Inquinamento dell'aria, colpevoli anche gli alberi



Primo studio: a causa dello smog creano un cocktail di veleni
Inquinamento dell'aria, colpevoli anche gli alberi
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2004/04_Aprile/30/alberi_inquinamento.shtml

La scoperta di ricercatori italiani e Usa su «Science». Piante responsabili del 29% di Pm10 a Marsiglia, del 6% a Milano
     
     
La scoperta è disarmante e può sembrare quasi inverosimile: il contributo all'inquinamento atmosferico garantito dalle piante è pesante, costringendo a rivedere i piani di intervento. I dati raccolti e pubblicati oggi sulla rivista americana Science sono però inequivocabili: anzi la situazione, indagata in modo più approfondito - dicono gli scienziati - potrebbe rivelarsi addirittura peggiore. 

GLI STUDI - La storia della scoperta muove i primi passi nel Duemila quando un gruppo di ricercatori del Dipartimento di fisica dell'università dell'Aquila e del Dipartimento di meteorologia della Pennsylvania State University (Usa) inizia un'indagine sulle foreste del Michigan. Altri contributi poi arrivano dalle Università dell'Ohio, di Miami, dal N ational Center for Atmospheric Research, in Colorado, allargand o il raggio d'azione. «Si sapeva - spiega Piero Di Carlo alla guida della ricerca - che gli alberi emettevano degli idrocarburi, ma la quantità era giudicata trascurabile e, comunque, non in grado di pesare sull'inquinamento generale. Invece, i dati ci dimostrano per la prima volta e, inaspettatamente, il contrario». Fatte le valutazioni sui possibili influssi generati oltre che sulle foreste, anche nelle campagne e nelle città, i risultati offrono cifre preoccupanti. Ad esempio, si ritiene che il 15 per cento del particolato, tra cui il famoso PM10, che aleggia nell'aria di Los Angeles sia legato alle piante. A Marsiglia si arriva addirittura al 29 per cento, mentre la stima per Milano è intorno al 6 per cento. L'altro contributo negativo riguarda l'ozono: 25 per cento a Marsiglia, 5 per cento ad Atene. 

L'INATTESA COMBINAZIONE - Come può succedere? Accade che le più rilevanti dosi di idrocarburi (terpeni, isoprene, eccetera, battezzati «Composti volatili organici di origine biologica, Bvoc») si combinino con le analoghe sostanze emesse da automobili e camion. Ciò scatena una serie di reazioni chimiche che producono a loro volta massicce dosi di inquinanti capaci di alzare i livelli di particolato e di ozono. «Che ci fosse qualche pezzo mancante nella spiegazione della composizione dell'aria al di sopra delle foreste - precisa il professor Guido Visconti, fisico dell'atmosfera dell'Università dell'Aquila e direttore del Centro per le previsioni di eventi meteorologici severi, di cui fa parte anche Di Carlo - era stato messo in evidenza da ricercatori dell'Università di Berkeley. Essi ipotizzavano che il 50 per cento delle reazioni chimiche producenti l'ozono dipendesse dalle sostanze generate dagli alberi. Ora l'indizio è diventato una prova indiscutibile: i composti volatili organici naturali, a livello globale sono maggiori di quelli immessi dall'uomo con le sue attività. E la loro quantità dipende dalla temperatura, dall'insolazione e dal tipo di vegetazione». 

LE FORESTE INDAGATE - Le aree finora studiate sono popolate da specie vegetali diverse: vi si trovano, tra gli altri, faggi, querce, pini e aceri. Direttamente o indirettamente sono finora state indagate, oltre le foreste del Michigan anche quelle della Sierra Nevada, in California, e della Finlandia. «Le conseguenze per l'aria che respiriamo tutti i giorni sono importanti - aggiunge Visconti - soprattutto se i valori misurati finora sembrano essere addirittura inferiori a quelli esistenti realmente secondo alcune simulazioni. Appaiono, infatti, sottostimati ed è per questo che si ipotizzano emissioni inquinanti naturali ancora più elevate». Il progetto avviato nel Duemila e battezzato «Prophet 2000» è stato integrato con le informazioni di uno studio sull'area mediterranea che ha esaminato il trasporto e il movimento delle sostanze inquinanti, altro aspetto rilevante della questione. 

COME INTERVENIRE - Che cosa bisogna fare? «Innanzitutto - dice Visconti -, avviare un preciso inventario delle sorgenti intorno alle città per stabilire la natura delle emissioni; cioè se sono naturali o umane. Questo sarà essenziale per stabilire nuovi criteri di gestione. Bloccare il traffico in alcune città, ad esempio, per ridurre ozono o particolato potrà rivelarsi inutile se l'origine prevalente del problema è legata alle piante». Altrettanto necessaria sarà una valutazione a livello globale degli idrocarburi. «Sappiamo che parte dell'inquinamento delle aree urbane nel Mediterraneo - conclude Visconti - dipende dalle sostanze che arrivano dagli Stati Uniti o dall'Asia. Quindi, anche interventi locali devono tener conto degli apporti esterni ancora tutti da decifrare». 

Giovanni Caprara