rassegna stampa: lingua blu, il vaccino provoca aborti e riduce la produzione del latte



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Lingua blu.
I pastori di Gesico, Mandas e S. Nicolò Gerrei contestano il farmaco
«Provoca aborti e riduce la produzione del latte»

Lo hanno già ribattezzato il vaccino-killer. Gli allevatori di Gesico sono
sul piede di guerra contro il farmaco per combattere il morbo della Lingua
blu. In attesa del prossimo decreto ministeriale sulla prevenzione, i
pastori annunciano battaglia contro ilvaccino imposto da Roma. A Gesico gli
allevatori non hanno dubbi: il farmaco contro la Blue tongue delle pecore è
un diffusore di malattie. Una protesta che sembra coinvolgere anche altri
centri della Trexenta, soprattutto nella zona alta dove si sono verificati
i maggiori problemi. In prima linea i circa cinquanta allevatori di Gesico:
quasi tutti sostengono di aver subito grossi danni in seguito alla
vaccinazione.
«Sino a quando non sarà fatta la massima chiarezza sull'argomento siamo
decisi a rifiutare un vaccino sul quale nutriamo forti dubbi», dicono gli
allevatori. Il farmaco non avrebbe mai realmente risolto il problema del
virus, ma anzi avrebbe come unica conseguenza quella di dimezzare la
produzione in latte degli ovini. «È difficile credere ad un caso fortuito
quando il problema coinvolge tutti», dice Enzo Porceddu, «ho dovuto fare i
conti con una riduzione della produttività di quasi il 50 per cento negli
ultimi due anni. E inoltre dopo l'ultimo vaccino mi sono morte 10 pecore e
ho avuto 60 aborti su 250 capi del mio gregge. Non si può andare avanti in
questo modo: ci erano stati promessi dei rimborsi sui danni subiti ma
ancora non si è visto niente. Queste perdite stanno mettendo in ginocchio
l'intero comparto».
La protesta potrebbe diffondersi a macchia d'olio ma i primi a rimetterci
saranno comunque gli allevatori. Chi rifiuterà il vaccino rischia di
restare con la stalla sotto sequestro e di sicuro non potrà vendere gli
animali. «Siamo già abbastanza penalizzati», accusa l'allevatore Silvio
Bonu. «È nostro diritto pretendere delle risposte. Nel mio gregge si sono
verificati cento aborti su un totale di quaranta pecore. Chiediamo almeno
che ci vengano riconosciuti i danni». È questo forse l'aspetto più penoso
tanto che alcuni allevatori hanno bussato alle porte del Comune per cercare
sostegno. «È un problema serio per un centro che vive soprattutto di
agricoltura e pastorizia», ha dichiarato il sindaco Terenzio Schirru,
«ritengo sia doveroso valutare attentamente la questione e dare delle
risposte alla categoria. Ovviamente sarà necessario dimostrare le eventuali
responsabilità del farmaco ma non si può trascurare il crescente
malcontento degli allevatori».
Secondo l'agrotecnico Ugo Falqui, libero professionista con uno
studio-consulenze a Senorbì si sono verificati casi di aborto e riduzione
della produttività anche in altri centri della Trexenta e del Gerrei: «Ho
ascoltato varie lamentele da parte di pastori di San Basilio, Arixi e
Senorbì. Il problema è non abbiamo certezze riguardo le cause. Si può
puntare il dito contro il vaccino ma questa è solo un ipotesi da valutare
con la massima attenzione».
Secondo i veterinari, però, bisogna essere più cauti. «Non c'è nessun
rapporto causa-effetto tra vaccino e aborti», spiega il veterinario
Marcello Mascia. «In Sardegna, tra l'altro, dopo le vaccinazioni dell'anno
scorso abbiamo avuto pochi casi di Blue tongue rispetto ad altre regioni:
solo12 focolai. Ora si è verificato un problema nuovo rappresentato dai
nuovi sierotipi contro i quali non si è ancora vaccinato perché non è
partita la campagna di prevenzione. Tutto questo non ha niente a che vedere
con i problemi di allevamento che possono essere causati da errori
gestionali o da fattori quali la salmonellosi e la crostidiosi. Quando gli
allevatori riscontrano problemi sanitari dovrebbero rivolgersi a tecnici o
veterinari per avere una diagnosi esatta».

Severino Sirigu