Rassegna stampa: un testo interesante sul cibo locale



Vi giriamo un testo, tratto da The Ecologist n.7 vol.32, che può essere
valido spunto di riflessione sull'importanza di produrre cibo legato al
concetto "quì produco e quì consumo".
A cura di AltrAgricoltura Nord Est
----------------------------
I benefici di scegliere il "locale" Cos'è esattamente il "cibo locale"? Se
l'essenza del cibo globale è quella degli involucri di plastica, di
processi produttivi complessi ed artificiosi, di prodotti spazzatura
trasportati per migliaia di chilometri, il sistema del "cibo locale"
significa freschezza dei prodotti provenienti da aziende agricole prossime
ai mercati di vendita - gestiti dai medesimi agricoltori - o in negozi
indipendenti della zona. Per questa ragione, la distanza percorsa dal cibo
(dal luogo di produzione fino al piatto di portata finale) è relativamente
breve con una grande riduzione del consumo di carburanti fossili e
dell'inquinamento. Esistono, tuttavia, altri aspetti positivi. Il mercato
globale richiede una produzione intensiva ed uniforme (monocoltura),
deleteria per l'ambiente. Quello locale, invece, offre agli agricoltori
degli incentivi alla diversificazione della produzione, creando nicchie da
destinare alla coltivazione di nuove piante o all'allevamento di nuove
specie animali. Avere produzioni diversificate significa anche non poter
impiegare i pesanti macchinari usati nelle monocolture e, conseguentemente,
eliminare una delle cause principali dell'erosione del suolo. La
diversificazione conduce all'impiego di metodi biologici, rendendo i
raccolti meno suscettibili agli attacchi di insetti nocivi e meno bisognosi
di pesticidi artificiali. Le economie rurali, in particolar modo,
beneficiano dei sistemi di produzione locali dal momento che la maggior
parte degli introiti derivanti dalla vendita del cibo, finisce nelle loro
tasche e non in quelle di lontane multinazionali. Juan Moreno, un
agricoltore dell'Andalusia ci ha detto: "Quando vendiamo le nostre verdure
al supermercato, ci vengono pagate quasi niente. Ora, attraverso la
cooperazione locale, stiamo guadagnando molto di più - fino a tre volte per
alcuni tipi di vegetali". Le piccole aziende agricole, dove la produzione è
diversificata, contribuiscono al mantenimento dell'economia locale anche
attraverso la creazione di posti di lavoro, necessari perché in
sostituzione dei costosi macchinari. In Inghilterra, ad esempio, le
proprietà al di sotto dei 100 acri forniscono lavoro, per ogni acro, cinque
volte in più di quelle superiori ai 500 acri. Dai salari di questi
lavoratori traggono beneficio le comunità locali, molto più di quanto non
avverrebbe se fosse speso denaro per far funzionare i macchinari, soldi che
andrebbero immediatamente alle imprese che li producono. La qualità del
cibo Il cibo locale è quasi sempre più fresco - e più nutriente - di quello
globale. Esso necessita di pochi conservanti o altri additivi e, con il
metodo biologico, si possono eliminare i residui di pesticidi. Gli
agricoltori possono coltivare piante che meglio di adattano al clima ed al
suolo, preferendo la freschezza ed il gusto, ai prodotti da scaffale ed ai
capricci del mercato globale. L'allevamento può essere integrato al
raccolto, garantendo agli animali condizioni di vita adeguate e potendo
contare su una fonte di fertilizzanti non chimici costantemente a
disposizione sul proprio terreno. Se le nazioni del Sud del mondo fossero
incoraggiate ad impiegare i lavoratori locali e le terre migliori per
soddisfare i propri bisogni, piuttosto che destinarle alla coltivazione di
prodotti di lusso destinati ai mercati del Nord, la fame diminuirebbe.
Tuttavia, anche coloro che comprendono questi effetti negativi, credono che
il sistema del cibo globale sia necessario perché produce più cibo e lo
consegna nel mondo a prezzi più bassi. Questo è semplicemente falso. Alcuni
studi portati avanti in tutto il mondo, hanno dimostrato come produrre in
modo diversificato, su piccola scala, porta a raccolti maggiori che nel
caso delle monocolture su larga scala. Infatti, se la priorità è quella di
risolvere il problema della fame nel mondo, occorre passare al sistema del
"cibo locale" immediatamente, vista la sua capacità di nutrire le
popolazioni in un modo assolutamente migliore. Nonostante il costo
effettivo del cibo "globale" non compaia nel listino dei prezzi al
supermercato, viene pagato con le nostre stesse tasse - per finanziare la
ricerca di nuovi pesticidi e quella biotecnologica, per sovvenzionare le
infrastrutture dei trasporti, delle comunicazioni e dell'energia richieste
dal sistema, e per pagare gli aiuti esteri per spingere le economie del
Terzo Mondo verso il distruttivo mercato globale. Paghiamo, ma in altro
modo, anche un costo ambientale legato a questo modo di produrre ed ai
nostri figli lasceremo un mondo in grave degrado. Come facciamo ad
avvicinarci al cibo locale? Malauguratamente, e nonostante le evidenze, la
maggior parte dei legislatori sostiene la globalizzazione del cibo -
pensando che più si commercia e meglio è. Quale risultato, vediamo prodotti
identici incrociarsi più volte nel mondo con il solo scopo di arricchire le
multinazionali che controllano la distribuzione del cibo a livello
mondiale. Un passo importante da attuare immediatamente è quello di evitare
che gli stessi prodotti possano essere sia importati che esportati. Se
