rassegna stampa: Il morbo da multinazionale



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Tratto da "Liberazione" - 28/12/03
Il morbo da multinazionale
La spaventosa crisi provocata dall'ammanco contabile di oltre 20mila
miliardi di lire della Parmalat rischia, dopo la "blue Tongue", il decreto
Alemanno sulle quote latte, di dare il colpo finale al settore zootecnico da
latte del nostro paese. Il latte lavorato dalla Parmalat annualmente ammonta
a 11 milioni di quintali, di cui 8-9 milioni acquisiti direttamente o
indirettamente dai produttori italiani. In particolare Parmalat acquista 3,5
milioni di quintali attraverso contratti di conferimento diretto con 1.200
allevatori; il resto viene ritirato dai centri di raccolta, per lo più
società cooperative di produttori, localizzati nel Nord ma anche e
soprattutto nel Centro-Sud del Paese. In totale si calcola che i produttori
di latte che sono interessati dalla crisi del gruppo Parmalat siano circa
5mila dei 49mila totali in Italia. La Parmalat con oltre 36mila dipendenti e
con una ramificazione di consociate operative in ben 33 stati di tutto il
pianeta gode non solo della posizione di leader, ma nei fatti agisce e opera
come una vera multinazionale che, forte di amicizie e complicità, sa
incidere e determinare le politiche dell'intero settore lattiero caseario
italiano. In media Parmalat acquista l'8% del latte prodotto a livello
nazionale; ma nel Centro-Sud l'incidenza è doppia rispetto a quella del Nord
Italia. E' proprio la zootecnia italiana delle aree deboli del Paese (quelle
che non hanno i Dop) in particolare del Casertano, dell'area di Latina, Roma
e la Murgia ad essere più esposta al problema della crisi finanziaria della
Parmalat. Il pagamento del latte è ormai fermo da 5 mesi e adesso non si
riesce a capire come se ne uscirà il governo che, per voce, di Alemanno
propone un tavolo tecnico con i sindacati dei dipendenti e le inossidabili
sindacali agricole.
La Procura di Milano e di Parma procedono nelle indagini. Vengono vagliate
ipotesi di reato del calibro di aggiotaggio e truffa aggravata. La scoperta
di un ammanco nei suoi bilanci di 10 miliardi di euro pari all'incirca a
20mila miliardi di vecchie lire è un affare che non riguarda solo al
magistratura, ma la politica del nostro paese. Il caso Parmalat, assieme al
caso Cirio, mette a nudo "il sistema paese", le regole, sociali, economiche
e finanziarie che lo sorreggono, non meno scopre l'inadeguatezza morale
dell'intera classe politica italiana. «La Parmalat è un'azienda sana di cui
dobbiamo avere fiducia» dichiarava l'11 dicembre il ministro
dell'agricoltura Alemanno. A Tanzi la fiducia Alemanno non l' ha fatta mai
mancare e tutti si ricordano il decreto ad hoc per la dizione di "Fresco" al
latte Microfiltrato. «Il paese e il governo si faranno carico della
situazione» ha sostenuto il primo ministro Berlusconi nella conferenza
stampa di venerdì 20. L'attuale ministro per le attività produttive Marzano
ha già pronti soldi per intervenire, tacitare, sopire, come ha già fatto con
Cirio. Nulla rischierà il Cavaliere del lavoro Calisto Tanzi e i suoi
"amici", come nulla ha rischiato e rischierà il signor Cragnotti. Di casi
simili alla Parmalat e alla Cirio ce ne saranno ancora e i dolori per il
sistema e per il paese non sono certamente finiti.

Oltre 23mila allevatori sviluppano un fatturato aggregato stimato attorno ai
4 miliardi di euro, con un indotto di oltre 100mila lavoratori, ma sono
senza il diritto di lavorare, prossimi alla chiusura e al fallimento a causa
del vergognoso regime delle quote imposto dall'Ue e applicato in maniera
illegale dai governi italiani di questi ultimi 15 anni. In questi giorni il
decreto Alemanno, quello che ci farà chiudere le stalle, sta per sviluppare
tutta la sua nefasta funzione. Oltre 2mila vacche da latte al giorno vengono
macellate presso il macello Cremonini, animali di altissima qualità,
distrutti in un paese cui manca il latte, grazie alle politiche
fortissimamente volute anche dalla Parmalat e dalla classe politica italiana
che mira a rispettare gli impegni presi quasi 20 anni fa. Chiediamo che si
abbia il coraggio di fare una svolta, che venga ritirato il decreto
Alemanno, che si difenda la nostra zooctenia da latte, non solo con la
dovuta anagrafe bovina, ma con provvedimenti indispensabili per dare futuro
alla nostra agricoltura zootecnica: la società civile e il mondo
ambientalista esigono che Parmalat sia anche e soprattutto degli allevatori
italiani, e che i prodotti Parmalat Italia siano fatti con vero latte
italiano, perché non possiamo far pagare ai cittadini e agli allevatori
produzioni di latte di dubbia provenienza. Chiediamo inoltre l'assegnazione
agli allevatori italiani del diritto a produrre quanto latte basta al
fabbisogno del nostro paese, il blocco della vaccinazione obbligatoria
contro la "blu Tongue" che con incoscienza e irresponsabilità il ministro
Sirchia ha nuovamente imposto. Questo atto di coraggio, dopo tanti danni
attuati da questo governo alla nostra agricoltura è dovuto. Lo chiediamo con
la forza della ragione e con la coscienza di fare l'interesse del paese.

Guglielmo Donadello
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