legambiente:lunardi il superveloce



dal manifesto

     
    
 
    
 

31 Gennaio 2002 
  
 
   
Rincorrendo Lunardi, superveloce
Intervista. Ermete Realacci di Legambiente descrive grandi opere e
sanatorie della destra al governo 
G. RA. 




Legambiente è uno scherzo da 100 mila soci, un migliaio di sedi "a parte le
scuole". Lo dice Ermete Realacci che di Legambiente è il presidente e con
ottimismo descrive la presenza sul territorio: "un corpo-a-corpo non
inferiore a quello dei carabinieri".

Forse Lunardi non è peggio degli altri, ma è buffo che dire 'alta velocità'
è come chiamare in causa Lunardi per tre guasti differenti: per quel che
dice, 150 km in autostrada e guai a chi va piano; per quel che fa, i buchi
dappertutto; per quel che come ministro progetta: la legge-obiettivo.
Partiamo da qui, da Pietro Lunardi?

Per l'azione di questo governo vi è una doppia chiave di lettura, le cose
fatte e i segnali mandati al paese. Spesso i segnali hanno effetti più
deleteri delle cose fatte. Un esempio è la vicenda dell'abusivismo. Finora
non c'è stata una normativa che abbia cambiato le leggi sull'abusivismo. Né
una sanatoria, neppure in Sicilia. Ma i segnali, ripetuti, di amnistia, di
affievolimento sull'abusivismo, di sanatoria, hanno effetti nefasti. Io
temo, per non dire che sono certo, che fra qualche mese in varie regioni
italiane, come in Sicilia, scopriremo un forte rilancio del fenomeno.
L'abusivismo si nutre di aspettative di sanatoria. Gli anni peggiorisono
stati l"83-84 e il '94. Gli anni in cui si è parlato e in cui si sono
realizzate le sanatorie, Craxi-Nicolazzi e Berlusconi-Radice; perché è
chiaro che a parte gli interessi delle malavita organizzata, un singolo si
fa una casa abusiva se ha ragionevoli possibilità, per non dire certezze
che non venga demolita o confiscata. Le voci di sanatoria rilanciano
l'abusivismo. Lo stesso vale in altri settori. Così Lunardi è per certi
aspetti il peggiore in quanto accoppia segnali e proposte pratiche. E di
segnali negativi ne ha mandati tanti. L'esordio è stato la famosa battuta
sulla convivenza con la mafia. Poi un crescendo, dai 150 chilometri
all'ora, al consenso alla protesta dei camionisti per la limitazione dei
permessi ai valichi alpini. L'ultima, per ora, la si è letta sul "Tempo".
Nel giorno dello sciopero dei giornali sul "Tempo" c'era un trafiletto su
Lunardi che diceva: "realizzerò un porticciolo turistico ogni 25
chilometri". Non riuscirà a farli, ma è un segnale devastante...fare un
porticciolo ogni 25 chilometri di costa, vuol dire farne 320, per 8.000
chilometri di costa. Lasciando Lunardi a se stesso e rimanendo sui
quotidiani si può leggere un editoriale di venerdì sul "Giornale". L'autore
è Franco Battaglia, presidente del comitato scientifico dell'Anpa, agenzia
nazionale per la protezione dell'ambiente. Il titolo inneggia a Matteoli,
"ministro non inquinato dalla politica". Battaglia in questo scritto
elogiativo, ha criticato lo "spendere cento miliardi per inseguire uno
stupido protocollo, quello di Kyoto, su cui insiste ormai solo il molto
ermetico (figurati che battuta divertente) ma poco realistico presidente di
Legambiente". Non c'è un paese al mondo in cui il responsabile dell'agenzia
ambientale si esprima così.

Ma Battaglia è quello che scrive che l'effetto serra è una grossa bufala?

E' uno scienziato, un chimico-fisico, chiamato a dirigere l'Anpa, non per
avere realizzato tecniche capaci di fare controlli ambientali o per un
passato ambientalista, ma per avere polemizzato con gli ambientalisti. E'
favorevole al nucleare, pensa per l'appunto che l'effetto serra sia una
fesseria, che il buco dell'ozono sia una montatura. La presidente Usa
dell'Epa, l'ente ambientale, che lavora con Bush, non farebbe mai
affermazioni del genere. Invece qui imperversano segnali che in un certo
senso sono anche peggiori delle politiche che seguiranno. Perché poi ci
sono gli effetti delle politiche. L'ambiente viene investito anche esso
dalla pressione di moda, la delegificazione. L'eccesso di leggi non produce
maggiore tutela o garanzia degli interessi collettivi, ma invece
oppressione burocratica: è innegabile. Però, lo sfoltire le leggi è una
cosa, la 'deregulation' un'altra. Non si ottiene l'effetto di semplificare
le leggi, si abbassa il livello di guardia. Da questo punto di vista
arrivano dal governo segnali negativi.

Puoi essere più preciso?

Cito tre casi. La legge Tremonti per l'emersione dal sommerso. E' previsto
un articolo, per il quale chi emerge dall'illegalità, perché evadeva il
fisco o non aveva pagato regolarmente i lavoratori, vede sanati anche i
reati ambientali. E' un risultato pessimo, anche da un punto di vista
dell'equità, perché un imprenditore che ha lavorato mantenendosi nella
legalità e che si trovava prima con un concorrente che evadeva invece il
fisco o non pagava i lavoratori, si ritrova dopo ancora penalizzato, perché
all'altro vengono anche sanati i reati ambientali commessi. Poi quello che
riguarda la legge-obiettivo, la Lunardi. Qui c'è una serie di passaggi
fortementi deregolanti, rispetto anche alla Via (valutazione d'impatto
ambientale) e alle procedure, che possono avere effetti veramente negativi.
Perfino nella partita del mandato di cattura europeo, tra i reati che sono
stati esclusi, ve ne erano di quelli legati all'interdizione della
criminalità ambientale: il traffico dei residui radioattivi e altro. Allora
nelle misure concrete si ricava una spinta verso un affievolimento del
controllo di legalità sul fronte ambientale, cui il centro sinistra non si
contrappone con efficacia.

Veniamo alle grandi opere.

Noi abbiamo fatto, con pazienza da certosini, il lungo elenco delle opere
che Lunardi ha proposto in seguito alla legge-obiettivo. Molte di queste
opere sono finte perché è accaduto che il ministro, per evitare i ricorsi
delle regioni, ha aperto una trattativa 'privata' e anche le regioni
amministrate dal centro sinistra sono andate da Lunardi a trattare
l'elenco, per cui risulta - ma ancora non ci sono le schede - un elenco da
trecento opere. Quindi è ridicolo dire che sono le opere strategiche del
paese; sono comprese le cose più varie; però perfino questo elenco, è utile
perché si può notare che le opere che riguardano strade e autostrade sono
più del doppio di quelle che riguardano la ferrovia. E' chiaro che questo
rappresenta una politica dei trasporti che inverte il pur timido piano dei
trasporti dell'Ulivo. Lo abbiamo criticato quel piano, perché è arrivato
tardi e c'erano molto che non ci convinceva, però lì almeno per la prima
volta gli investimenti ferroviari erano un po' superiori a quelli previsti
per strade e autostrade.