Discarica a Porto Torres: parla Gavino Sole



Da Liberazione del 20 agosto 2003



Scorie tossiche a Porto Torres: "Dissotterrato l'uno per mille"

Il leader indipendentista Gavino Sale: "Subiamo forti pressioni, ma
continueremo, i cittadini si fidano di noi".



«Questa discarica di rifiuti tossici non è l'unica in Sardegna ma
certamente, con i suoi 70 ettari, è una delle più estese a livello
europeo». Dopo il blitz di lunedì mattina durante il quale è stata portata
alla luce una spaventosa quantità di sostanze definite cancerogene,
interrate a pochi metri dal mare di Porto Torres, nel Sassarese, il leader
indipendentista Gavino Sale non ha nessuna intenzione di abbassare la
guardia. «Questo è solo l'inizio, l'uno per mille: abbiamo aperto la fogna
dell'inferno e così continueremo anche perché i cittadini collaborano e si
fidano di noi». Subito dopo l'incursione del movimento "Indipendentzia
Repubrica de Sardigna", la procura della Repubblica di Sassari ha aperto
un'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Andrea Garau e ha affidato i
controlli scientifici al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Altra
inchiesta avviata immediatamente è quella della Commissione bicamerale
sulle ecomafie. L'annuncio è stato dato da due componenti dell'organismo
parlamentare, Gabriella Pinto (Forza Italia) e Mauro Bulgarelli (Verdi),
presenti lunedì a Porto Torres. Ad accendere la miccia un centinaio di
attivisti che all'alba di avantieri, armati di pala meccanica e sotto la
bandiera dei quattro mori, sono entrati in un terreno della Syndial,
società che ha preso il posto dell'Enichem, e hanno cominciato a scavare.
In una collinetta davanti al parco nazionale dell'Asinara, dove un tempo
c'era uno stagno, sono emersi residui di fusti maleodoranti, sacchi aperti
col marchio Sir (la Società italiana resine di Nino Rovelli, pioniere della
chimica nell'isola), sostanze gommose e plastiche bianche di svariate
dimensioni intorno a scure pozze gelatinose. Decine di migliaia di
tonnellate, secondo gli indipendentisti, abbandonate nel terreno sino a una
profondità di almeno 15 metri. Residui di lavorazione dell'industria
petrolchimica accumulati negli anni che in base ai primi esami sarebbero
classificabili con la sigla "R45". Secondo la normativa europea con questa
etichetta si indicano sostanze cancerogene altamente pericolose per la
salute. A due passi dalla discarica di veleni ci sono le spiagge, la strada
per Stintino e un impianto di acquicoltura ufficialmente chiuso a causa di
un fallimento, ma tutti ricordano un'improvvisa e apparentemente immotivata
moria di pesci. Gavino Sale è un fiume in piena e denuncia forti pressioni:
«Ci stanno chiedendo con sempre maggiore insistenza di fermarci». Non
nasconde una certa preoccupazione: «Non mi sento libero di parlare al
telefono e cerchiamo di non circolare da soli. Stiamo rischiando perché
dietro queste discariche c'è un gioco miliardario che vede la complicità
del mondo politico». La scoperta di Porto Torres era stata in qualche modo
annunciata. Il 5 luglio gli indipendentisti avevano scaricato una
tonnellata e mezzo di bidoni contenenti sostanze tossiche davanti
all'ingresso della villa del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a
Porto Rotondo. Non è dato sapere da dove provenissero quei fusti, Sale non
lo dice. Il 31 luglio una delegazione di Irs aveva incontrato a Roma i
deputati Pinto e Bulgarelli ai quali erano stati consegnati campioni di
scorie prelevati in Sardegna. Da qui l'invito a compiere una ricognizione
sul territorio per verificare direttamente la presenza delle discariche
tossiche. «Ci stanno avvelenando pian piano sotto il ricatto del lavoro»,
continua Sale. «Non possiamo accettare tutto questo in Sardegna. è 50
secoli che combattiamo e non firmeremo la resa proprio adesso. Noi
avanziamo la legittima richiesta di continuare ad esistere mentre è
inconcepibile ipotizzare un deposito unico di scorie radioattive
nell'isola. Soltanto l'oltraggio di averlo pensato, per noi è sufficiente.
Adesso il detonatore è innescato». Dalla Syndial cadono dalle nuvole.
Giorgio Miotti e Antonio Russo, dirigenti della società intervistati
dall'Unione Sarda, ammettono che la discarica rientra nei confini dello
stabilimento di Porto Torres e che al momento non è stato previsto alcun
progetto di bonifica. Si parla di un piano di «caratterizzazione», cioè di
un monitoraggio del territorio che verrà effettuato prima di portare avanti
eventuali interventi. Ma senza esitazione si fa avanti la Pinto promettendo
che per trovare i fondi necessari alla bonifica verrà interessato anche il
Governo.

Walter Falgio