inceneritore brescia inchiesta della procura



da brescia oggi
venerdi 26 marzo 2004

 Un'inchiesta sulla terza linea. Mesi fa l'esposto di Cittadini per il
riciclaggio e Comitato ambiente

  Inceneritore, la Procura vuol vederci chiaro

 Tarquini: «Siamo attenti ai problemi ambientali, la realtà bresciana è
complessa»

Non c'è pace per l'inceneritore di Brescia. Dopo la messa in mora della
terza linea da parte della Commissione europea adesso scende in campo anche
la Procura bresciana. Sulla terza linea del termoutilizzatore, quella
destinata a bruciare 250.000 tonnellate di rifiuti speciali in aggiunta alle
due linee già in funzione per rifiuti urbani e speciali per un totale di
750.000 tonnellate all'anno, stanno lavorando i magistrati della procura di
Brescia.
«La procura è attenta alle problematiche ambientali - si limita a commentare
il procuratore della Repubblica Giancarlo Tarquini - e la realtà di Brescia
è molto complessa. Stiamo lavorando e valutando bene la situazione».
Il fascicolo sarebbe stato aperto nei giorni scorsi, ma per ora non ci
sarebbero persone indagate, nè sarebbe stata formulata una precisa ipotesi
di reato. La Procura di Brescia vuole solo fare chiarezza su un argomento di
pubblico interesse, su una situazione che sta a cuore ai bresciani che
vogliono sapere quali e quanti rifiuti finiscono nel maxi-bruciatore di via
Codignole e che rischi ci sono per l'ambiente e la combustione che impatto
ha sull'aria che si respira ogni giorno. Per molti cittadini le
rassicurazioni che vengono da Asm e Comune non sono sufficienti. E la
situazione, ovviamente, è peggiorata in questi ultimi giorni mentre monta la
polemica sull'arrivo dei rifiuti dalla Campania: tonnellate in più di
spazzatura, è il pensiero più diffuso, non possono che peggiorare la
situazione.
Non è escluso che l'esposto inviato qualche tempo fa in procura dal Comitato
Ambiente e dai Cittadini per il riciclaggio abbia «solleticato»
ulteriormente l'attenzione della magistratura ai problemi ambientali della
nostra città.
Nell'esposto in questione, inviato dai Cittadini per il riciclaggio, di cui
è portavoce Marino Ruzzenenti, e dal Comitato ambiente città di Brescia
(portavoce Luigi Tosetti) sono state elencate una serie di perplessità.
«Abbiamo evidenziato una serie di possibili irregolarità - commenta
Ruzzenenti - e per scrupolo abbiamo inviato le nostre perplessità, di cui
parliamo da tempo con i cittadini e gli amministratori, anche alla procura».
Tra le possibili irregolarità evidenziate dai comitati ci sarebbe uno
«sgarro» nella raccolta.
«Il termoutilizzatore - dice Ruzzenenti - continua a bruciare rifiuti
speciali provenienti da fuori provincia, senza alcuna autorizzazione. Quelle
che vengono chiamate "biomasse" altro non sono che rifiuti speciali». I due
comitati nutrono anche perplessità sulle emissioni, i limiti previsti per il
pcb sono incongruenti con la legislazione.
La terza linea del termoutilizzatore, come spiega l'assessore comunale all'
Ambiente Ettore Brunelli che non sapeva dell'inchiesta avviata in procura,
sta funzionando da febbraio: «È in una fase di messa a punto - spiega l'
assessore - dal punto di vista tecnico. La terza linea sta funzionando con
"biomasse", cioè rifiuti speciali non pericolosi indicati nel decreto Ronchi
del '98. Si stanno bruciando tessuti vegetali, scarti di cartiera, legno». E
per quanto riguarda la messa in mora, la commissione aveva chiesto al
Governo italiano di spiegare le scelte compiute. Il Governo avrebbe risposto
alla commissione di Bruxelles. «Secondo il Governo - aggiunge Brunelli - la
terza via, essendo un impianto di recupero energetico, sarebbe in regola con
la legge italiana». Per il Governo è tutto ok. E per la procura?

Wilma Petenzi