il 29 ad Acerra



Il 29 Agosto in piazza ad Acerra contro il grande imbroglio


Si ricomincia ad Acerra il 29 agosto. Tale e tanta è la volontà di aprire
in quel territorio, già così massacrato, un megainceneritore che è in
realtà un mega-business. Sarà la prima manifestazione che torna a mettere
in rinnovata connessione il movimento per rilanciare una risposta ferma
alle forzature antidemocratiche e riaffermare le ragioni di una diversa
prospettiva economica e sociale. Così come a Scanzano, Terlizzi,
Civitavecchia, Temoli e altrove i comitati saranno di nuovo in piazza per
dare solidarietà ed esprimere senso di appartenenza e di comunanza.

Siamo stati capaci, dalle lontane lotte vincenti del referendum, di svelare
l'imbroglio del nucleare e di far fronte anche a chi nel nostro paese torna
a riproporlo. Dovremo - e lo saremo - essere capaci, con la determinazione
che ci è propria, a fare lo stesso per i rifiuti. Si parla di emergenza
rifiuti come se fosse un imperativo cui non potersi sottrarre, anzi è
proprio in nome dell'emergenza che si giustificano gli impianti di
incenerimento e li si impone anche con la forza. Ma anche questo è un
imbroglio.

In realtà la legge esistente - il decreto Ronchi - sia pure nella sua
modestia e contraddizione prevede tutt'altro così come le normative
europee: la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e il
riciclaggio. Prescrizioni ampiamente disattese in alcune regioni e invece
virtuosamente assunte da altri territori, ad indicare la concreta
fattibilità degli obiettivi fissati.

Ad Acerra se si dovesse fare - e noi ci adopereremo perché ciò non accada -
il contestatissimo termovalorizzatore, assieme ai rifiuti andranno in fumo
frutteti (già peraltro sbancati dalle prime ruspe per far posto al
cantiere) coltivazioni e aree preziose di pastorizia. L'insieme delle
attività agricole, già ampiamente compromesso dal vecchio e dalla
popolazione mai accettato stabilimento chimico della Montefibre, che ha
appesantito un territorio disseminato di diossina e agenti inquinanti, sarà
ulteriormente colpito. E la bonifica promessa rimarrà un miraggio
trovandosi l'intero territorio di nuovo sotto fattori nocivi.

Ma l'inceneritore di Acerra, così come l'aumento delle centrali elettriche
e la ribadita scelta da parte dell'Enel di puntare sul carbone sono tutti
elementi di una politica ambientale ed economica fondata sulla dissipazione
delle risorse, sull'accaparramento di beni comuni per il profitto solo di
alcuni. Sono questi i punti esemplari di una politica dissennata che non si
intende di smettere e che anzi il governo delle destre agisce attivamente.

Intendiamoci, le destre al governo sono selvaggiamente impegnate nel
praticare un'economia di rapina che passa anche attraverso le
privatizzazioni, i condoni, le deregolamentazioni (vedi legge obiettivo,
disegno legge urbanistico, vendita patrimonio culturale...) ma c'è un'idea
di fondo che ancora non viene messa in discussione neppure dai settori del
centrosinistra che anzi ha guidato negli anni anche le loro scelte: quella
di considerare l'ambiente, l'intera biosfera variabile sottomessa alla
tecnosfera e il mercato come l'unico e principale elemento di governo del
territorio e dell'intera economia.

E' invece la filosofia della crescita illimitata compatibile con la
democrazia e la convivenza civile che occorre ribaltare. La pratica di
movimento che ha opposto resistenza ad Acerra è capace di indicare una
strada del tutto diversa da quella sin qui perseguita e che dovrà essere la
barra anche nella definizione di aspetti programmatici utili anche per
delineare un'alternativa di governo. I rifiuti si formano dall'uso distorto
delle merci e dunque della produzione e del consumo. Se l'economia non
fosse prevalentemente sfruttamento dei beni naturali indifferente alla
quantità e tipologia di scorie prodotte avremo una minore rottura dei cicli
naturali stessi. Come per tanti altri temi delle lotte di movimento viene
avanti un'altra idea concreta di modernità, un altro punto di vista un
altro paradigma.

Non di rifiuti bisogna parlare ma di merci e di una critica radicale alle
loro forme di produzione e di consumo a partire dal bisogno di
riprogettarne il ciclo in relazione appunto ai cicli naturali. Sempre più
valore d'uso e sempre meno merci; produzioni che riducano l'uso di materia
e di energia prolungando la propria esistenza, progettate per essere
sistematicamente riutilizzate. Ci sono elementi per un salto di qualità da
tutti i punti di vista culturale, sociale tecnologico, produttivo.

Stiamo organizzando un pullman che partirà per Acerra. Chi fosse
interessato può inviare una mail a disobbedientimolise at libero.it;
ilpontemolise at tin.it





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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA