Comunicato stampa: Il Cospa Nazionale occupa e presidia la sede Parmalat di Collecchio



Vi giriamo il comunicato stampa emesso questa mattina dagli allevatori del
Cospa nazionale e dA AltrAgricoltura che stanno sostenendo l'occupazione
deLLA sede centrale della Parmalat di Collecchio
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COSPA NAZIONALE
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ALTRAGRICOLTURA
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“A pensare male qualche volta si indovina”, noi allevatori pensiamo che il
vero obiettivo perseguito dal governo nel “salvataggio“ della Parmalat possa
essere quello di svendere le centrali del latte italiane e tutto il suo
sistema industriale a qualche multinazionale e finalmente raggiungere il
tanto sospirato obiettivo di distruggere la nostra zooctenia italiana.

Con un decreto legge del Consiglio dei Ministri, votato in tutta fretta il
23/12, il governo italiano affronta la crisi Parmalat, varando una nuova
procedura fallimentare ad hoc, che comprende la nomina di un super
Commissario, il Dott. Enrico Bondi, il quale, nei fatti, grazie ai nuovi
poteri a lui attribuiti, ha le mani libere per vendere e più probabilmente
svendere alle multinazionali il “sistema Parmalat”. Un sistema
agroindustriale, quello della Parmalat, che fra partecipazioni dirette e
indirette controlla quasi il 31% per cento del latte da consumo italiano.
Questa vera mostruosità, per cui è dovuto intervenire più volte l’antitrust
, è stata resa possibile perché, negli anni 80/90, nella fregola delle
privatizzazioni sono finite nel portafoglio della Parmalat, le grandi
centrali del latte comunali delle città più importanti del nostro paese, tra
cui quella di Roma. La Parmalat guidata, da un gruppo composto dal Cav.
Tanzi, nella veste di proprietario e da un folto gruppo di super dirigenti,
da oltre 15 anni, ha fatto dell'inganno e dell'imbroglio la vera politica
industriale, mettendo a segno la più grande "stangata" della storia
economica del nostro paese.
La credibilità del sistema paese ne esce con le ossa rotte, non solo nel
settore economico e finanziario, trascinando e svelando quello che già si
sapeva e cioè che i potenti non rispettano niente e nessuno e che i governi
sono troppo occupati a esaminare noi poveri allevatori per controllare un
cavaliere del lavoro come Calisto Tanzi, amico da sempre delle persone
giuste.
Appare chiaro, infatti, anche dopo la sentenza di insolvenza pronunciata dal
tribunale di Parma il 27/12 che Calisto Tanzi e i suoi managers se pur
andranno in galera, non restituiranno neanche un euro dei miliardi che hanno
sottratto o dilapidato, protetti come sono, dalle dimensioni internazionali
dello spaventoso ammanco nelle casse di una delle aziende Italiane
agroalimentari “modello” nel mondo.
Il governo nulla di nuovo, infatti, ha deciso a protezione dei deboli, in
questo caso, gli allevatori, i lavoratori e i risparmiatori. Il governo
garantirà un sostegno finanziario pubblico alla Parmalat, con una precisa
delega in tal senso, al Ministro delle attività produttive Antonio Marzano,
per garantire le risorse finanziarie immediatamente necessarie al sistema
produttivo. Da questo momento importanti risorse pubbliche saranno dirottate
a tamponare il disastro Parmalat.
Noi allevatori temiamo che queste iniziative siano manovre finalizzate solo
a fare maturare i tempi affinché questo enorme patrimonio industriale, di
lavoro e conoscenze passi di mano dalla banda Tanzi ad una grande
multinazionale, che perfezioni il progetto di cattiva globalizzazione
portato avanti dalla Parmalat (esemplare in questo senso il latte
microfiltratto proveniente dalla Germania e dalla Polonia). Tutto ciò in
spregio alla sovranità alimentare ed al diritto dei consumatori di disporre
di un cibo etico, di primaria importanza come il latte, espressione di
processi produttivi certi, sicuri ed a ciclo corto.
Il governo ben chiarisce e lo ha confermato Bondi, nelle dichiarazioni di
ieri, che noi allevatori potremo essere pagati, forse a fine aprile del
2004, per le forniture degli ultimi sei mesi, non solo, ma che come bestie
da soma, siamo fuori da ogni possibile trattativa a garanzia delle passate e
delle future forniture ed in particolar modo siamo fuori dalle decisioni sul
futuro di questa azienda che ora è diventata pubblica, cioè di tutti i
cittadini, e per di più finanziata dalla società civile.
Per noi allevatori il governo ha chiamato a parlare le organizzazioni
sindacali storiche, vecchie amiche del Cavaliere Tanzi di concerto con il
Ministro dell’agricoltura Gianni Alemanno, a cui tutti riconoscono ormai la
volontà feroce, e pericolosa di porre fine all’esistenza della filiera
lattiero casearia italiana.

