Danni al Parco di Gallipoli



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From: PRENESTE ANZOLIN
Sent: Saturday, April 26, 2003 3:45 PM
Subject: Danni al Parco di Gallipoli

Vi invio per conoscenza l'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno relativo al progetto "petrolifero" che interessa il Parco di Gallipoli Cognato.
 
Rassegna del 25 aprile 2003

 La proposta di Total Fina Elf Italia Spa, secondo gli amministratori, ucciderebbe il parco naturale e i paesi dell'area
«Addio Dolomiti Lucane»
Le obiezioni del sindaco di Castelmezzano al progetto Tempa Rossa
POTENZA
Castelmezzano figura tra i 37 borghi più belli d'Italia. Pietrapertosa non è da meno. I parchi naturali della Val d'Agri (parco nazionale) e quello di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane (parco regionale) si propongono fra le aree più suggestive della Basilicata dell'interno. Sono aree che stanno combattendo quotidianamente per strappare, con le unghie e con i denti, il proprio diritto a esistere. La volontà di rilanciare, puntando sulle bellezze del paesaggio e su un turismo di qualità, una nuova possibilità di sviluppo vincendo i rischi di spopolamento e di desertificazione. Ma adesso, dicono gli amministratori dell'area, sulle teste di questi paesi e di queste zone pende una spadacondanna a morte. E' una condanna nera come il petrolio e porta il nome di «progetto interregionale Tempa Rossa» proposto dalle compagnie petrolifere Total, Fina, Elf Italia Spa. Si vogliono realizzare opere, dicono gli amministratori, che «comprometterebbero in maniera irreversibile» ciò che esiste: «un territorio di grande pregio paesaggistico e ambientale».
Così uccidono il parco
«Per Castelmezzano, Pietrapertosa e le altre nostre zone - denuncia Nicola Valluzzi, sindaco di Castelmezzano - è la fine di un sogno e l'inizio di un incubo». Insieme al presidente dell'Ente Parco Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane, Innocenzo Loguercio, al sindaco di Pietrapertosa, Carmine Trivigno, e agli altri rappresentanti della giunta, al vicesindaco di Castelmezzano Mimmo Cavuoti, hanno analizzato la gravità della situazione in una conferenza di servizio. Ieri hanno consegnato le loro osservazioni alla Regione Basilicata al fine di chiedere un intervento in grado di bloccare questo progetto.
Cosa è previsto
«Gli interventi più rilevanti previsti - ricorda il sindaco Valluzzi - sono i seguenti: l'attivazione di cinque pozzi già perforati; la perforazione in postazione già realizzata del pozzo "Gorgoglione 2"; la perforazione, in postazione ancora da realizzare, di un pozzo di esplorazione denominato Tempa D'Emma Nord 1 (Ten-1), situato in località Poggio del Caco, a quota 1349 metri sul livello del mare, e la sua successiva attivazione in caso di sondaggio positivo; la costruzione di un centro di trattamento olii, denominato "Centro olio Tempa Rossa"; la realizzazione di infrastrutture a servizio del centro olii. Queste ultime prevedono: l'adeguamento della sede viaria della strada comunale, ad est dell'abitato di Corleto, che si innesta sulla strada provinciale n. 13 (ciò al fine di consentire il transito ai mezzi pesanti diretti al Centro olii; la realizzazione di un corridoio di quattro condotte, indicato con il nome di "bretelle", per il trasporto di idrocarburi».
"Sos" alla Regione
Il sindaco di Castelmezzano ha sollecitato un intervento della Regione Basilicata. Alla luce delle osservazioni proposte. Comincia dal pozzo di esplorazione "Tempa d'Emma Nord 1 (Ten-1)" con la relativa strada di accesso al pozzo. «Dall'esame cartografico - afferma Valluzzi - emerge il posizionamento del pozzo di perforazione, in località Poggio del Caco, a un'altitudine compresa fra i 1323 e i 1349 metri sul livello del mare, in territorio del comune di Laurenzana, ricompreso nella perimetrazione del Parco nazionale della Val d'Agri, approvata con deliberazione del Consiglio rergionale n. 552 del 23 dicembre 2002. Per i territori ricompresi nella perimetrazione del Parco le norme tecniche, contestualmente approvate, impediscono in assoluto la coltivazione degli idrocarburi. Le stesse norme tecniche non prevedono alcuna deroga per il progetto interregionale Tempa Rossa anche se lo stesso risulta surrettiziamente