rassegna stampa: Parmalat, L'azienda fa gola ai big dell'alimentare



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Tratto da "La Gazzetta del Sud"
L'azienda fa gola ai big dell'alimentare, ma si cercano soluzioni italiane
Si fa avanti la Granarolo
MILANO - Dopo il diluvio, che cosa resterà di Parmalat, l'ex latte dei
campioni ? Il commissario straordinario Enrico Bondi sta facendo
l'inventario degli asset industriali del gruppo di Collecchio sparsi in
Europa e nel mondo. Centoquaranta impianti produttivi, marchi, quote di
mercato: il Governo (lo ha ripetuto il ministro Marzano ) vuole mantenere
l'unità industriale del gruppo anche se il decreto dell'amministrazione
straordinaria prevede cessioni di attività. Insomma, Marzano dice no ad uno
spezzatino che è spesso l'anticamera della liquidazione di un'impresa. Ma
riuscirà il risanatore Bondi a far quadrare il cerchio, cioè a pagare i
creditori e a salvare il nocciolo industriale della Parmalat ? Se la sfida è
questa è assai probabile che ci saranno sacrifici per tutti : per le banche
che saranno chiamate alla quasi certa ricapitalizzazione della Nuova
Parmalat, per gli obbligazionisti che dovranno rassegnarsi ad un taglio
drastico dei loro crediti, e anche per l'azienda che dovrà cedere molti
gioielli per tappare i 10 miliardi di euro bruciati dalla gestione Tanzi. I
possibili acquirenti di fette dell'impero si stanno già affacciando, con
molta cautela. I big dell'alimentare europeo come Danone e Nestlè finora
smentiscono. Kraft preferisce il no comment. Intanto è venuta allo scoperto
la Granarolo. Il gruppo cooperativo bolognese , gigante del latte, non ha
presentato ancora manifestazioni di interesse ma il suo presidente Luciano
Sita conferma :«Parmalat presenta pezzi industrialmente di grande valore che
se fossero messi sul mercato potrebbero essere di nostro interesse». In
particolare Granarolo punta al latte fresco, «ma solo se cambiassero i tetti
previsti dall'Antitrust». Infatti già oggi Granarolo detiene una quota del
30% del mercato del fresco mentre Parmalat, con tutte le centrali acquisite
negli ultimi anni, arriva al 31%. Si porrebbe quindi un problema di
antitrust. Ecco perché la Granarolo potrebbe essere coinvolta in una
strategia più ampia, come azionista-partner nella nuova Parmalat insieme
alle banche e ad altri imprenditori. La preoccupazione per la cooperativa
emiliana è quella di arginare l'espansione sul mercato italiano dei grandi
gruppi esteri pronti a spartirsi l'impero di Tanzi. Non solo latte, ma anche
succhi di frutta con i marchi Santal, yogurt, conserve di pomodoro, dessert
(coppa Malù), merendine e biscotti Mister Day, panna da cucina Chef. I
colossi internazionali potrebbero fare man bassa. «Mi auguro - insiste
Sita - che non si disperda un patrimonio italiano. Speriamo che si trovino
da un lato le forze per risanare Parmalat, dall'altro per mantenere in
Italia questo patrimonio produttivo». Il commissario Bondi cercherà dunque
di tenere insieme le attività italiane del gruppo, che ha circa 4 mila
dipendenti nel nostro Paese. Ma il discorso cambia per le attività estere
che rappresentano la grande maggioranza dei ricavi e delle perdite di
Parmalat e dove c'è da aspettarsi una massiccia campagna di cessioni delle
attività non strategiche. Molte scelte e molte acquisizioni fatte da Tanzi
in questi anni si sono rivelate dei flop industriali.

(domenica 28 dicembre 2003)
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