Taranto e la guerra: descrizione del megadeposito carburante dell'Aeronautica Militare



Gazzetta del Mezzogiorno
24 febbraio 2003
Articolo di Antonella Millarte
Redazione di Taranto

Venti di guerra in Mar Piccolo. Nell'unico deposito di carburanti che l'Aeronautica Militare possiede dell'Italia del Sud peninsulare, ieri mattina, e' arrivata una nave cisterna. Ma un'altra giungera' nello Jonio entro 10 giorni, triplicando di fatto il normale traffico movimentato dal deposito n. 65. La guerra, purtroppo, sembra avvicinarsi sempre di piu' e l'apparato militare dello stato italiano si sta preparando. E' con il carburante che arriva in Mar Piccolo che volano i potenti Harrier ed anche gli aerei della Marina Militare di Grottaglie. Il deposito, sottoposto all'allarme Beta, se pur gestito dall'Aeronautica svolge di fatto una funzione interforce. L'eco dei possibili bombardamenti su Baghdad nelle acque paciose di Mar Piccolo, con un panorama mozzafiato, risuona molto molto lontano. L'attenzione dei militari e dei civili, del personale interno ed esterno del deposito e' concentrata sul rischio quotidiano di una struttura che contiene non solo carburante ma anche lubrificante: sicurezza anti incendio e tutela dell'ambiente. Notevolissimi gli investimenti fatti su entrambi i fronti, pari a quasi 3 milioni di euro solo negli ultimi 5 anni. Ma la cifra lievita in maniera esponenziale se si considera che, spiega il comandante colonnello Vincenzo Sanso', il primo nucleo e' passato dal Regio Esercito all'Aeronautica nel 1936. L'attivita' di questo deposito si e' trovata sotto il fuoco di fila della cooperativa "Il vivaio tarantino", ed ha suscitato i timori degli ambientalisti, sulla scia emotiva del disastro avvenuto sulle coste della Galizia imbrattate dal carburante fuoriuscito da una petroliera. Ed e' proprio questo il timore che assilla i mitilicoltori oltre che gli ambientalisti, accentuato dal fatto che le manovre avvengano in un ecosistema particolarmente delicato come quello di Mar Piccolo. Se ne e' discusso al tavolo azzurro convocato dall'assessore comunale alle Risorse del Mare Fabio Fago. Dalle parole ai fatti, noi siamo andati a vedere cosa succede quando il carburante viene sbarcato in quel polmone di verde compreso fra il parco di Cimino e l'oasi naturalistica della palude La Vela gestita dal Wwf. La Gazzetta e' l'unica testata giornalistica ad essere stata autorizzata a prendere visione delle strutture e ad assistere allo sbarco del carburante avvenuto ieri mattina.

A TERRA
Cinquanta ettari di verde nascondono nel sottosuolo varie vasche di stoccaggio all'insegna della sicurezza. Ciascuna, infatti, ha una capienza di 7.000 metri cubi ed e' al suo interno che ci sono altri contenitori di minore dimensione. Una doppia protezione, dunque, nell'eventualita' che il deposito venga colpito ed evitare che il sottosuolo sia inquinato dal carburante. Sotto il piano di calpestio si snodano due chilometri di gallerie. L'occhio vigile delle telecamere si trova un po' ovunque con un network fittissimo che, poco alla volta, sta sostituendo il controllo degli uomini in divisa. A terra, in tempo di pace, il pericolo maggiore e' costituito dal fuoco. La pineta e' costellata di bocche dell'acqua del sistema antincendio. Nei punti strategici ci sono tre stazioni anti incendio in grado di allagare completamente un singolo serbatoio di carburante, affinche' non prenda fuoco. Fra il deposito n. 65 e l'oasi Wwf della palude La Vela ci sono 22 ettari di pineta, recintata e separata dalla zona utilizzata dall'Aeronautica che precisa il colonnello Sanso' - non potranno essere ceduti all'utilizzo civile per la loro funzione di "cuscinetto" attorno all'installazione militare. Una preclusione all'uso umano che, fa notare Sanso', di certo aiuta a conservare un ecosistema intatto che fa da serbatoio di specie naturali anche per la vicina pineta aperta al pubblico, piu' volte negli anni passati disseminata di rifiuti (e ripulita) oppure oggetto di taglio abusivo di alberi.

A MARE
Le operazioni di scarico durano dalle 18 alle 21 ore, ma occorrono oltre un paio d'ore per preparare le attrezzature sul pontile che si presenta come un braccio lungo 650 metri, proteso sul mare. Le tubature che trasportano il carburante sono realizzate in maniera tale da poter essere interrotte a tratti e contenere al massimo eventuali fuoriuscite di carburante. Quando una delle vasche di carburanti esaurisce il suo contenuto e viene lavata con l'acqua, ecco che con un sistema di decantazione e di depurazione dell'Aeronautica Militare fa in modo che l'acqua buttata in Mar Piccolo non contenga sostanze inquinanti. La nave cisterna che, ieri mattina, ha scaricato carburante nel pontile militare e' lunga 130 metri ed e' stato ancorata in maniera saldissima fa notare il comandante in cinque punti ed in posizione tale da evitare uno scarrocciamento in caso di forte vento.

