terra malata un miliardo di persone senz'acqua



dal corriere della sera

 
  
 
   
  
 Mercoledì 9 Gennaio 2002 
 
 
  
 
Terra malata, un miliardo di persone senz’acqua

Il rapporto 2002 del Worldwatch Institute sul pianeta. Siccità e
inquinamento, a rischio le riserve idriche


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 
NEW YORK - «Il pianeta ha bisogno di una guerra globale contro la povertà e
la degradazione dell’ambiente altrettanto aggressiva quanto quella contro
il terrorismo». Lo afferma il rapporto «State of the World 2002», appena
pubblicato dal Worldwatch Institute . L’organizzazione per la ricerca
ambientale con questo libro di 264 pagine - e una prefazione del segretario
dell’Onu Kofi Annan - si prefigge di tracciare la strada al prossimo Summit
mondiale dell’Onu sull’ambiente che si svolgerà in agosto a Johannesburg.
«Dieci anni dopo il vertice di Rio, siamo ancora lontani dal risolvere i
dilemmi che affliggono il Pianeta Terra», dichiara Christopher Flavin,
presidente del Worldwatch . La lista è lunghissima, dall’aumento del
divario tra ricchi e poveri alla scomparsa degli ecosistemi. 


ACQUA - Si aggrava sempre più il problema siccità. E il consumo,
soprattutto da parte delle grandi aziende, non accenna a diminuire, anche
se ci sono stati alcuni progressi, specie nei Paesi più sviluppati. Adesso
sono 1,1 miliardi le persone che vivono senza acqua potabile, per colpa
della siccità e dell’inquinamento. E 14-30 mila muoiono ogni giorno per
malattie collegate all’acqua. Le previsioni non sono incoraggianti: tra i
2,4 e i 3,4 miliardi di persone nel 2025 vivranno in Paesi con scarse
risorse idriche. L’allarme non sembra diminuire neppure per quanto riguarda
il livello dei mari, che nel prossimo secolo sembra destinato a crescere
dai 9 agli 88 centimetri. 


CLIMA - Conforto non arriva dall’analisi degli obiettivi del trattato di
Kyoto per le emissioni di gas: non sono stati raggiunti. L’emissione
globale di biossido di carbonio per l’effetto serra è anzi aumentata del 9%
anche a causa del rifiuto americano di aderire al Protocollo. E il genere
umano ogni anno produce 300-500 milioni di tonnellate di rifiuti nocivi e
indistruttibili. 


SALUTE - Nell’ultimo decennio le morti da Aids sono più che sestuplicate.
Per non parlare dei danni provocati da agenti chimici tossici. Oggi si
registrano negli esseri umani livelli di piombo mille volte superiori a
quelli dei nostri antenati dell’era pre-industriale. E se in Angola un
bambino su 3 muore prima dei sei anni, soltanto i decessi per polmonite,
dissenteria e tubercolosi sono in declino. 


POPOLAZIONE - Ogni 15 anni aumenta di un miliardo; 77 milioni di persone in
più all’anno: l’equivalente di dieci New York. Un incremento che è alla
base della povertà e del degrado ambientale dilaganti. La più vasta
generazione di giovani nella storia dell’umanità - 1,7 miliardi dai 10 ai
24 anni - sta per raggiungere l’età riproduttiva. 


FAUNA, FLORA E TERRA - Aumenta il numero di specie in estinzione: 11%
uccelli, 12,5% piante, 20% rettili, 25% mammiferi, 25% anfibi e 34% pesci.
In crisi anche l’agricoltura. Oltre a contribuire alla devastazione
ambientale, le famiglie degli agricoltori (100 milioni circa, pari a oltre
500 milioni di persone) non possiedono la terra che coltivano. Ciò riflette
il dilemma mondiale della distribuzione della terra. 


TURISMO - Un turista internazionale su cinque (contro 1 ogni 13 degli anni
’70) oggi viaggia da un Paese industrializzato a uno in via di sviluppo.
Solo nell’ultimo decennio il turismo internazionale attorno al mondo è
aumentato del 40%. Eppure oltre metà dei profitti generati dal turismo nei
Paesi sottosviluppati finisce nelle casse di società estere nei Paesi
ricchi. Tra le «vittime» c’è il Mar Morto, negli ultimi 50 anni calato di
40 metri per dare l’acqua ai turisti, e le isole Cayman, che perdono 120
ettari di barriera corallina con l’arrivo delle navi da crociera: il 27% è
danneggiato (»10% in 10 anni). 


IL RUOLO DEI PRIVATI - Mentre il governo Usa si prepara a cercare petrolio
in Alaska, molte multinazionali, tra cui BP, DuPont e Nike hanno intrapreso
drastiche misure per ridurre l’emissione di gas legati all’effetto serra. E
dopo il vertice di Rio, le organizzazione non governative (Ong) hanno
impegnano milioni di persone in una serie di importanti crociate, dal
Protocollo di Kyoto sul cambiamento del clima al bando di mine sul terreno
alla Corte Criminale Internazionale. 
 
Alessandra Farkas