inserito nel primo programma delle opere strategiche previste dalla Legge Obiettivo; inoltre, il posizionamento del pozzo di perforazione a Poggio del Caco (1323-149 metri di altitudine) è avvenuto in un'area assoggettata a tutela paesaggistica (decreto legislativo 490/1999); la strada di accesso al pozzo è attualmente configurabile come pista in terra battuta di limitatissima larghezza (circa due metri e mezzo) a servizio dei fondi rustici e delle aziende zootecniche ancora attive nell'area. La strada - che attraversa il territorio del comune di Castelmezzano - sarà necessariamente oggetto di adeguamento funzionale allo scopo di consentire l'accesso ai mezzi impiegabili per l'attività di perforazione. ma tale adeguamento si pone in contrasto con le prescrizioni relative alle opere e infrastrutture di carattere tecnologico (strade) contenute nel "Piano paesistico di area vasta" (Legge 431/1985)». E ancora: «va considerata l'assoluta inopportunità e dannosità dell'allocazione di questo posto di perforazione al confine con il Parco regionale di Gallipoli-Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane, in vicinanza e ben visibile dai centri abitati di Castelmezzano e Pietrapertosa, comuni che da anni ormai hanno scommesso il loro futuro sulla qualificazione paesaggistico-ambientale del territorio. Peraltro esiste, a poche centinatia di metri dal pozzo, una delle più importanti sorgenti d'acqua dei comuni del parco regionale».
I guai dell'oleodotto
La seconda osservazione concerne la costruzione dell'oleodotto per il collegamento del pozzo Tempa D'Emma Nord 1 al Centro olii di Corleto Perticara. L'obiezione preliminare è che «si tratterebbe di un'opera connessa ad attività impedita (la coltivazione di idrocarburi)», quindi «irrealizzabile secondo la normativa vigente». «La costruzione dell'oleodotto di collegamento del pozzo "Tempa Nord 1" al centro olii di Corleto Perticara - sostiene il sindaco Valluzzi - comporterebbe l'attraversamento di due parchi naturali, uno nazionale, l'altro regionale». In particolare, «l'oleodotto in questione attraversa il territorio comunale di Laurenzana in ambito parco nazionale della Val d'Agri e il territorio di Pietrapertosa in ambito parco regionale». Tra l'altro, «la posa in opera delle condotte comporterebbe l'esecuzione di lavori di scavo in area sottoposta a vincolo paesaggistico»; «l'esecuzione dei lavori renderebbe necessaria l'apertura di piste di cantiere all'interno di un'area boscata di rilevante pregio e il conseguente abbattimento di un elevatissimo numero di piante, data la lunghezza della cosiddetta "bretella"». Per non dire che, «nel malaugurato caso di rottura della condotta», si verificherebbe «un inestimabile danno alla flora e alla fauna dei territori coinvolti, paradossalmente "un tempo" riconosciuti come parchi naturali».
Centro ad alta quota
Terza osservazione: «l'ubicazione del Centro olii posto nel comune di Corleto Perticara, a quota 1.067 metri sul livello del mare, in località Acqua di Maggio, è quanto di più infelice si potesse ipotizzare». Per accedere al centro, continua il sindaco di Castelmezzano, «occorrerà provvedere all'adeguamento di circa 7 chilometri di strada comunale (ampliando la larghezza della carreggiata dagli attuali 3 metri e mezzo a circa dieci metri) che, partendo dalla sp n.103, raggiungerebbe il sito di stoccaggio inerpicandosi in un'area di grande interesse paesaggistico». Peraltro, «l'accessibilità del Centro olii, resa possibile dall'intervento di adeguamento, risulta altamente pericolosa: l'andamento plano-altimetrico di quest'area di collegamento favorirebbe il moltiplicarsi del rischio di incidenti (si pensi a cosa potrebbe accadere - per la flora, la fauna e la sicurezza in generale - nel caso del ribaltamento di un'autobotte e, peggio, di un'autocisterna piena di zolfo liquido)». Sarebbe, conclude Valluzzi, «uno dei centri olii più alti sul livello del mare mai realizzati (d'inverno si aggiungerebbe anche il rischio di una strada invasa da neve e ghiaccio) e produrrebbe limitazioni alle produzioni agricole dell'area. Con un enorme abbassamento qualitativo degli stessi prodotti di nicchia con i quali si identifica l'esclusività di un Parco naturale». (La Gazzetta del Mezzogiorno)