PROTEZIONE
L'intera nave cisterna e' stata circondata dalle panne dell'Ecotaras. Il biologo Antonello Grasso, direttore tecnico della societa' privata che si occupa di questo importante servizio, rassicura sulle attrezzature in possesso delle dieci unita' anti inquinamento disponibili. Ieri l'Ecotaras e' intervenuta con un'attivita' preventiva di sicurezza per la movimentazione di carburante anche allo sporgente Ilva, ed al pontile della raffineria Agip per l'arrivo di altre due navi.

I MITILICOLTORI
I pali delle cozze sono vicini, anzi vicinissimi al pontile dell'Aeronautica. La fognatura del deposito, infatti, e' dotata di depuratore. La convivenza fra le due attivita' potrebbe, da sola, evidenziare il buono stato di salute del mare, conclude il comandante Sanso', confermato dalle analisi mensili realizzate dall'apposito servizio di controllo mensile della Provincia di Taranto.

Antonella Millarte




INTERVISTA AL COLONNELLO SANSO'

Bastano solo 10 litri di olio per inquinare una superficie grande come un campo di calcio. Tanto basta a spiegare le preoccupazioni di mitilicoltori ed ambientalisti per il traffico di tonnellate di carburante che si muove in Mar Piccolo. Ne abbiamo discusso con il colonnello Sanso', comandante del deposito dell'Aeronautica Militare che si affaccia su Mar Piccolo.

Sicurezza, il rischio terrorismo scuote il mondo intero. Qui che succede?
"La tecnologia ci e' di grande aiuto. E' stato potenziato tantissimo il sistema di difesa passivo con un capillare sistema di telecamere. E' di prossima installazione, inoltre, la telecamera ad immagine termica che consente di fare sorveglianza anti incendio ma anche di individuare a distanza i motori di imbarcazioni in avvicinamento via mare".

Dall'1 marzo sara' vietato l'ingresso nei porti italiani di navi cisterna senza doppio scafo. Che conseguenze ci saranno per il rifornimento di carburante dell'Aeronautica? "La legge riguarda le grosse navi. In Mar Piccolo, per un problema di pescaggio, al nostro deposito possono arrivare solo navi di piccolo cabotaggio che a pieno carico arrivano a circa 10.000 tonnellate. Questa disposizione, quindi, non si applichera'. Ma gia' da anni, su precise indicazioni che noi abbiamo fornito, l'amministrazione della Difesa e' attenta su questo fronte della tutela ambientale".

La nave cisterna ora al vostro pontile ha il doppio scafo?
"Quest'ultima si', e lo scorso anno circa il 50% adottava questa precauzione aggiuntiva del doppio scafo. Rispetto all'evento calamitoso della Galizia, pero', e' bene ricordare che le condizioni meteomarine in Mar Piccolo sono radicalmente diverse, ci danno una sicurezza di gran lunga maggiore".

Cosa sta facendo l'Aeronautica Militare per prevenire guai all'ambiente?
"Oltre alle normali pratiche di prevenzione, negli ultimi 5 anni ci sono stati forti investimenti economici. Nel pontile sono stati investiti un milione e mezzo di euro. Una somma di poco inferiore e' stata spesa per modificare il sistema di ancoraggio delle navi, seguendo il modello di assoluta sicurezza utilizzato ai pontili dell'Agip. Inoltre, vengono spesi 75.000 euro l'anno per la manutenzione del sistema anti incendio ed altrettanto per la manutenzione del sistema di scarico del carburante".

Il Mar Piccolo e' chiuso come lo e' la laguna di Venezia, si potrebbe fare di piu' sul fronte ambientale? "L'Aeronautica ha un deposito carburanti analogo, in una zona di grande rilievo naturalistico come l'Argentario in Toscana. A Porto Santo Stefano si utilizzano le stesse cautele. Non credo si possa fare ancora di piu'. E lo scorso anno, da Roma, sono venuti nostri dirigenti a prendere visione della situazione. Insomma, chi gestisce le navi cisterna e' al corrente della particolarita' di Mar Piccolo".

Ma cio' non evita che il 50% delle navi giunte qui sia senza doppio scafo.
"Se non verranno messe fuori legge anche quelle di piccole dimensioni e' difficile che il Ministero della Difesa possa escludere il loro utilizzo. Ripeto, dal deposito di Taranto la situazione viene segnalata in maniera puntuale".

A.Mill.