NOI ALLEVATORI NON CI STIAMO!
La Parmalat dal giorno in cui è stata dichiarata insolvente, non appartiene
più né agli investitori, né agli azionisti, ma è divenuta di proprietà
pubblica, ed il Commissario Enrico Bondi ha il compito di agire ed operare
per il bene del paese, di noi allevatori, dei lavoratori e degli
investitori.
Sono ben oltre 5000 gli allevatori italiani e non si hanno per il momento i
numeri di quelli dell’intero pianeta beffati, ingannati, truffati nell’
affare Parmalat, che non potranno vedere saldate le forniture di latte degli
ultimi sei mesi.
Per noi allevatori italiani il mancato pagamento delle nostre fatture
significa la morte economica. Noi allevatori lavoriamo in un settore già
sotto scacco dal criminale decreto delle quote latte di Alemanno, oberato da
Kafkiane multe per i super prelievi maturate negli anni dal 1996 ad oggi, un
settore senza reddito per le politiche che la comunità europea persegue,
politiche che premiano la quantità sempre a minor prezzo. Un settore,
infine, oltraggiato, umiliato, minacciato dalla politiche del Ministro della
Salute Girolamo Sirchia che impone la demenziale vaccinazione obbligatoria
per i bovini per la Blu Tongue nel centro, sud Italia .
Ma questa volta non può finire a tarallucci e vino, noi allevatori non ci
facciamo rappresentare da nessuno, ed è per questo che siamo in
mobilitazione e ci staremo fino a che non avremo precise risposte.

CHIEDIAMO AL COMMISSARIO BONDI:
- il riconoscimento dei portavoce e dei legali del nascente comitato di
allevatori creditori della Parmalat;
- il saldo immediato delle forniture antecedenti la data del 27/12;
- precise garanzie per le nuove forniture;
- il riconoscimento, alle Regioni ed ai loro enti di sviluppo agricolo, di
concerto con le strutture consortili degli allevatori, sia nazionali che
regionali il diritto ad interloquire sul futuro piano industriale;
- chiediamo, inoltre, fin da ora che il piano industriale del Commissario
Enrico Bondi preveda, nel caso dell’eventuale dismissione di strutture
operative e industriali, oggi in capo alla Parmalt, l’opzione a favore degli
enti di sviluppo agricolo regionali di concerto con le strutture consortili
degli allevatori.

CHIEDIAMO AL GOVERNO ED AL PRIMO MINISTRO SILVIO BERLUSCONI:
- in primo luogo che invece di minacciarci, sia coerente, per una volta, con
le promesse fatte al paese e che venga riconosciuta la nostra realtà
associativa come parte reale nel processo di ristrutturazione della
Parmalat, incaricando il Ministro delle attività produttive Antonio Marzano,
di dare indicazioni al Commissario Bondi per interloquire con il nostro
comitato;
- di ritirare immediatamente il decreto Alemanno sulle quote latte, vera
spada di Damocle nei prossimi mesi sulla nostra zooctenia;
- di ritirare il decreto del Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, per la
vaccinazione obbligatoria contro la blu Tongue almeno fino alle conclusioni
della Commissione parlamentare di inchiesta;
Lanciamo un appello a tutti gli allevatori italiani, in forma singola o
associata, di aderire al comitato allevatori per la tutela dei nostri
crediti nei confronti della Parmalat o delle aziende che hanno fornito la
medesima.
Per dare forza e gambe alla nostra volontà abbiamo mobilitato l’
organizzazione mondiale di agricoltori “Via Campesina” a cui aderiscono le
organizzazioni agricole europee e del Sud America direttamente investite dal
problema per un coordinamento delle iniziative.

COSPA NAZIONALE
ALTRAGRICOLTURA


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