
1977 con la legge 968. Ora, la maggior parte dei cacciatori italiani
attualmente in attività ha più di 43 anni, perciò cacciava prima
dell’entrata
in vigore di quella norma. Non c’è da stupirsi se le scarse conoscenze in
materia di armi danno esito mortale in una cinquantina di casi all’anno. Si
pensi che per gli Agenti di Polizia e Carabinieri prima di poter usare
un’arma passano addirittura dai 7 ai 12 mesi di duro tirocinio e lunghe
lezioni pratiche e teoriche. Bisogna poi inasprire le sanzioni per chi spara
vicino alle case ed alle strade prevedendo il ritiro della licenza e
aumentando e incentivando la vigilanza venatoria anziché limitandola come ha
fatto la provincia di Treviso con le guardie volontarie. Un esercito di
quasi
8.000 cacciatori che sparano nelle poche campagne rimaste nella Marca sono
troppi, bisogna introdurre subito il numero chiuso facendo cacciare non più
di 10 o 15 cacciatori per comune.”
Zanoni ha poi aggiunto: “Ogni sabato e domenica i cittadini ci chiamano per
segnalare spari sotto le proprie case e piogge di pallini, proprio sabato
una
signora di Mogliano ci ha chiamato terrorizzata perché dei cacciatori
avevano
sparato fuori di una stalla dove una cavalla gravida dovrebbe partorire tra
poco. L’indisciplina dilagante e la faciloneria con la quale i cacciatori
usano queste armi micidiali ci ha portati a scrivere un vademecum per i
cittadini che riporta tutte le regole che i cacciatori devono rispettare e a
chi chiedere aiuto, documento che tutti ci possono chiedere o che può essere
scaricato dal nostro sito www.lacveneto.it alla sezione informazioni (link:
http://www.lacveneto.it/Documenti/info/Vademecum.pdf). Noi dal canto nostro
invitiamo i cittadini a stare molto attenti ai cacciatori perché oggi si
rischia concretamente la pelle”.
Da un recentissimo studio del 2003 condotto dal Prof. Filippo Schillaci, di
Promiseland Italia, dal titolo “Se la caccia fosse un lavoro” che può essere
scaricato dal nostro sito www.lacveneto.it alla sezione informazioni, emerge
che se un’attività lavorativa si svolgesse nelle stesse condizioni di
rischio
della caccia questa sarebbe dichiarata illegale, lo studio arriva alla
conclusione che la caccia è incompatibile con i principi che vedono salute e
sicurezza del cittadino come valore primario ed irrinunciabile evidenziando
che mentre nel lavoro accade 1 incidente mortale su 3.500.000 giornate
lavorative, nella caccia si verifica 1 incidente mortale su 550.000 giornate
di caccia; ciò significa che si muore di caccia 6,4 volte più frequentemente
che sul lavoro e che nella caccia c’è una probabilità maggiore di 297 volte
che un incidente sia mortale (link per versione integrale:
http://www.lacveneto.it/Documenti/info/Caccia_lavoro_integrale.pdf oppure
per
versione riassunta
http://www.lacveneto.it/Documenti/info/Caccia_lavoro_riassunto.pdf).

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