eliminassimo l'eccesso di commercio di tutti i generi, dalla farina, al
latte, dalle patate al succo di mele, agli animali vivi, questa riduzione
dei trasporti sarebbe già un beneficio. Un simile passo richiederebbe la
stipula di nuovi trattati che ristabiliscano il diritto dei cittadini di
proteggere le loro economie e le loro risorse. I sussidi che ora sostengono
il sistema del cibo globale, potrebbero essere trasferiti e finanziare
sistemi più ristretti, locali. I Governi hanno speso un'enorme quantità di
denaro dei contribuenti per sostenere un sistema di produzione del cibo
costoso che pretende invece di produrre cibo "povero". Se almeno una
piccola parte di queste somme fosse stata spesa per finanziare le economie
su piccola scala, il costo del cibo in ambito locale sarebbe sceso e la sua
disponibilità sarebbe aumentata. I cambiamenti nella politica energetica
sono fondamentali. Nelle aree del Sud del mondo, dove vengono ancora
costruite nuove strutture per la produzione di energia, uno spostamento
verso forme di produzione decentralizzata di energia rinnovabile sarebbe
facile da avviare con una relativa riduzione dei costi (in dollari) e dei
disagi per le comunità che, la costruzione di dighe, l'impiego di energia
nucleare e di combustibili fossili, inevitabilmente comportano. Oggi nel
mondo, è stato imposto un modello educativo "adatto-a-tutti" che elimina la
conoscenza e le capacità di cui, i singoli individui hanno bisogno per
vivere delle proprie risorse e nei propri luoghi d'origine. I cambiamenti
nelle politiche di tassazione, se adottati, contribuirebbero alla
promozione del cibo locale. Attualmente, i crediti d'imposta favoriscono i
produttori globali i cui metodi richiedono un massiccio investimento di
energia. Nello stesso tempo, i metodi di produzione diversificata su
piccola scala, sono penalizzati dalle tasse sui redditi, da quelle sui
libri paga e da altre tasse sul lavoro. Ridisegnare il Commercio Globale.
Regolamentare il Commercio Locale Lo sviluppo del mercato globale e della
finanza ha creato l'emergenza legata all'operato, altamente inquinante e
distruttivo del tessuto sociale, proprio delle multinazionali. Tutto
questo, ha creato la necessità di nuovi regolamenti in campo ambientale e
sociale ed ha alimentato la nascita di una burocrazia utile solo alla loro
amministrazione. Questa burocrazia sta soffocando il piccolo commercio con
documenti, ispezioni, multe ed i relativi costi sono tanto inutili quanto
obbligatori. Il peso di questa situazione è troppo grave per le piccole
imprese, mentre quelle più grandi, con tranquillità, pagano e crescono
sempre di più, spingendo i piccoli concorrenti fuori dal mercato per
sempre. Quanti caseifici hanno già pagato questo prezzo perché non in
possesso di lavelli in acciaio inossidabile, quando quelli in porcellana
sono andati bene per generazioni? Oggi, c'è il disperato bisogno che i
governi nazionali o regionali controllino l'operato delle multinazionali.
Allo stesso tempo e con la stessa urgenza, occorre che vengano ridotti i
controlli sul mercato locale che, per le sue caratteristiche intrinseche,
non è portato a danneggiare né l'uomo, né l'ambiente in cui questo vive.
Mutare il corso degli eventi Questi cambiamenti getterebbero le basi per lo
sviluppo di centinaia di iniziative basate sul coinvolgimento delle
comunità locali - molte delle quali già attive. A partire dall'agricoltura
sostenuta dalla comunità, da programmi di vendita presso i mercati gestiti
dai medesimi contadini, dalla nascita di cooperative di produzione e
dall'avvio di campagne che spingano al consumo di prodotti locali, la gente
ha già avviato il processo necessario alla ricostruzione di un sistema di
produzione e consumo locali. Tuttavia, questi sforzi si riveleranno vani se
le politiche dei governi continueranno a favorire il globale e la
produzione in grandi quantità. Quando i ministri competenti promuovono
ciecamente il commercio per amore del commercio e, allo stesso tempo,
discutono su come ridurre le emissioni di CO2 nell'atmosfera, c'è ben poco
da sperare. Tuttavia, occorre che la pressione verso il cambiamento
provenga dal basso, dall'unione delle forze attive già esistenti e dei
cittadini. Alleanze simili sono già state avviate. Ambientalisti e
lavoratori, contadini e convinti ecologisti, gente del Nord e del Sud del
mondo - stanno dicendo NO ad un sistema che distrugge il lavoro alla stessa
velocità con cui devasta l'ambiente, intere specie animali e minaccia la
capacità di sostentamento dei contadini aumentando i prezzi del cibo.
Occorre ancora molto lavoro per comprendere come, tutte queste situazioni
critiche siano strettamente connesse fra loro. Dobbiamo denunciare la
verità relativa a questo tipo di commercio e sul modo in cui misuriamo il
progresso, dobbiamo elencare in dettaglio i benefici ecologici, sociali,
psicofisici ed economici derivanti dalla localizzazione e dal decentramento
delle nostre economie. Riducendo il divario fra contadini e consumatori si
avvieranno dei cambiamenti radicali in meglio. Tutto questo sarà per noi
fonte di soddisfazione e ci permetterà di comprendere come, muovendo un
passo verso questa direzione, potremo incoraggiare la diversità, tutelare
il lavoro e preservare l'ambiente in tutto il mondo.
Di Helena Norberg-Hodge - www.theecologist.org
Traduzione di Ivan Miori - http://www.worldwewant.org
---------------
N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura at italytrading.com