Scempio ambientale sulla linea di costa di torre d'ayala, nei pressi della subfor: indagine della legambiente



Indagine sulla situazione dei fanghi scaricati presso la Subfor derivanti
da escavazione di dragaggio per la costruzione della nuova base navale a
Taranto.
Angelo


Legambiente
circolo di Taranto
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COMUNICATO STAMPA

OGGETTO: SCEMPIO AMBIENTALE SULLA LINEA DI COSTA DI TORRE D'AYALA, NEI
PRESSI DELLA SUBFOR: INDAGINE DELLA LEGAMBIENTE
Di recente e' stato denunciato lo scempio compiuto sul tratto di costa
prospiciente la Subfor. Del caso si occupò la Legambiente nella prima metà
degli anni '90. Di recente l'associazione ha svolto ulteriori indagini,
attraverso cui e' in grado di fornire maggiori dettagli sulla vicenda e di
sollevare nel merito della regolarità delle procedure adottate non poche
perplessità.

LA VICENDA
Alla società consortile 'MAR GRANDE S.R.L.' (di cui faceva parte anche la
'Romagnoli", in quegli anni nell'occhio del ciclone di 'MANI PULITE') era
stata rilasciata dalla Capitaneria di Porto in data 31/01/1992
autorizzazione per sversare a mare a circa quattro miglia dalla costa, il
materiale di dragaggio dei fondali di Chiapparo. Da circa un paio di anni
erano stati avviati i lavori di realizzazione della nuova base militare.
Contro il provvedimento della Capitaneria di Porto ed il D.M. 7/92 la
Legambiente inoltrò ricorso al TAR, rigettato per vizi procedimentali.
A loro volta, nel Maggio '92 i pescatori inscenarono una spettacolare
manifestazione di protesta bloccando il canale navigabile con un corteo di
barche. Lo sversamento a mare dei fanghi avrebbe infatti prodotto danni
alla pesca, all'ecosistema marino ed in particolare alle praterie di
posidonia nei pressi delle isole Cheradi. Dimostrazioni provenirono anche
dai miticoltori. La prolungata sospensione nelle acque dei sedimenti
sollevati dai fondali danneggiava la coltivazione dei mitili nella vicina
zona Sabbione.
In un incontro tenutosi (metà Maggio '92) a Palazzo di Città fu trovato un
accordo con i pescatori. Per lo sversamento dei fanghi di risulta veniva
individuato un nuovo specchio d'acqua sito ad otto miglia dalla costa. In
attesa delle nuove autorizzazioni del caso i lavori di dragaggio furono
prima sospesi (Giugno '92) e qualche settimana dopo parzialmente ripresi. I
fanghi di risulta vennero provvisoriamente stoccati all'interno della
darsena in costruzione nella zona militare di Chiapparo.
Successivamente i fanghi di dragaggio vennero utilizzati come materiale di
riempimento di un vasto fronte della linea di costa di Torre d'Ayala, nei
pressi della Subfor. Si compì uno scempio. Stravolgendo le peculiarità
paesaggistiche ed ambientali di quello che costituiva l'ultimo lembo di
spiaggia sul Mar Grande non ancora cementificato ricadente all'interno
della cintura urbana.
Agli inizi degli anni '90 la spiaggia di Torre d'Ayala necessitava senza
dubbio di un'opera di bonifica. Per un lungo tratto la scarpata era
ricoperta da enormi cumuli di rifiuti. La riqualificazione avrebbe dovuto
comportare la loro rimozione ed un massiccio intervento di forestazione,
andando a realizzare un corridoio ecologico in collegamento con la pineta
sita all'interno dell'adiacente zona militare. Il salto di quota a gradoni
avrebbe costituito un elemento di valorizzazione paesaggistica del posto.
Si e' invece preferito livellare tutto, trasformando dune e spiaggia in
un'anonima piattaforma artificiale.

LE PERPLESS1TA'
I) LE ANALISI Le autorizzazioni per lo scarico amare furono rilasciate dopo
una valutazione rassicurante espressa nel 1990 dal PMP sui campioni di
fango prelevati dai fondali di Chiapparo. Sulla completa conformità di
dette analisi ai dettami legislativi in vigore furono sollevate da più
parti non poche perplessità. Circa la presenza di alcune sostanze ritenute
tossiche ai sensi della deliberazione del CITAI (COMITATO INTERNAZIONALE
PER LA TUTELA DELLE ACQUE DALL' INQUINAMENTO) del 1980 il referto non
appariva del tutto esaustivo. Non solo, ma non si diede molto rilievo alle
enormi quantità (nei tre campioni: 45.000 ppm, 38.000 ppm e 43.000 ppm) pur
riscontrate nelle analisi come a quelle di ferro (4.000 ppm, 4.800 ppm e
3.000 ppm) ed in misura non trascurabile di mercurio e cadmio. Ossia ad
elementi di tossicità tali da far scattare non solo il divieto di scarico a
mare in applicazione della già citata deliberazione 26.10.80 del CITAI ma
di qualsiasi altro utilizzo dei fanghi. Questi ultimi, in realtà, come
all'epoca sosteneva la Legambiente, avrebbero dovuto essere smaltiti in
discarica. Per non affrontare i relativi costi (ben 700.000 m3 da smaltire)
si è invece propeso per ridurre a discarica un tratto di costa spacciandolo
per intervento di riqualificazione

2) L'INIZIO DEI LAVORI DI COLMATURA  Dalla documentazione si evince che:
a) Il nulla osta per il vincolo idrogeologico è stato rilasciato
dall'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste il 26/05/98, a seguito di
specifiche richieste del 26/03/98;
b) Il parere favorevole della Soprintendenza ai beni A.A.A. è stato
espresso il 29/12/97;
c) Il Comitato Misto Paritetico per la Puglia ha espresso parere favorevole
in data 01/10/97;
d) La Commissione Edilizia ha formulato in prima istanza un parere
favorevole condizionato in data
01/10/97.
Per i lavori di colmatura della costa di Torre d'Ayala sono state quindi
attivate le procedure per le autorizzazioni del caso. Ma le ombre sulla
vicenda permangono. Dalle indagini svolte dalla Legambiente i lavori di
colmatura sarebbero stati avviati già nel '93. all'epoca sarebbe già stato
ricavato un rilievo con materiale argilloso, presumibilmente fanghi e per
una volumetria di alcune migliaia di m3, che spaccava il fronte della linea
di costa.
Molte le perplessità verso gli enti interessati alla pratica. Non solo
avrebbero permesso lo stravolgimento paesaggistico ed ambientale dell'area
di costa ma, se quanto emerso dalle indagini della Legambiente risultasse
confermato, avrebbero taciuto o non effettuato i necessari controlli sullo
stato di avanzamento dei lavori di colmatura prima del rilascio di pareri
ed autorizzazioni.

RICHIESTE DELLA LEGAMBIENTE
Sui fatti esposti la Legambiente auspica che l'indagine in corso da parte
della magistratura fornisca risposte:
a) circa la regolarità, sotto l'aspetto amministrativo e penale, delle
procedure adottate per scaricare i fanghi di dragaggio dei fondali di
Chiapparo prima a mare e successivamente nel tratto di costa della zona di
Torre d' Ayala;
b) sui livelli di tossicità di suddetti fanghi di dragaggio e gli eventuali
danni arrecati all'ambiente costiero;
c) per accertare se i cumuli di rifiuti preesistenti nella zona interessata
siano stati rimossi o meno prima delle operazioni di colmatura.

Taranto 25/02/2002

Per la LEGAMBIENTE
Il presidente Leo Corvace